Recensione a cura di Dario Brunetti
Dopo l’esordio nel 2021 con il romanzo Lo stoppino e la candela per Capponi editore, torna l’autrice Manuela Maccanti con un thriller psicologico dal titolo Cella 23 edito Sette Chiavi.
La storia è ambientata nelle zone della maremma Toscana e precisamente a Talamone, luogo dove si è consumato il delitto di Samuele Pallavisini, trovato morto nel giardino di casa. Incriminato sarà suo fratello minore Donato, forse l’ultima persona ad aver visto vivo.
L’uomo è in carcere a Volterra e divide la cella n.23 con Jack, uno scozzese accusato di aver assassinato una studentessa e di aver compiuto delle sevizie nei confronti della sua amica. Un vero mostro che nel corso degli anni però è diventato un professore di francese e si è laureato in psicologia clinica.
Jack può essere utile alla causa di Donato e aiutarlo a scavare nei meandri della sua memoria per ricostruire gli ultimi istanti di vita di suo fratello e analizzare i componenti della sua famiglia.
La famiglia Addams sembra essere niente a confronto della tua: saranno le parole pronunciate da Jack a Donato.
Affermazioni pesanti da parte di Jack, ma alquanto veritiere.
Ma da chi è rappresentata la famiglia Pallavisini?
Samuele e Donato sono entrambi orfani dei loro genitori, morti per suicidio, tesi che con il passare del tempo han fatto fatica ad accettare. Samuele è un brillante commercialista ed è un dongiovanni che non resiste facilmente al fascino femminile, sposato con Virginia, una donna cinica e dalle molteplici personalità e infine il piccolo Michele, un bambino con delle fragilità emotive che diventando pian piano adulto sembrerà seguire sempre più le orme della mamma andando a discapito del padre.
Samuele forse ha sottovalutato proprio la sua famiglia o è una vendetta proprio di sua moglie Virginia a fronte delle sue avventure amorose? La donna assume degli atteggiamenti che destabilizzano l’uomo, ma a ucciderlo sembra essere stato suo fratello Donato.
Come si spiega il delitto di Samuele? Cosa è avvenuto in realtà quel fatidico giorno in casa Pallavisini?
Ipnotico, disturbante e inquietante definirei così Cella n.23, un thriller che scava nel lato buio della mente umana, l’autrice è riuscita a costruire una storia cruda e spietata caratterizzando alla perfezione le peculiarità dei personaggi mettendoli ben in evidenza.
Jack nonostante dichiari la spasmodica voglia di uccidere a cui è terribilmente legato, riesce a stringere un’amicizia con il tormentato Donato, assalito a sua volta dai morsi della coscienza di non aver saputo gestire le relazioni famigliari, ma che comunque si dichiarerà sempre innocente, poi ci sono le continue liti in famiglia di Samuele e il difficile rapporto con lo stesso Donato e infine la mente sadica della diabolica Virginia dotata di una forza prevaricatrice e manipolatrice sugli altri personaggi della storia.
Ingredienti per un thriller psicologico ad alta tensione tecnicamente ben riuscito e con un finale che si rileverà un vero coup de theatre.
Lettura sconsigliata per le persone deboli di stomaco, scene efferate e sadismo allo stato puro possono accompagnare invece, gli amanti dell’horror e dello splatter.
Bisogna dare il doveroso merito all’autrice che attraverso un thriller sia riuscita a trattare tematiche di grande attualità come i disturbi della mente umana accompagnata dalle sue perversioni e dai suoi disagi psichici e i traumi dovuti all’età dell’innocenza dove se si sviluppa una personalità fragile non si riuscirà mai a distinguere il bene dal male.
Le porte della cella 23 si chiuderanno per sempre? Toccherà a voi scoprirlo!