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Oggi parliamo con Massimo Padua (a cura di Matteo Ferrario)

 

Qualche domanda a Massimo Padua, un autore poliedrico con alle spalle ormai un percorso di oltre dieci anni, che dopo l’esordio con Fernandel l’ha visto spaziare tra narrativa non di genere e, come nel suo nuovo romanzo, atmosfere thriller-gotiche.

 

Ciao Massimo, nel tuo profilo biografico si fa cenno alle molte attitudini emerse nel corso degli anni, e alle esperienze come cantante di pianobar e attore. La scrittura, tuttavia, sembra essere una costante nel tuo percorso, e l’hai portata avanti in diverse forme: sia racconti che romanzi, poesia, narrativa per adulti ma anche per ragazzi, di genere e no. Da dove hai iniziato, e da quale fra questi molti campi di cui adesso ti occupi?

“Sono sempre stato un tipo all’apparenza molto tranquillo. In realtà sono alla costante ricerca del modo migliore o quello più congeniale per esprimermi. A dispetto della timidezza con la quale da giovanissimo mi sono scontrato più volte, ho provato ad affrontare esperienze artistiche che mi hanno aiutato a superare quei limiti che io stesso mi ero imposto. Ho iniziato con il comporre canzoni, e poi il canto, quasi per gioco, è diventato un lavoro. Il mio approccio verso la recitazione, invece, è avvenuto per puro caso. Ho accettato proposte per curiosità, ho frequentato corsi e laboratori, e alla fine mi sono innamorato di quel mondo, anche se adesso lo sento molto lontano. In tutte queste esperienze mi sono divertito, ho sofferto, sono stato gratificato, ho avuto crisi e le ho sempre superate. Ma attraverso questo percorso, solo la scrittura è stata davvero terapeutica. In fondo è l’espressione che più mi si addice. Posso mettermi a nudo senza essere al centro dell’attenzione, nascondermi tra le pagine e allo stesso tempo rivelarmi attraverso concetti e personaggi insoliti. Scrivere e raccontare storie è quello che mi fa sentire più vivo, ma il “segreto” è non esserne schiavo e, soprattutto, non avere come obiettivo assoluto la pubblicazione: non propongo agli editori tutto quello che scrivo.”

 

Parliamo del nuovo nato, il thriller gotico Attitudine alla notte (Runa editrice), in libreria dal 24 marzo. Si tratta di un ulteriore passo nella direzione tracciata dal precedente L’ipotetica assenza delle ombre?

“Credo che Attitudine alla notte vada un po’ oltre. Pur essendo un romanzo con un impianto piuttosto realistico, come pure lo era L’ipotetica assenza delle ombre, le vicende qui raccontate sconfinano e a un certo punto perfino il protagonista non capisce più cosa stia avvenendo nella sua vita. Nella parte conclusiva, la storia vira quasi verso l’horror, anche se la mia reale intenzione è quella di raccontare attraverso metafore le dinamiche della famiglia e i “mostri” che vivono dentro di noi e che a volte hanno il sopravvento anche all’interno di rapporti consolidati. In fondo è una storia di accettazione.”

L’anno scorso hai avuto un’idea che mi è piaciuta molto, quella di una serie letteraria dalle atmosfere cupe e introspettive, intitolata “L’abbandono” di cui sono usciti in ebook i primi due episodi. Approfitto di questo spazio per chiederti se ci sarà un seguito, e quando.

“Ti ringrazio per questa domanda perché sono legatissimo a L’abbandono, un esperimento che è piaciuto molto ai lettori. Nato come un semplice racconto lungo, a poco a poco la storia mi ha tormentato fino a tentare di espandersi. Ho deciso quindi di assecondarla e all’inizio l’idea di una serie mi è sembrata intrigante, per quanto azzardata. Adesso, a distanza di tempo, posso dire che ci sono state delle rivoluzioni nella trama e quindi la serie è stata interrotta… ma solo perché uscirà integralmente in un unico volume che suppongo possa essere pubblicato verso fine anno o, al massimo, all’inizio del 2017. Sono anche abbastanza sicuro che sarà edito sia in ebook che in cartaceo, per la gioia di chi predilige il libro fisico.”

