Trama
Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: benissimo. Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido, perché sto bene così. Ho quasi trent’anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate, la mia passione. Poi torno alla mia scrivania e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene. Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata dalla prigione. Da mia madre. Dopo, quando chiudo la chiamata, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto. E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo. O così credevo, fino a oggi. Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita. E questo ha cambiato ogni cosa. D’improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie stesse paure, e non cercano a ogni istante di dimenticare il passato. Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene.
Voce di Roberto Roganti
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Recensione a cura di Stefania Ghelfi Tani
Gail Honeyman sa scrivere! Con uno stile semplice e scorrevole l’autrice ci porta nel mondo, costruito sotto una campana di vetro, e nella vita, in parte nascosta e in parte “creata”, di Eleanor Oliphant. Un’impiegata che vuole passare inosservata e non permettere che la sua routine venga intaccata da niente e nessuno, rimanere ai margini è fondamentale.
La scrittura della Honeyman si vede, le descrizioni dei luoghi e dei personaggi sono dettagliate, impossibile non immaginare gli scenari e non accompagnare la protagonista nel suo percorso.
Altrettanto accurata è l’introspezione, soprattutto di Eleanor: le sue opinioni senza filtri, il suo impaccio sociale, la sua solitudine, i suoi pensieri, le sue fragilità ma anche la sua forza sono svelati poco alla volta per farci conoscere il suo vero essere.
Questa storia ci dona un personaggio apparentemente semplice ma in realtà molto complesso, peculiare, dai sentimenti profondi quanto le cicatrici visibili e non che segnano la sua mente ed il suo cuore, facendola ogni tanto crollare in una più che comprensibile labilità emotiva.
Gli unici rapporti “sociali” a cui tiene e che le danno un motivo per andare avanti sono una pianta che la ancora ad un passato e un gatto che le apre una porta sul futuro. Prendersi cura di qualcun altro per poter sentirsi viva e utile.
Pagina dopo pagina si impara a comprenderla, ad accettare le sue stranezze, ad entrare in empatia con lei, a capire di quanto calore umano necessiti per poter infrangere la campana di vetro dentro la quale si è rifugiata.
Solo la gentilezza inaspettata riesce a scalfire la resistentissima corazza costruita con forte volontà sulle macerie del passato, ad alterare un equilibrio fittizio e il distacco emotivo da tutto e tutti per arrivare ad una riscoperta di se stessa e del suo sguardo sul mondo.
Eleanor Oliphant sta benissimo è “differente”, mi trovo d’accordo con The Guardian che, in quarta di copertina, scrive della comparsa di un nuovo genere letterario.
È un romanzo sull’amicizia, quella sincera, che va oltre i preconcetti, è una storia di infanzia offesa e tradita che ha subito una violenza psicologica e fisica con tutte le sue terribili conseguenze, ma è anche il racconto di una rinascita.
Quando l’importanza e l’autenticità dei rapporti umani, dell’essere se stessi con il proprio io e con gli altri, “di scoprirsi”, di chiedere aiuto e appoggio possono rivelarsi salvifici.
Dettagli
- Genere: Narrativa contemporanea
- Copertina rigida: 344 pagine
- Editore: Garzanti Libri (17 maggio 2018)
- Collana: Narratori moderni
- Lingua: Italiano
- ISBN-10: 8811672368
- ISBN-13: 978-8811672364