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Speciale La Quercia del Myr – Intervista a Bruno Vallepiano e Carlo Turco

Giunge alla settima edizione il Concorso letterario La Quercia del Myr, come ogni anno la cerimonia di premiazione finale che si è tenuta a Ormea sabato 23 settembre, ha visto avvicendarsi sul palco autori e ospiti che hanno accompagnato l’evento con musiche e letture a cura della pianista Carla Bellini e dell’attore Lello Ceravolo.

Il sito GialloeCucina ha avuto il piacere di seguire il concorso e di supportarlo. Un ringraziamento speciale ai due organizzatori Bruno Vallepiano e Carlo Turco che con instancabile entusiasmo ogni anno curano Il Concorso letterario Quercia del Myr e a Valeria Aschero.

I premi assegnati sono stati numerosi, iniziando dalle tre categorie principali: Il romanzo edito conferito alla nostra cara Paola Varalli con “Tira mòlla e Messèda”, il romanzo non edito che ha visto la vittoria di Gregorio Conti con “Il mio Marlin”, e per il racconto Stefano Sicardi con “Riccia”.

Vincitore assoluto del Concorso Paola Varalli che porta a casa due importanti riconoscimenti e i complimenti di GialloeCucina che già da anni si pregia del suo apporto nel sito. Non meno importanti due riconoscimenti assai particolari: il Premio ambientazione piemontese che va al romanzo “Storie bizzarre di un dottore in vacche” di Piervittorio Stefanone e il Premio Speciale della giuria che quest’anno va a una piccola scrittrice in erba, Alice Lottici, di soli otto anni, con “Il mistero della casa dai mille volti”.

Speciale La Quercia del Myr - Intervista a Bruno Vallepiano e Carlo Turco

Arriviamo ai quattro premi speciali, grande gioia e tanta soddisfazione per autori che si sono distinti nel panorama culturale italiano. Il Premio alla carriera va a Gianna Schelotto, psicoterapeuta, giornalista e scrittrice. Il premio giallista dell’anno per François Morlupi e il suo romanzo “Formule mortali”, amatissimo dai lettori. Il Premio letteratura di montagna a Franco Faggiani in libreria con “L’inventario delle nuvole”. Infine il Premio Traduttore che va a Giovanni Agnoloni, autore tra l’altro di numerosi saggi e romanzi.

Oggi parliamo con Bruno Vallepiano e Carlo Turco che ci faranno scoprire qualcosa in più sui retroscena dell’evento, ma non solo. Nelle prossime settimane altre super interviste per lo speciale di GialloeCucina curato da Manuela Fontenova e Dario Brunetti.

Speciale La Quercia del Myr - Intervista a Bruno Vallepiano e Carlo Turco

1)  Il concorso è giunto alla sua settima edizione, ogni anno è un rinnovarsi di idee e preziosi spunti di cultura. Ci raccontate quando e come è nata l’idea di istituire un premio legato alla figura di Severino Bellino?

L’idea del concorso è nata quasi per caso, come accade in molte situazioni. Parlando di libri e di letteratura spesso ci si chiedeva quale poteva essere per un autore/autrice una buona opportunità per farsi conoscere, senza dover ricorrere a compromessi o spedire umilianti richieste alle case editrici. Un concorso ci è sembrata l’occasione giusta. È come per i regali, si finisce per offrire agli altri ciò che vorresti ricevere, e così un giorno ci siamo detti: “facciamo un concorso letterario”, e così siamo partiti!  Insieme andremmo anche al Polo Nord, senza farci domande.

2) In Italia ci sono molti concorsi letterari, ognuno diverso per tematiche, giuria e via dicendo. Cosa rappresenta la Quercia del Myr in questo vasto panorama culturale? Come e in cosa si differenzia da tutto il resto?

Beh, non conosciamo certo tutti i concorsi banditi in Italia e non abbiamo idea di che cosa possa rappresentare “La Quercia del Myr” nel panorama italiano, forse è una domanda che dovrebbe essere rivolta agli scrittori che vi partecipano. Quello che possiamo dire è che ci impegniamo al massimo per fare seriamente il nostro lavoro leggendo con attenzione tutti i lavori che ci vengono inviati, che ogni scritto, romanzo edito, inedito o racconto che sia viene preso in esame e valutato da quattro lettori diversi nel tentativo di esprimere valutazioni equilibrate e rispettose degli autori e promuovere il più possibile “la buona letteratura”, nient’altro.

3) Il lavoro della giuria è sicuramente faticoso e impegnativo, a noi piacerebbe entrare nei retroscena per conoscere qualche dettaglio in più. Da chi è composta la vostra giuria, come viene organizzato il lavoro, quanti testi ricevete mediamente?

Mediamente riceviamo tra i 180 e 200 elaborati per le tre categorie in concorso, se li moltiplichiamo per 4, abbiamo circa 800 letture e relative scheda da fare, un discreto lavoro insomma. I nostri lettori che non finiremo mai di ringraziare sono circa 70 sparsi in buona parte di Italia, dal Piemonte alla Puglia, dalla Liguria all’Emilia Romagna. C’è poi una figura importantissima che è la segretaria generale del concorso, la dott.ssa Nora Vallepiano, che coordina i lavori, la distribuzione degli elaborati, raccoglie tutti i dati che progressivamente giungono dai nostri lettori, elabora le statistiche e i punteggi.

