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Speciale concorso ” La Quercia del Myr” – intervista a Luca Crovi

Credo che scrivere libri voglia dire trasmettere emozioni e condividerle

Bentornato su Giallo e Cucina, Luca!

Questa chiacchierata la dobbiamo al premio che ti è stato assegnato come “Giallista dell’anno” dalla giuria del concorso “La quercia del Myr”

1.MaBal – Iniziamo dal premio, Giallista dell’anno, suona bene, te lo aspettavi? E che effetto ti fa?

L.C. È una grande dimostrazione d’affetto che fa bene al cuore e allo spirito. Non me l’aspettavo. E all’inizio avendo letto “Quercia del Myr” ero convinto di avere vinto un premio fantasy per il mio lavoro di studioso e appassionato di Tolkien, poi riguardando “Il signore degli anelli”, “Il Tom Bombadil” e “Il Simarillion” e non trovando la quercia (che pensavo accanto ad altri Ent), ho capito che era un premio alla mia carriera in giallo sia come saggista che come scrittore. Un premio carico di entusiasmo e di ricordi per le cose che ho fatto negli anni.

2. MaBal – Secondo te i festival, i concorsi, i premi, sono importanti per la divulgazione dei libri? Aiutano le vendite?

L.C. Sono uno splendido modo per far incontrare gli autori fra di loro e con i lettori. Un modo divertente ed efficace di promuovere i libri. C’è sempre qualcosa di speciale in queste occasioni. Credo che scrivere libri voglia dire trasmettere emozioni e condividerle. E i festival sono un posto magico per farlo.

3.MaBal – Nella nostra intervista precedente mi avevi detto che stavi concludendo un libro ” La velocità della tartaruga”, puoi dirmi qualcosa in proposito? Hai una data di uscita?

L.C. Il libro esce il 5 novembre da Rizzoli. È il sesto volume che dedico al commissario De Vincenzi (negli anni sono usciti L’ombra del campione, L’ultima canzone del Naviglio, Il Gigante e la Madonnina, Il mistero della Torre del Parco e l’ebook La ballata degli affogati) e alle sue nuove avventure apocrife che proseguono quelle siglate da Augusto De Angelis. Il titolo è ispirato al celebre paradosso di Zenone di Elea che mettendo a confronto Achille e la tartaruga dimostra come sia impossibile che il Piè Veloce riesca a superarla ed è anche un rimando all’incontro storico che racconto nel libro fra Gabriele D’Annunzio e Tazio Nuvolari. Il poeta regalò al pilota una tartaruga d’oro con una dedica speciale: “all’uomo più veloce l’animale più lento”. E quella piccola preziosa testuggine e al centro di un mistero che dovrà risolvere il commissario De Vincenzi oltre a un grande segreto che lega D’Annunzio al ladro che rubò la Gioconda. Ancora una volta ho scritto un noir che ha i percorsi della non fiction novel e si sviluppa attraverso i contorni precisi di fatti storici veramente accaduti che hanno dell’incredibile.

4.MaBal – Sempre nella stessa intervista mi avevi parlato anche del progetto di una favola nera con Federico Maggioni per Corraini Edizioni. A che punto sei?

L.C. Angeli, diavoli e tram è finito ormai da tempo e consegnato a Corraini, dovrebbe uscire a gennaio. Il grande illustratore Federico Maggioni che mi aveva chiesto di scriverla sta ultimando i disegni. Posso dirvi che sono spettacolari. E’ una storia ambientata nella notte di Ognissanti al Cimitero Monumentale dove l’angelo e il diavolo si giocano il destino dei defunti a dadi.

5.MaBal – Che tipo di scrittore sei? Lavori con una scaletta? Raccogli tutto il materiale e poi inizi a scrivere? Raccontaci un po’ della tua routine di scrittura (se ce l’hai).

