Trama
Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subito Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti.
Recensione a cura di Marika Campeti
Mi sono approcciata al libro di Giulia Caminito con un senso di turbamento visivo dovuto alla cover. Quei piedi immersi nell’acqua colma di pesci mi hanno riportata indietro di oltre venticinque anni a un sogno ricorrente che facevo da ragazzina, in quell’età difficile in cui il mondo sembra andare al contrario di come vorresti e il vuoto dentro deve ancora colmarsi di quella che sarà la tua personalità in costante formazione.
“Questa non sarà una lettura come le altre” mi sono detta, pensando a quante volte ho sognato da ragazzina di stare seduta sul letto con i piedi immersi in un lago basso dalla superficie impenetrabile, avvertendo la viscida presenza dei pesci sulla pelle nuda. E così è stato.
L’autrice guida il lettore nella vita di Gaia, e lo fa con uno stile che ti prende la gola, non dandoti modo di respirare. Non ci sono virgolette né caporali, il flusso di pensiero di Gaia diventa il tuo, mentre leggi e ti immergi nella sua testa, nell’acqua dolciastra e inquinata, nelle relazioni incompiute e i silenzi che gravano sulla sua giovane età.
Più volte ho pensato “Ma sono io questa, o meglio…ero!” e ho ricordato. Ricordato sensazioni sopite in un passato non troppo lontano, ricordato cosa facevo, cosa sognavo, come percepivo gli altri, i grandi, i diversi da me, dal mondo ristretto e compatto che è quello di un’adolescente. Ho rivissuto sogni e sconfitte in una lettura senza scampo, senza pause, senza tempo.
Il romanzo è amaro, il sapore che ti lascia in bocca a fine lettura non svanisce per alcuni giorni. Mi è stato difficile lasciare Gaia, le sue incertezze, le ingiustizie masticate ma non inghiottite, il suo rapporto conflittuale con la madre, l’amore per quel fratello che vuole cambiare il mondo ma non ce la fa.
Una storia consigliata a chi ama le letture che ti permettono di guardarti dentro, non solo di guardare dentro al protagonista. Queste pagine sono state per me spesso uno specchio, mi ci sono trovata, mi ci sono persa, mi hanno fatto arrabbiare, sperare e mordermi la lingua.
Dettagli
- Genere: Narrativa contemporanea
- Copertina flessibile: 304 pagine
- Editore: Bompiani (13 gennaio 2021)
- Collana:
- Lingua: Italiano
- ISBN-10 : 8830103241
- ISBN-13: 978-8830103245