 

Quali sono i tuoi autori – o libri – di riferimento?

“Ne ho tantissimi e non è facile scegliere, anche perché mi piace navigare un po’ in tutti i generi. Diciamo che principalmente sono affascinato dalla scrittura, più che dalla storia, e dalla forma adottata dallo scrittore per raccontare. Quindi mi capita di innamorarmi delle parole e delle frasi scarne ma potentissime di Agota Kristof e poi sciogliermi nella lettura di romanzi dallo stile più ricercato. Sono attratto dalle immagini contorte e angoscianti di Kafka, ma mi diverto anche nella lettura di testi divertenti e ironici di autori come Nick Hornby o del nostro Morozzi, per fare qualche esempio. Inoltre, negli ultimi anni, complici le esperienze come collaboratore di alcune realtà editoriali, leggo con piacere esordienti italiani perché credo che ci sia ancora molto da raccontare.”

 

Vuoi parlarci della collaborazione con Antonio Tombolini editore, per il quale curi una collana di genere mystery-noir, e magari anche dare qualche indicazione a chi fosse interessato a proporre un suo lavoro?

“Sono molto felice di questa collaborazione. Quando mi è stato chiesto di curare la collana “Oscura”, ho accettato subito con entusiasmo. Lo avevo già fatto per la vecchia e, secondo me, “gloriosa” Voras edizioni e non nego che un po’ mi mancava il contatto diretto con gli aspiranti scrittori. Non è facile, perché troppo spesso ci si imbatte in persone che non accettano un rifiuto o, ancora peggio, i consigli e i suggerimenti di chi vuole solamente indirizzarli, però è più forte di me: se posso fare qualcosa per aiutare uno scrittore a esprimersi e a trovare la propria strada, non mi tiro certo indietro. Non sono nessuno, questo è chiaro, e non ho la bacchetta magica… però nel mio piccolo una spinta posso darla. Quando lavoravo per la Voras, per esempio, ho avuto diverse occasioni, insieme all’editore, di scoprire, rilanciare o far esordire autori validissimi che poi hanno intrapreso la loro strada con successo e soddisfazione. La stessa sincera soddisfazione che provo anch’io ogni volta che leggo di un loro nuovo libro in uscita con grandi editori. Quindi, chissà che il “miracolo” non si possa ripetere! Per proporre un testo per la mia collana, vi rimando al sito di Antonio Tombolini editore. Lì trovate tutte le indicazioni, anche delle tante altre collane, e una descrizione di quello che cerchiamo.”

 

Prossimi progetti di scrittura: dobbiamo aspettarci altri lavori dalle atmosfere gotiche, o un ritorno a quelle intimiste e delicate di A un passo dalla luna piena?

“Tra i prossimi progetti c’è, come dicevo prima, L’abbandono in versione integrale, quindi un altro lavoro dalle atmosfere decisamente inquietanti, ma altri romanzi sono alla ricerca di editori. Primo fra tutti, un testo per ragazzi dove non mancano misteri da risolvere, ma in un contesto molto diverso, più leggero e perfino divertente. Sono soddisfatto di questo lavoro anche perché credo non sia facile scrivere un romanzo per lettori più giovani. Spero di essere stato all’altezza! In cantiere, poi, ci sono un thriller/horror e una storia tutta al femminile che sto per terminare in questi giorni.”

 

Come d’obbligo, dato che ti sto intervistando per Gialloecucina, ti saluto chiedendoti una ricetta da consigliare ai lettori.

“Pur cavandomela discretamente in cucina (mia madre è stata una cuoca), devo ammettere di essere diventato un po’ pigro da questo punto di vista. Però, quando mi voglio coccolare un po’, allora mi vengono sempre in mente i tagliolini con panna, salmone e noci tritate. Non mi chiedere di spiegare passo per passo il procedimento (l’ho detto, no? Sono pigro!), tanto è facilissimo! E se ci riesco io…”

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Luca Crovi

Luca Crovi, milanese, redattore ed editor alla Sergio Bonelli Editore, curatore del “Commissario Ricciardi a fumetti”, scrittore, saggista, conduttore radio, componente della giuria del Premio

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