Il nostro Speciale sul concorso letterario La Quercia del Myr si conclude con l’intervista allo scrittore Nicola Valentini, vincitore dell’edizione 2024 nella categoria romanzi editi con il thriller “I sette angeli” (0111edizioni).
DB Il nostro blog Giallo e cucina ha il piacere di averti ospite nello Speciale interamente dedicato alla Quercia del Myr e prima di soffermarci sul tuo romanzo vincitore della settima edizione, ti vorrei chiedere cos’ha rappresentato nella tua carriera di autore partecipare a questo concorso letterario e come hai vissuto questa magnifica esperienza?
NV: Dario, intanto comincio con i ringraziamenti, a te e a tutto lo staff di Giallo e cucina per avermi voluto ospitare e ai lettori e alla giuria del Premio. In tutta sincerità, non mi aspettavo di vincere. I sette angeli è stato pubblicato solo da pochi mesi e ancora non sapevo come sarebbe stato accolto. Inoltre, alla Quercia del Myr sono giunti in finale autori di grosso spessore ed esponenti di case editrici rilevanti.
All’inizio ho vissuto la serata con spensieratezza, perché ero già contento di trovarmi a Ormea tra i finalisti, ma poi ammetto che una volta in sala sono stato travolto dalla tensione e dall’emozione. È come se solo in quel momento mi fossi reso conto dell’importanza del premio.
La vittoria della Quercia è di sicuro un momento importante per me perché ha già dato slancio alla mia carriera di autore con altre premiazioni e con l’organizzazione di nuovi eventi. Adesso sta a me farmi trovare preparato.
DB Un romanzo che ha una trama che si svolge su due binari paralleli e che ha come protagonisti, l’investigatore privato Rolando Ferri, ex poliziotto dell’antimafia che indaga su uno strano suicidio di una giornalista e il commissario Francesca Costa che deve far luce sull’omicidio di un personaggio già noto alle forze dell’ordine. Questi due eventi sono collegati a un caso che risale al 2010 nel quartiere periferico di Barona a Milano, dov’è scoppiato un incendio che ha interamente bruciato l’edificio e nel quale ha visto la morte di sette ragazze che si portano dietro un passato di violenza e abusi. L’indagine che a distanza di anni e che non ha ancora un colpevole prenderà il nome della “strage dei sette angeli”. Come nasce l’idea di scrivere un thriller che tratta un tema ricorrente e all’ordine del giorno come il femminicidio?
NV: Sono molto sensibile all’argomento del femminicidio, per questo volevo trattarlo senza rinunciare alla mia passione per il thriller. Credo che parlare e scrivere di un qualunque problema serva a mantenere viva l’attenzione su di esso, ben consapevole che ci vorrà parecchio tempo, se non per eliminarlo, quanto meno per limitarlo. Ma ho voluto scrivere I sette angeli anche per un altro motivo, ovvero dare voce alle storie poco o per niente discusse. In TV vengono seguiti i casi che fanno più scalpore, ma quelle che impariamo a conoscere dalle trasmissioni sono soltanto alcune delle vittime.
In ogni caso, ci tengo a sottolineare che le vittime di femminicidio lo sono due volte, prima del maschio violento di turno e poi di una società che non è stata in grado di difenderle e che si dimentica di loro troppo presto.
DB Quel che colpisce di questa storia è proprio il titolo “i sette angeli” che possiede qualcosa di profondamente religioso, basti pensare agli angeli di Dio o nella tradizione ebraica ai sette angeli caduti, sono figure eteree che risplendono nella loro purezza, a prescindere dall’idea del romanzo in sé, ma cos’ha determinato la scelta di questo titolo?
NV: Il numero sette è parecchio ricorrente nelle varie religioni.
Nel Cristianesimo troviamo i peccati capitali, i Sacramenti, i dolori di Maria, i segni dell’apocalisse con i sigilli, le trombe, i calici; nell’ebraismo conosciamo i bracci della Menorah, mentre il Corano cita i sette cieli e le sette porte dell’inferno, ma anche le pratiche che devono compiere i pellegrini alla Mecca e i giri intorno alla Kaaba.
