Sara Vallefuoco esordisce nel 2021 con il romanzo “Neroinchiostro”, edito da Mondadori nella collana Giallo, che ha come protagonista il vicebrigadiere Ghibaudo, in una vicenda che si svolge in Sardegna. Con una parte degli stessi personaggi prosegue la narrazione con il secondo romanzo “Chimere” uscito quest’anno, sempre per Mondadori, che invece è ambientato a Roma. Le vicende si svolgono a fine del 1800.
Sara, benvenuta su Giallo e Cucina!
- MaBal – Partiamo dal tuo primo libro “Neroinchiostro” un successo, buone critiche e ottima accoglienza di lettrici e lettori, come hai vissuto il tuo esordio?
S.V. Con gratitudine e meraviglia. Abitare per la prima volta il mondo dell’editoria dal di dentro, condividere l’entusiasmo con una squadra di professionisti, vivere il contatto diretto con lettori e lettrici resta una delle esperienze più belle che abbia fatto finora.
2.MaBal – Hai ambientato il tuo giallo (Neroinchiostro) in Sardegna alla fine del 1800. Come mai questa scelta?
S.V. Da tempo desideravo ambientare una storia in Sardegna, terra di nascita della mia nonna materna. Un giorno mi sono imbattuta in una fonte storica della fine dell’800 che raccontava gli ultimi anni del brigantaggio sull’isola, e ho capito che il momento era arrivato. Neroinchiostro è un romanzo che parla di confini, e in questo senso la Sardegna di fine ‘800 rappresenta molto bene geograficamente e politicamente questo concetto. L’ambientazione ideale, con la benedizione della nonna!
- MaBal – Alla fine di Neroinchiostro nella “Nota dell’Autrice”, accennavi ad avvenimenti futuri quindi avevi già in mente di scrivere ancora di Ghibaudo e gli altri?
S.V. In realtà no. Neroinchiostro è nato per essere un libro in sé concluso. Quando il romanzo stava per essere chiuso, mi sono chiesta se le scelte finali che avevo fatto fare ai miei personaggi principali fossero quelle giuste per loro. Non mi restava che scoprirlo, scrivendo ancora di loro. In ogni caso, l’idea primigenia è rimasta: sia Neroinchiostro che Chimere sono libri che possono essere letti anche singolarmente, e non necessariamente nel loro ordine di uscita. Mi piace lasciare questa possibilità di scelta a chi legge.
- MaBal – Entrambi i tuoi libri sono ricchi di personaggi, mi piacerebbe sapere come procedi nella stesura del romanzo: hai una scheda per ogni personaggio o mentre scrivi il personaggio prende vita?
S.V. All’inizio ho davanti a me una serie di personaggi che in alcuni casi prendono le mosse da figure realmente esistite, in altri sono totalmente frutto della mia fantasia, anche se devono rispondere a canoni di verosimiglianza relativi all’ambientazione. Un po’ di studio quindi è sempre necessario. Però mi è capitato molto di frequente che qualcuno si prendesse più spazio del previsto, o rivelasse una storia passata inattesa, o un aspetto di sé che non avevo calcolato. È successo perfino con Ghibaudo, ed è uno degli aspetti che trovo più divertenti.
- MaBal – Arriviamo a “Chimere” sono passati pochi mesi dalle vicende della prima storia che hai narrato in Neroinchiosto, sposti l’azione a Roma, dove ritroviamo Ghibaudo, Moretti e Amelia Spano. Come mai questa scelta?
S.V. Alla fine di Neroinchiostro, per i tre personaggi principali l’approdo a Roma sembra la soluzione ideale: Moretti potrà finalmente seguire la carriera cui aspira, Amelia potrà studiare all’università e Ghibaudo potrà trovare più serenamente un posto nel mondo. In realtà, Roma avrà il potere di rovesciare i loro punti di vista, non senza qualche scossone. Fa parte forse del suo fascino corrotto di capitale. Avevo poi gran desiderio di raccontare la mia città. In questo senso Chimere è una dichiarazione d’amore per i luoghi di Roma che non ci sono più.