L.C. Come direbbe George R. R. Martin sono uno scrittore giardiniere, non uno scrittore architetto. Lavoro in maniera emozionale e non schematica. Non uso la scaletta. Posso scrivere in qualsiasi momento e luogo e se c’è disturbo scrivo anche meglio, basta solo proteggermi con la musica a un buon volume per darmi ritmo. Ho alcune formazioni personali che mi facilitano nel mio lavoro: quella storico-filosofo del mondo antico (mi sono laureato con Giovanni Reale su Marco Aurelio), quella di giornalista musicale e culturale (sono 33 anni che scrivo per il quotidiano Il Giornale, ma ho firmato anche a lungo per Italia Oggi e Suono e sucessivamente sporadicamente per Avvenire, Il Giorno, Il Venerdì, La Stampa, La Lettura, Vita e Pensiero), quella di speaker e intervistatore radiofonico. Questo mi rende un osservatore curioso dei fenomeni culturali. E lavorare da 33 anni prima come redattore e poi come editor per una casa editrice di fumetti come la Sergio Bonelli Editore mi ha abituato alla contaminazione fra i generi. Di solito ci impiego due o tre anni per scrivere un romanzo, perché le notizie curiose che trovo durante le mie ricerche devono sedimentare finchè non ne trovo altre che possano intrecciarsi con loro. Sono fedele alle fonti e non invento i fatti storici. Inoltre amo mischiare nei miei testi dialetto, musica, letteratura e storia. Quando scrivo un saggio sono molto più metodico perché lavoro di citazioni e rimandi. In letteratura uso invece degli inside jokes che non hanno didascalie, lascio che siano i lettori a trovarli. Amo la forma breve della scrittura che ho imparato facendo giornalismo. I capitoli dei miei libri si possono leggere separatamente gli uni dagli altri come se fossero racconti. Solo alla fine della stesura del libro decido come posizionarli e montarli. Tolgo più che aggiungere e metto da parte se qualcosa al momento non mi convince. Il lavoro di scrittura finale è veloce. Anche perché sono abituato ai tempi del quotidiano dove se ti va bene ti danno qualche giorno per scrivere se invece c’è urgenza hai poche ore. E i pezzi devono essere buoni alla prima. Posso scrivere a computer ma anche a mano o dettare direttamente ai dimafonisti come i reporter di guerra di una volta. Sono cresciuto in una palestra di scrittura in cui era Indro Montanelli il direttore del Giornale. Mi sento molto debitore del modo di scrivere di autori come Buzzati, Scerbanenco, Poe, Stevenson e King.

6.MaBal – Quali sono le caratteristiche per un buon noir, secondo te?

L.C. Credo che non esistano ricette per la letteratura di genere. Ci vuole solo sensibilità. Un noir deve raccontare il disagio, deve evidenziare il male, deve mostrare cosa non va nella nostra società, l’ingiustizia rispetto al desiderio di giustizia. Un noir mostra il disordine non l’ordine e ha spesso il punto di vista di chi è sull’orlo di un baratro. Per scrivere un noir bisogna avere idea della società che si vuole raccontare. Il noir è una letteratura scomoda, non deve lasciarsi addomesticare, parla dell’immondizia per le strade e nascosta sotto i tappeti delle case. Affronta le inquietudini e i fallimenti non parla di tranquillità e successi. Forse per questo richiede finali drammatici. E quando Jean Claude Izzo sosteneva che il noir mediterraneo fosse il figlio della tragedia greca credo che avesse molta ragione. D’altra parte anche Elmore Leonard ha speiegato che il noir americano è stato un evoluzione delle storie di frontiera del west trasportate nelle metropoli.

7. MaBal – Luca puoi consigliare ai nostri lettori qualche autore/autrice che ti hanno colpito ultimamente?

L.C. Leggo tanto e cose di diversa estrazione. Fra gli ultimi libri che mi hanno letteralmente incollato alla seggiola “Nostra signora dei fulmini” (Salani) di Giancarlo Piacci, “Il creatore di ombre” (Feltrinelli) di Bram Stoker, “Malempin” (Adelphi) di Georges Simenon che ho letto ad alta voce per un reading a Palazzo Reale a Napoli accompagnato da mia figlia.

8. MaBal – A cosa stai lavorando?

L.C. Come editor ho appena chiuso i volumi de “L’Odissea” illustrata da Paolo Barbieri e “Il segreto di Martina” disegnato da Carmelo Zagaria dalle storie di Maurizio de Giovanni. Ho collaborato a una miscellanea su “Miracolo a Milano” per Oligo e a un libro collettivo edito da Celip sui tram di Milano che è stato curato da Roberta Cordani per cui ho scritto un racconto ispirato a una foto di Mario De Biasi. Nei ritagli di tempo sto lavorando alla biografia di un grande uomo e scrittore del Novecento che vedrete presto. E’ un lavoro che ho iniziato tempo fa e che comporterà ancora un po’ di ricerche.

Grazie di cuore a Luca Crovi per aver risposto alle mie domande e congratulazioni anche da parte di Giallo e Cucina per il premio come Giallista dell’anno 2024!

Grazie a voi per l’entusiasmo.

Foto: Edoardo Pelazza – nella foto un momento della premiazione da sx: Luca Crovi, Valeria Tron, Bruno Vallepiano al microfono e dietro Carlo Turco

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