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Stefano Tura

Una doverosa precisazione, l’intervista è stata fatta telefonicamente, quindi per eventuali refusi la responsabilità è mia perché sbobinando la registrazione potrei essere incorsa in involontari errori.

Un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina a Stefano Tura.

Stefano Tura, giornalista, scrittore, conduttore radiofonico, ha all’attivo una lunga carriera giornalista che lo ha portato ad occuparsi molto di cronaca nera, di guerra e di grandi avvenimenti nel mondo per la Rai. Dal 2006 al 2022 è stato corrispondente da Londra ed è in questa veste che la maggioranza di noi lo ha conosciuto. Da aprile 2022 ha assunto la direzione della sede Rai di Bologna. Da settembre 2022 ha iniziato una collaborazione con Rai Radio Uno con il programma domenicale Re Noir. Al suo attivo ha otto romanzi. È direttore artistico di Cesenatico Noir.

1.MaBal – Vorrei iniziare da Re Noir, perché hai deciso di proporre un programma radiofonico che si occupa di noir?

S.T.

L’idea di fare un programma radiofonico dedicato al giallo è la prima cosa che mi è venuta in mente nel momento in cui sono rientrato a Bologna, in Italia e ho assunto la direzione della sede Rai dell’Emilia Romagna. Oltre ad essere uno scrittore sono anche un giornalista e quindi ho pensato che la cosa migliore sarebbe stata subito una volta rientrato in Italia dal Regno Unito mettere a frutto questa possibilità di occuparmi di quelle che sono le mie due passioni praticamente. Ho parlato con il direttore del giornale radio di Radio Uno, Andrea Vianello, che tra l’altro conosco bene e so che è anche un grande appassionato di letteratura di genere, gliel’ho proposto, lui si è preso un po’ di tempo per pensarci, gli è piaciuto il progetto poi a luglio dello scorso anno mi ha dato il via libera, chiaramente l’unica condizione era che facessi tutto io, cioè me ne occupassi io completamente, sia nell’aspetto tecnico e quello organizzativo e dei testi. Ho accettato la sfida e sono ben contento anche perché su Radio Uno un programma di questo genere non c’era mai stato.

2. MaBal – Secondo te, chi legge è più portato/a ad ascoltare la radio?

S.T.

Sì, credo di sì. La radio è qualche cosa che arriva direttamente alla mente e al cuore perché non ha nessuna sovrastruttura non avendo le immagini non distrae chi la fruisce nel discorso del guardare insomma di osservare ma ascolta e basta e i sensi sono più sollecitati. Credo che un lettore sia molto più vicino a una radio che a una televisione o qualunque altro mezzo di comunicazione per cui ritengo che fare in radio un programma che si occupa di libri sia la perfetta soluzione tra questi due mondi.

3.MaBal  –  Come scegli gli/le ospiti per la trasmissione?

S.T.

Nella scelta degli ospiti per la trasmissione cerco sempre di avere possibilmente uno scrittore e una scrittrice e naturalmente anche uno scrittore collegato telefonicamente e uno presente in studio. Non sempre questo è possibile, naturalmente, ad esempio quando ho intervistato gli scrittori stranieri non c’era stata la possibilità né di averli in diretta anche solo telefonica né tanto meno in studio, quindi le interviste sono state registrate, parlo di Olivier Norek, Jeffery Deaver, Harlan Coben, che sono stati gli stranieri che finora ho avuto ospiti in trasmissione. Ma la scelta da un punto di vista diciamo di contenuti e di testi si basa sostanzialmente sulle novità letterarie degli autori ma non solo, anche su ciò che gli autori possono dire ai radioascoltatori in termini ad esempio dei luoghi in cui vivono, della società che raccontano di quello che attraverso le loro opere vogliono trasmettere ai lettori, quindi sono interviste che non si basano solo sui libri e sulle loro ultime uscite ma anche sulla loro visione di scrittori.

4.MaBal –   È una domanda che hai fatto ad alcuni dei tuoi ospiti ma sono curiosa di sapere come la pensi tu: come vedi il noir in Italia?

S.T.