5) Il premio traduttore, una sorpresa scoprire tale riconoscimento in un concorso letterario. Secondo voi perché in Italia la figura del traduttore non è molto valorizzata? Quanto conta nelle vostre letture una buona traduzione?

– In Italia il traduttore è meno valorizzato rispetto ad altri Paesi (anche se alcuni dei nostri premiati ci dicono di una parziale e positiva inversione di tendenza) per una sorta di atavico provincialismo del nostro Paese. Conosciamo in modo insufficiente le altre culture – europee ed extra europee – e tendiamo quindi a sottovalutare e sottostimare anche gli sforzi che i traduttori compiono per tradurre un testo nel nostro idioma natio. Il traduttore è da considerare una sorta di co-autore, ma noi preferiamo o meglio, molte case editrici, preferiscono pensare alla traduzione come qualcosa di meccanico e automatico invece che un’operazione creativa e, appunto, autoriale. Da qui la scarsa considerazione e i pagamenti irrisori.

6) Essendo parte di una giuria avrete sicuramente una gran mole di testi da leggere e immagino che avrete sviluppato una sorta di “occhio clinico” anche per una prima scrematura tra tutte le opere pervenute. Secondo la vostra esperienza quali sono le caratteristiche che un romanzo deve avere per incontrare il favore del pubblico? Ci sono degli aspetti che andrebbero curati a discapito di dettagli che invece potrebbero rallentarne la lettura?

– Questa è davvero una domanda da un milione di dollari! La chiave del successo letterario è qualcosa che ha dell’insondabile e dipende da molti fattori diversi; ciò che ci sentiamo di dire, ma sono delle ovvietà per chiunque si diletti nella scrittura, è che un buon romanzo o un buon racconto non possono prescindere, innanzitutto, da una buona capacità di scrittura sotto il profilo sintattico e grammaticale (sapeste quanti lavori “sgrammaticati” ci giungono…), e poi la cura dei personaggi e dell’ambientazione, dialoghi avvincenti e un buon ritmo della narrazione.

Speciale La Quercia del Myr - Intervista a Bruno Vallepiano e Carlo Turco

7) Da anni condividete il prestigioso incarico di organizzatori del Premio letterario La Quercia del Myr. Come nasce il sodalizio tra di voi? Avete altri progetti insieme o avete già collaborato per altri eventi o produzioni?

Noi ci conosciamo da oltre trent’anni e da sempre la nostra amicizia è stata caratterizzata anche da una profonda e articolata collaborazione autoriale. Insieme abbiamo redatto testi radiofonici, abbiamo scritto e scriviamo per giornali e riviste (da “Superfici” a “Uroburo” a “Il Giornale di San Giacomo”), realizzato guide turistiche e di viaggio, scritto e co-diretto documentari (da “Senza nulla chiedere” a “Recidiva zero” a “La montagna che resiste”), organizzato Festival (“GiallOrmea”) e premi Letterari (“La Quercia del Myr”); ora stiamo lavorando ad un nuovo documentario, anzi in realtà due…

8) Carlo oltre a essere uno degli organizzatori di questo splendido concorso, sei anche un grande lettore. Potresti dirci i titoli di tre libri ai quali sei particolarmente legato?

Sono molti, direi anzi moltissimi i libri a cui sono legato e l’elenco potrebbe essere davvero molto, molto lungo. Per questa ragione mi risulta difficile circoscrivere le scelte a solo tre testi, per cui mi permetto una piccola deroga e estendo di un pochino l’elenco nel quale comprenderei le seguenti opere:

 

“Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain

“Sbarcare il lunario. Cronaca di un iniziale fallimento” di Paul Auster

“Il senso di una fine” di Julian Barnes

“Parlamenti buffi” di Gianni Celati

“La giovane parca” di Paul Valery

“L’ospite inquietante” di Umberto Galimberti

“The game” di Alessandro Baricco

 

10) Bruno, per Golem è uscito il tuo nuovo giallo La linea Mortale – Un caso per il giovane Mauro Bignami. Questo è un romanzo che avevi nel cassetto o una storia nata ex novo andando indietro nel tempo quando il giovane professore non aveva ancora incontrato la sua futura compagna Cecilia?

 

– La storia è nata ex novo e, in realtà, l’idea è germogliata durante una presentazione, quando una signora che partecipava, e aveva letto tutte le storie di Bignami, mi rivolse questa domanda: “Cecilia ha cambiato profondamente Mauro nel corso del tempo. Ma com’era veramente lui prima di incontrarla?” Risposi dicendo che Mauro non possedeva la stabilità sentimentale che ha trovato vivendo con Ceci, ma era già animato dal desiderio di comprendere a fondo le cose e da quel suo desiderio di cercare la verità. Poi, riflettendo su questo fatto, mi è venuta la voglia di indagare nel passato di Bignami, e così è nato Linea Mortale.

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