Solo una questione di casualità? Io non credo. Ritengo che parlando di libri la scelta di leggere un romanzo piuttosto che un altro non sia casuale. Ci può essere una ricerca ponderata, rispetto all’umore di chi deve leggere; o pensata, per chi sta cercando qualcosa di specifico. O semplicemente interessata, cercando il racconto più affine ai propri gusti. A volte, ancora, si è guidati semplicemente dal nome dall’autore del libro, sperando che uno “famoso” non possa mai rivelarsi una delusione. Ma quasi sempre (ed è questa la mia convinzione) è il libro stesso che sceglie il suo futuro lettore. Lo fa mettendo in mostra il suo charme, mostrando di sè la copertina, colorata e ben disegnata, accattivante nei colori e nei caratteri. Le pagine belle bianche lucide con un netto contrasto tra il bianco e il nero. Conquista il lettore a prescindere dal contenuto. Sà (il libro) che quel lettore, in quello specifico momento, ha bisogno proprio di lui, di ciò che narra nelle sue pagine ed allora fa di tutto per richiamare la sua attenzione. Questo è proprio quello che è successo a me. Basta un pezzo di mare razionalmente, forse, difficilmente avrei scelto di leggerlo ma ne sono rimasto conquistato appena l’ho visto. Non so effettivamente quale sia stato il motivo principale: se mi ha incuriosito il nome dell’autrice, che non avevo mai sentito ed ho quindi presunto fosse un’esordiente, (ed io ho sempre un occhio di riguardo per gli autori emergenti o quelli alla loro prima opera), o se sia stato per la splendida copertina e forse, più semplicemente, perché in questo momento avevo bisogno di una storia così. Fatto sta che ho letto distrattamente di cosa parlasse nella quarta di copertina, mi ha incuriosito e l’ho preso senza pensarci ulteriormente. Mi sono accorto però solo leggendolo che la vicenda raccontata era lontana dalla mia confort zone fatta di suspense e di tenebre. Storie nere e colpi bassi. Ma non potevo in nessun modo abbandonarlo, primo perché per farlo, per come la vedo io, ci vogliono motivi seri, secondo perché era scritto proprio bene: storia coinvolgente, personaggi intriganti. Meritava assolutamente di essere letto. In poche parole mi aveva stregato. Certo alcuni passaggi mi son sembrati troppo “celebrali” ma la storia raccontata ed il modo in cui veniva fatto erano di grande valore almeno secondo i miei parametri. Agata e Sara sono state “disegnate” veramente bene. Sono amiche, e per vari motivi si perdono di vista ma basta poco perché il desiderio di riavvicinarsi prevalga. Sono ragazze con le quali il destino non è stato certo magnanimo ma hanno saputo resistere alla tempesta e ora sono pronte per riprendere il loro cammino, determinate e volitive. Un romanzo che parla di amore ma anche di incomprensioni e di dolore. Di determinazione e coraggio. Un romanzo che fa riflettere parlando di argomenti importanti. Sulla capacità di una persona di auto determinarsi, sulla capacità di prendere decisioni autonome, sulla volontà, che deve essere di ognuno, di “sentirsi” libero. Sull’importanza della famiglia (genitori e figli). Un racconto non banale che non appartiene alla mia confort zone ma che sono stato contento di aver letto. Unico neo, in un mare di cose positive è, in alcuni momenti, l’eccessivo ricorso, secondo me, ai momenti “cerebrali”: pensieri, riflessioni, flashback che ne hanno rallentato eccessivamente il ritmo. Forse con due personaggi come Agata a Sara si poteva immaginare una storia con più brio, più velocità. Complimenti comunque alla Della Bosca per l’ottimo esordio.
Trama Due uomini fuori dal comune, amici da un’intera vita – un famoso avvocato penalista e un celebre medico accusato di omicidio – nell’ultimo faccia