Chiedo spesso ai miei ospiti soprattutto quelli con maggiore esperienza come Loriano Macchiavelli qual è la situazione del noir italiano, personalmente credo che, come dice Carlotto, come dice Macchiavelli, De Cataldo, c’è un momento, forse, non dico di crisi ma di di riflessione che deve fare il noir italiano perché sta andando verso una deriva, anche se è una brutta parola, legata troppo al commerciale, mi spiego meglio: vedo tanti gialli e tanti noir italiani che vengono scritti con il pensiero fisso che possano diventare delle serie televisive e possano trasformarsi in qualche altra forma di arte o di letteratura mentre il libro deve avere una vita a sé deve essere preso, comprato e letto proprio perché è un libro non perché da lì si possa pensare di fare un film o una serie televisiva, deve avere una sua completezza, è una cosa diversa da una trasposizione che sia cinematografica, televisiva o teatrale. Mentre vedo soprattutto nei giovani autori questa voglia di emergere attraverso non solamente il libro ma anche qualche cosa che sia diverso dal libro e poi sto notando che ci stiamo purtroppo avvicinando un po’ al concetto del noir consolatorio, buonista, col lieto fine e una concezione di scrittura forse un po’ troppo americaneggiante e poco europea soprattutto del sud dell’Europa, anche per questo io mi sono preso una piccola pausa di riflessione riguardo  al prossimo libro io ho sempre scritto dei thriller mentre non sto escludendo che il prossimo romanzo al cui inizierò a lavorare prestissimo sia qualcosa di diverso forse più tendente all’horror che al thriller proprio perché penso che il thriller, il giallo all’italiana in questo momento abbiano un po’ una crisi di uniformità, nel senso che sono libri un po’ tutti uguali, che hanno vita breve, poca identità, poca originalità e molto legati all’aspetto commerciale.

5.MaBal –   È ancora valido l’assioma noir = lettura da spiaggia, non impegnata, di serie B? (ovviamente mi riferisco all’Italia, perché mi pare che all’estero tutta questa differenza non ci sia.)

S.T.

Ma no, non capisco cosa sia la lettura da spiaggia, perché in spiaggia uno legge quello che vuole, lettura non impegnata di serie B anche qui non ho molto interesse nel dare un’etichetta a un genere letterario  poi tra l’altro non mi sembra che ci sia una serie A, una serie B, una serie C per un libro ognuno legge i libri che desidera i libri che vuole che gli possono piacere, che siano da intrattenimento, che siano invece libri che possono far riflettere, approfondire, apprendere, libri storici, saggi, il libro non ha una collocazione a parte gli scaffali in cui può essere messo nelle librerie diciamo quelle tradizionali, penso che i libri abbiano delle vite proprie, per cui letteratura di serie A e letteratura di serie B non è mai esistita come dici giustamente all’estero, in Italia evidentemente ci piace catalogare tutto serie A, B, C ma non è certo il modo in cui io mi riconosco né come scrittore né come lettore.

6.MaBal –  Veniamo adesso alla tua produzione letteraria. Stefano che tipo di scrittore sei?  Lavori con una scaletta? Ti fai ispirare dai fatti di cronaca?

S.T.

Ma io sono uno scrittore un po’ atipico, non scrivo, non produco un libro ogni anno, ho delle pause, nel massimo della mia produttività scrivo un libro ogni due anni. Sono lento a scrivere come sono lento a leggere anche se leggo molto. Sono meticoloso, la scaletta me la faccio ma non è una scaletta che poi diventa ferrea nell’esecuzione, nella redazione del romanzo. Ci metto molto prima di decidere che tipo di storia raccontare, che libro fare, per dirti in questo momento ho almeno cinque progetti di libri possibili, diversi fra di loro, con storie diverse, ma nessuno di questi alla fine sarà, secondo me, il prossimo libro perché penso di fare invece un libro completamente diverso da quello che ho fatto fino a questo momento un libro che si avvicina più a una storia horror rispetto al genere thriller che è quello che ha contraddistinto soprattutto la mia produzione fino a questo momento. Non amo la serialità. I miei personaggi ci sono però mi piace sempre raccontare storie nuove, storie diverse, in luoghi diversi, con personaggi diversi.

