Intervista a cura di Miriam Salladini
Oggi ho l’onore e il piacere di intervistare Diego Collaveri scrittore, musicista con esperienze anche nel campo della cinematografia. Dal 2015 docente del corso “Scrivere per il cinema” presso la scuola di scrittura Carver di Livorno.
Benvenuto Diego da tutta la redazione di gialloecucina e grazie per la tua disponibilità. Diego, tu hai tante passioni: cinema, musica e scrittura come fai a conciliare tutto in modo da ottenere sempre ottimi risultati?
Penso sia 50% fortuna e 50% tanto tanto impegno. Devo essere sincero: spesso sono il primo avversario di me stesso. Tendo a essere ipercritico nei confronti delle cose che faccio, ma questo mi porta a cercare sempre di migliorarmi soprattutto da un punto di vista di preparazione; poi ovvio come tutte le cose se devono andare, vanno.
Come scegli i protagonisti e le vicende delle tue storie?
Ultimamente attingo molto alle storie popolane della mia città, Livorno. Dal momento che mi sono legato alla Fratelli Frilli Editori, abbracciando il loro taglio metropolitano di noir, mi sono concentrato molto sul dare un aspetto diverso a una quotidianità di ambientazioni che forse davo troppo per scontato, scoprendone un lato completamente nuovo. I personaggi invece sono la giusta dosatura che serve per far andare avanti la storia. Sono le marionette che permettono al lettore di essere partecipe di ciò che sta leggendo, quindi renderli più veritieri possibile è sicuramente la strada migliore. Gli spunti quindi nascono dalla vita reale della città, prendendo poi sfumature caratteristiche inerenti al genere e al tipo di racconto che si vuol fare. Ad esempio i nomi li scelgo tra quelli di persone che conosco e so essere radicate nel territorio.
Nel tuo ultimo libro “Il segreto del Voltone” ci sono riferimenti al periodo del dopoguerra e della liberazione. Quanto tempo hai impiegato per documentarti?
Anche se Il Segreto del Voltone non è un libro storico, i fatti narrati fanno parte del passato della città, quindi c’è voluta una bella ricerca. Mi sono sorpreso a scoprire talmente tante cose del posto dove sono nato e cresciuto da non riuscire a crederci, e più andavo avanti e più ne trovavo. Un aspetto davvero affascinante. Incastrarli insieme poi è stato il passo più facile.
Vuoi parlarci del commissario Botteghi?
Botteghi è la vera sfumatura noir del libro, a differenza dal precedente L’Odore Salmastro dei Fossi dove tutto il complesso era emblema del genere stesso. In questa nuova avventura il commissario compie un ulteriore passo nel suo percorso interiore; scopriamo qualcosa in più di quel passato che si porta dietro come un macigno, ma vediamo che attraverso dei legami forti che si stanno saldando (specie con i suoi agenti) qualcosa dentro di lui pian piano si smuove. Ho sempre pensato fin dall’inizio, dal momento che ho immaginato questa come una serie, che ci dovesse essere una crescita interiore di Botteghi, e nonostante lo troviamo ancora straziato e perseguitato dai suoi fantasmi, alcune piccole sfumature ci fanno capire che anche per questo antieroe esiste una via di redenzione. Che lui la segua o meno però è tutto da vedere.
Leggendo il tuo curriculum artistico ho saputo che sei anche un insegnante. Vuoi parlarci del Diego Collaveri insegnante?
Insegno scrittura per il cinema alla scuola di scrittura Carver di Livorno e devo ammettere che mi piace tantissimo. Dico sempre ai miei allievi che faccio molta fatica a scivolar fuori dai panni dello scrittore per vestire quelli dell’insegnante di cinema, perché sono due modi di pensare e vivere la scrittura completamente diversi. Quando si parla di sceneggiatura intendiamo una letteratura di confine, con struttura e impostazione ben definita e vincolata alla realizzazione. In narrativa invece c’è molta più libertà. Ammetto che, oltre al piacere di trattare sceneggiatura e storia del cinema (due aspetti che hanno avuto un’importanza fondamentale per la mia formazione), l’aspetto che mi piace di più è il riscontro che ho dagli allievi. Sapere di aver contribuito alla loro formazione personale mi da davvero soddisfazione.
Hai scritto sempre libri noir o hai sperimentato anche altri generi?
Adoro scrivere qualsiasi cosa, infatti tra le mie pubblicazioni si possono trovare fantasy, fantascienza, horror, umoristica, favole. Sai, i generi sono un’ottima palestra per saggiare le tue capacità e migliorarle. Avere un palato variegato ti offre la possibilità di un gusto più ampio e, al tempo stesso, l’occasione di provare delle contaminazioni una volta acquisita una certa consapevolezza. Un po’ come in cucina. Ammetto però che il noir è sicuramente il vestito in cui mi sento più a mio agio.