Infine, gli arcangeli sono sette. Le immaginiamo come figure eteree e pure come dicevi tu, in realtà sono spesso rappresentati armati e in atteggiamenti bellicosi, basti pensare a San Michele che brandisce la spada e schiaccia Satana. Gli angeli sono spesso sinonimo di giustizia e vendetta, ma nel romanzo ho voluto che l’aspetto di purezza e candore appartenesse solo alle vittime della strage, sette appunto.
DB Il romanzo non verte solo sulla figura dei sette angeli vittime di un incendio, ma abbiamo anche due protagonisti: Rolando Ferri nelle nuove vesti di investigatore privato dopo una disgrazia che lo tormenta e che non intendo svelare e il commissario Francesca Costa indagare su due casi in apparenza differenti. Un mix di situazioni che hanno reso il thriller adrenalinico e avvincente, secondo te qual è stato il segreto di questa storia che ha catturato la giuria di Ormea e anche noi lettori?
NV: Per fare in modo che una storia rimanga impressa nei cuori e nella mente di un lettore, è necessario raccontare qualcosa di credibile, parlare di problemi comuni a tutti noi o di cui conosciamo l’esistenza. È fondamentale immergersi letteralmente in ognuno dei personaggi che presentiamo, prestare attenzione ai dialoghi, che devono essere incisivi, ma anche credibili. E poi parlare di aspetti e luoghi a noi noti, descrivere l’ambiente e l’atmosfera che circonda i protagonisti affinché il lettore possa viverlo in prima persona, respirare lo smog di Milano, il fumo del bar, sentire il rumore del tram, percepire l’umidità della pioggia.
Un thriller, ovviamente, deve anche avere ritmo e colpi di scena.
Personalmente mi piace aggiungere delle riflessioni sui sentimenti più comuni come l’amore, il dolore, il passato, la vendetta. Nella serata finale di Ormea l’annuncio del romanzo vincitore è stato fatto con la lettura dell’incipit de I sette angeli, una mia considerazione sul tema del passato.
DB Giallo e Cucina ti ospita per la prima volta e curiosiamo sempre un po’ sulla formazione letteraria dei nostri ospiti. Nicola quali sono le tue opere a cui sei particolarmente legato e nel genere thriller-noir ci sono scrittori di riferimento?
NV: Sono cresciuto con le avventure di Sherlock Holmes e Poirot, mentre nella letteratura gialla moderna ho una predilezione per Elizabeth George.
Nel panorama letterario in generale, ho letto tutto, e in alcuni casi riletto, di Valerio Massimo Manfredi, anzi, è un mio grande sogno quello di poter incontrarlo.
DB Ringraziamo Nicola Valentini per essere stato ospite di Giallo e Cucina nello Speciale dedicato alla Quercia del Myr 2024 e ci concediamo con un’ultima domanda. Cosa bolle in pentola per il futuro? C’è un nuovo romanzo in arrivo?
NV: Più che bollire, è già pronto! A giorni sarà pubblicato da Arpeggio Libero il mio sesto romanzo, il quarto thriller dal titolo Mare e sangue. Ne sono particolarmente contento per due motivi. È da quando ho cominciato a scrivere che volevo ambientare una storia nella mia città di origine, Taranto, mescolando gli aspetti a cui sono più legato, la questione ILVA, la criminalità, i riti della settimana santa, il mare, e finalmente ho confezionato la trama che mi soddisfa.
In Mare e sangue incontreremo un personaggio brutto e odioso che citerò sempre con il solo cognome, Sisto. Si tratta di un delinquente e sarà lui a svolgere un’indagine per conto del suo boss. Naturalmente, essendo un thriller non mancheranno i colpi di scena.
Il secondo motivo per cui sono molto emozionato per la sua uscita, è il fatto che Arpeggio Libero ha sede a Lodi, la città che mi ha adottato ormai da diversi anni.