7. MaBal – So che non sei un fan della serialità, però alcuni tuoi personaggi sono tornati, McBride e Gerace p.es. avevi deciso da subito quanti libri avresti scritto per ognuno, oppure sono i personaggi che sono tornati a trovarti?

S.T.

Si ripeto non amo la serialità, i miei personaggi che sono tornati, in particolare l’ispettore Peter McBride e l’ispettore Alvaro Gerace, sono tornati nei miei libri perché la loro storia non era conclusa, perché comunque sentivo che avrei potuto raccontare altre parti della loro vita, non necessariamente perché  mi ero fatto un progetto di due/tre libri la trilogia cosiddetta del pagliaccio che ho scritto in “Tu sei il prossimo”, “Il principio del male” e “A regola d’arte” e in cui appunto compare anche l’ispettore McBride oltre che all’ispettore Gerace anche se non è il protagonista dei romanzi, è nata non con un progetto di tre libri ma sono diventati tre libri perché in un libro, in due libri, non si erano esaurite le storie. Per cui non c’è un personaggio che mi spinge dentro la testa per diventare protagonista di un mio libro ma ci sono delle storie che ho voglia di raccontare, che scopro, che possono essere interessanti, che fanno parte del mio mondo, che fanno parte dei luoghi in cui io vivo e che diventano libri, storie. I personaggi sono necessari per raccontare queste storie ma non sono diciamo i miei  “padroni”

8. MaBal – # jib, Jack is back, uscito per Piemme, è un omaggio a Londra e una rivisitazione della vicenda di Jack lo Squartatore, cosa ti ha affascinato/ti affascina di entrambi?

S.T.

Jack is back è l’ultimo libro che ho scritto edito per PIEMME quando ancora vivevo a Londra, anche se in realtà vivo ancora a Londra, nel senso che la mia vita adesso è una vita da pendolare tra l’Italia e il Regno Unito e quindi non mi considero ancora del tutto un cittadino italiano lavoro in Italia ma vivo a metà tra le due città. Però da un punto di vista letterario diciamo che è l’ultimo libro che ho scritto da londinese. Si chiude un po’ un cerchio. Ho sempre voluto scrivere di Jack lo Squartatore perché mi ha sempre affascinato questa figura di questo imprendibile serial killer che non solo non ha un volto ma non ha neanche un  genere, nel senso che non si sa se è uomo, donna, non si sa in che periodo reale possa essere stato visto, identificato, se viveva veramente a White Chappel, se faceva parte della Upper Class o della Low Class o Middle Class, non si sa assolutamente nulla di lui, ha sfidato per un certo periodo Scotland Yard diventando imprendibile. Il commissario del posto di polizia che gli dava la caccia ad un certo punto si è arreso alla impossibilità di catturarlo, si è addirittura dimesso dalla polizia e ha vissuto fino a tardissima età, fino a oltre ottant’anni, in ritiro in campagna non più occupandosi di crimini. Quindi una storia molto particolare perché non c’è la lotta tra il bene e il male non c’è la sfida tra polizia e criminale con poliziotto che vince o criminale che viene ucciso tutto quello che di solito avviene in queste storie. Però c’è una storia estremamente violenta di uccisioni di donne,   cinque quelle documentate ma potrebbero essere molte di più  in una  Londra che in quel periodo aveva molto più da raccontare dei semplici delitti di Jack lo Squartatore per cui ho voluto raccontare attraverso questa vicenda, non rivisitata ma trasportata nel tempo, una Londra che si avvicina parecchio a quella buia dell’epoca vittoriana

9. MaBal – Cosa stai leggendo in questo periodo?Puoi consigliarci qualcosa?

S.T.