Com’è nata la tua passione per il genere noir?
Vivo la scrittura investigativa come un gioco con il lettore. Trovo molto stimolante questo aspetto e condirlo di tinte chiaro/scure è quel gusto in più che adoro. Penso che l’imprinting sia dovuto dall’amare visceralmente il periodo noir cinematografico, a cui darei la stessa valenza di quello letterario. Se agli spettatori di oggi chedi chi sono Humprey Bogart, James Cagney o Edward Robinson cadranno dalle nuvole, senza sapere quanta bellezza si nasconde nelle loro spigolose interpretazioni. Idem se a un lettore medio parli di autori come Chandler o Hammett.
Hai scritto tanti libri, ce n’è uno in particolare a cui ti senti più legato?
Se mi guardo indietro sicuramente penso alla saga di Anime Assassine con l’ispettore Quetti, nella quale La Vendetta del Cigno Nero ha un posto speciale nel mio cuore, ma se devo essere sincero è proprio quest’ultima avventura del commissario Botteghi a cui mi sento più legato. Considero Il Segreto del Voltone un po’ il libro della maturità, un nuovo modo di vedere la mia scrittura in cui mi sento pienamente a fuoco, quasi come se tutte le esperienze fatte in prcedenza adesso convogliassero tutte in questo volume.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
In questo momento sono totalmente assorto dalla promozione(che spero mi vedrà in autunno un po’ in giro per l’Italia, ma già sto preparando i corsi di cinema che riprenderò a Ottobre prossimo. Ammetto che ci sono molte cose che bollono in pentola, tanti progetti soprattutto in campo cinematografico, ma i tempi sono lunghi e quindi temo si concretizzeranno non prima del 2017. Intanto comincio a disseminare le briciole per una nuova avventura del commissario Botteghi, sostenuto dai tanti lettori che continuano a chiedermene di nuove.
Grazie per la tua disponibilità. Ora come tradizione di gialloecucina ti chiediamo di salutarci con una citazione e una ricetta di cucina che preferisci!
Per la citazione scelgo la più celebre battuta di Acque del Sud di Howard Hawks(1944) che dice Slim (Lauren Bacall) a Harry(Humprey Bogart)
“Sai che con me non occorrono tante commedie. Non devi dir niente, non devi neanche fare niente, neanche un gesto… O, se vuoi, basta un fischio… Tu sai fischiare, vero, Harry? E’ facile: chiudi le labbra e soffi”
Per la ricetta, sai che adoro cucinare, quindi me ne sono preparata una estiva, da aperitivo(quindi un finger food)
Barchette di Invidia Belga ai formaggi freschi nei sapori italiani.
Si prende della invidia(scarola), si toglie il torsolo, si staccano le foglie e si lavano bene.
A questo punto sulla base dei vari formaggi freschi potete sbizzarrirvi nel ripieno, a me generalmente piace alternare dei sapori forti quindi questi sono i ripieni che vado a consigliare nella ricetta:
il classico: tritate delle noci e dei pistacchi tostati, poi mischiateli a del gorgonzola. Stendete nelle foglie d’invidia e aggiungete delle mezze noci sopra come decorazione.
il marino: prendete delle acciughe fresche, le marinate con aceto, olio extravergine, limone e aggiungete delle cipolle rosse; tritate le acciughe e le cipolle per poi amalgamarle a un formaggio fresco tipo philadelphia aggiungendo un pochino della marinatura nell’impasto. Adagiate il tutto nella foglia d’invidia e mettete un’acciughina marinata sopra come decorazione.
il mediterraneo: prendete tre tipi diversi di olive (nere, greche, verdi), tritatele, mischiatele assieme a una robiola, stendete poi come base all’interno della foglia di invidia. Prendete dei pomodori ciliegini, togliete l’interno e il resto fatelo a minuscoli pezzettini, che stenderete sopra la base di robiola. A quel punto aggiungete basilico fresco, sale e olio extra vergine.
il contadino: prendete un salame cacciatorino ben stagionato, tagliatene alcune fette e poi triturate fino a farne pezzettini; aggiungeteli a del formaggio caprino assieme ad appena un pizzico di erba cipollina, dopodiché stendete l’impasto nell’invidia e sopra cospargete un lieve velo di marmellata di fichi
Dopo aver preparato il tutto tenetelo un po’ in frigo perché sia fresco quando lo servite in tavola.