- MaBal – Amelia Spano è un personaggio che fin dal primo libro ho apprezzato molto. Mi vuoi raccontare qualcosa di lei?
S.V. Amelia parla molto più con i fatti che con le parole. Riflette, ma soprattutto si guarda intorno, ascolta le persone intorno a sé, e poi agisce. Ha bene in mente i suoi desideri, ma è consapevole che a volte ci si può ingannare, che la realtà non è sempre come si immagina, che non è un fallimento ripensarla e ripensarsi. In Neroinchiostro, Amelia dice di non voler fare la rivoluzione sulla sua pelle. Non è un’eroina, è una ragazza come molte che non sono passate alla storia per aver aperto una grande breccia nella lunga muraglia della disparità di genere, ma che con la loro vita quotidiana hanno tolto pietra dopo pietra, facilitando e proseguendo il lavoro delle compagne.
- MaBal – In entrambi i libri, dai spazio alla passione del brigadiere Moretti per le nuove tecniche investigative, è stato complicato prepararsi?
S.V. È stato molto affascinante. La storia delle scienze forensi, che nascono proprio alla fine dell’800, è materia che mi ha sempre incuriosito. Per fortuna in rete si trovano preziose fonti di prima mano, e molti studi sono ormai disponibili sull’argomento. Una manna, direi!
- MaBal – Ho notato che alcune delle figure femminili, che tu descrivi, Amalia ma anche Nina e Marietta in Chimere, sono donne moderne per i tempi, guardano al futuro, vogliono trovare il loro spazio nel mondo, è una scelta voluta quella di descrivere donne che, per quanto possibile, agiscono e non subiscono?
S.V. Sono state loro stesse, con le loro scelte e la loro storia personale a mostrarmi questo aspetto. Costruendo il loro sviluppo ho compreso cose importanti: agire non è sinonimo di vincere. Cercare il proprio posto nel mondo non significa trovarlo lì dove si pensava. Guardare al futuro è importante, ma alcune risposte vanno cercate nel passato, per potersi orientare nuovamente. Nel loro quotidiano, i miei personaggi femminili imparano questo sulla loro pelle. Sembra paradossale, ma solo così riescono a conquistarsi la possibilità di una vita diversa, non riesco a dire più felice, ma di sicuro più somigliante a quello che sono.
9.MaBal – Anche in questo romanzo il finale ci fa intravedere una continuazione della storia. Ci stai già lavorando?
S.V. Sì, e credo sarà un viaggio lungo e interessante. I miei personaggi riescono sempre a stupirmi, non si rendono conto del gran lavoro che mi chiedono ogni volta che cambiano strada senza avvisarmi.
10.MaBal – Sara, fai l’insegnante e si dice che ragazzi e ragazze non leggano libri. Me lo confermi? Cosa si può fare per invogliarli alla lettura?
S.V. Lavoro con ragazzi e ragazze tra gli undici e i quattordici anni, sui loro banchi c’è spesso un libro in lettura seppellito tra i quaderni, e nella nostra settimana troviamo sempre un’ora in cui parliamo liberamente dei libri che ci sono piaciuti, li consigliamo, ce li scambiamo. Andiamo nella biblioteca del paese, sfogliamo tutto, tocchiamo tutto, ascoltiamo Claudia che ci racconta le novità. A periodi, leggiamo insieme un libro ad alta voce, un po’ al giorno, finché non finisce. Ci arrabbiamo molto se il finale non è all’altezza, festeggiamo alla grande se ci siamo emozionati fino in fondo. Non so quale posto avranno i libri nelle loro vite, ma intanto sono felice di vedere che nella nostra quotidianità la lettura è molto presente.
- MaBal – Siamo nella cucina di Giallo e Cucina e non posso fare a meno di chiederti se hai un piatto preferito o un cibo-rifugio?
S.V. La pizza! Appena sfornata è meglio, ma va bene anche fredda, riscaldata da ieri, a colazione, a ricreazione, e pure come dessert!
Sara, grazie per essere stata ospite nello spazio dedicato alle interviste di Giallo e Cucina.
foto di Roberto Gandola