In questo momento cosa sto leggendo? È difficile dirlo perché leggo tantissimo e dovendo fare una trasmissione di libri alla settimana con due autori di gialli naturalmente devo cercare di leggere come cerco di fare e come faccio i libri di tutti gli autori che poi sono ospiti della mia trasmissione. Quindi potrei dirti tutti gli autori, ho fatto finora più di venti puntate, ne devo fare quaranta e tutti i libri degli autori che ho avuto fino a questo momento ospiti questi quindi tantissimi però se posso dirti invece qual è il libro che ho comprato nel senso che l’ho comprato senza che fosse uno dei miei ospiti, magari lo fosse, ma perché avevo la voglia di leggerlo è “I lunghi coltelli” di Irvine Welsh, edito da Guanda nella collana Guanda noir che è un libro bellissimo. Irvine Welsh è uno dei miei autori preferiti è scozzese non a caso, per chi non lo conosce è l’autore di Trainspotting ma anche di tantissimi altri libri. ed è uno scrittore duro estremamente duro, non fa sconti nella scrittura e bisogna essere pronti a leggere Irvine Welsh perché già dalle prime pagine diciamo ti sferra calci e pugni nello stomaco sia nella descrizione dei crimini sia nel tratteggiare la società attuale sopratutto scozzese ma anche inglese, me lo sento vicino sia nel modo in cui scrive sia in quello che racconta, è il contrario del politically correct, quindi non a caso mi piace insomma.  Irvine Welsh, “I lunghi coltelli”  Guanda.

10. MaBal – Da appassionata, ancor prima che da blogger, devo chiederti se stai già lavorando a “Cesenatico Noir” e se puoi darci qualche anticipazione? Non ti chiedo nomi perché so bene che è sempre complicato, mi interessa se cambierà qualcosa nella formula o se aggiungerete altro?

S.T.

Sì ci sarà ovviamente Cesenatico Noir anche quest’anno, siamo arrivati alla sesta edizione, un traguardo che sinceramente quando ho iniziato sei anni fa non pensavo di raggiungere perché sopratutto in questo periodo organizzare un festival noir è sempre complicato perché soldi ce ne sono sempre meno e ci sono sempre tante promesse, che poi non vengono mantenute, da istituzioni ed enti che si riempiono la bocca parlando di cultura e della necessità di proporre eventi culturali durante l’estate poi a conti fatti preferiscono destinare le risorse che ne so a eventi gastronomici o concerti musicali che, per carità, hanno sicuramente la loro valenza culturale, ma sono cose un po’ diverse rispetto a eventi legati ai libri. Per fortuna il comune di Cesenatico continua a essere al mio fianco in questa avventura e grazie al loro aiuto e sensibilità, riusciremo a fare anche questa edizione, naturalmente è presto per dare qualche tipo di anticipazione posso solamente dire che noi abbiamo deciso di realizzarlo sempre nella settimana di luglio e continueremo anche quest’anno nella penultima settimana di luglio e saranno anche questa volta quattro giornate molto intense di eventi gratuiti.

11. MaBal – Per il nostro blog “Giallo e Cucina” è d’obbligo chiederti se hai un piatto/cibo preferito?

S.T.

Certo che ce l’ho il mio piatto preferito ed è un piatto che è al limite tra il noir e l’horror secondo me; perché è la trippa. Ma non la trippa alla romana ma la trippa alla bolognese ovvero quella che in bolognese – romagnolo si chiama il cordone ovvero la parte che va dall’esofago allo stomaco del, mi sembra del maiale o del bue, adesso non ricordo, (di solito la trippa è di bovino N.d.R). So che è un piatto che, come dire, o piace molto o provoca repulsione. A me piace molto sia con il sugo di pomodoro sia cotto e bollito in modo tradizionale. È un piatto che è tutt’altro che leggero, ovviamente, però un piatto estremamente gustoso, quindi la trippa, eh si può sembrare strano, ma effettivamente è questo. Perché è un piatto horror? Perché sono delle interiora e quindi voglio dire qualcosa di “squartato”, sempre nel clima dello squartatore.

Stefano grazie per aver risposto alle mie domande. Ricordo che Re Noir va in onda di domenica poco dopo le 10.00, prima del Papa, (ma seguite i profili social di Stefano Tura, dove avrete di volta in volta l’orario esatto) e per chi non potesse seguirlo in diretta, su RaiPlay Sound potete ascoltare il programma quando e dove volete, le puntate vengono caricate subito e potete recuperare anche tutte quelle già andate in onda. Mi sento di consigliarvelo.

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