Oggi Presentiamo...

Oggi parliamo con… Divier Nelli

Intervista a cura di Adriana Rezzonico

 

Abbiamo il piacere di accogliere oggi nella nostra cucina Divier Nelli. Benvenuto e grazie per il tuo tempo.

Grazie a te per questa intervista.

 

Sei considerato uno degli autori contemporanei più interessanti del momento. Ti racconti ai nostri lettori?

Sono uno scrittore, editor e consulente editoriale nato a Viareggio. Ma prima ancora, sono stato bagnino, barman, cameriere e guardiano notturno…

 

Come è nato “Il giorno degli orchi” e quali difficoltà hai avuto durante la stesura?

È nato dalla domanda: cosa succederebbe se una ragazzina bella e intelligente decidesse, assieme ad alcuni amici, di creare falsi account su un social per ricattare uomini maturi per denaro? La difficoltà più grande credo sia stata quella di raccontare un certo lato del mondo degli adolescenti in modo credibile. Spero di esserci riuscito.

Che significato ha il fascino per te, e cosa e chi ti affascina?

Il fascino per me è qualcosa che riesce ad attirare la mia attenzione. Mi affascinano le cose semplici, ma che sotto la superficie nascondono una grande complessità, un grande lavoro per renderle tali.

 

Che tipo di percezione hai sulla nuova generazione?

Molto positiva. A volte noi adulti restiamo colpiti da alcuni atteggiamenti dei più giovani. Dovremmo ricordarci più spesso di essere stati adolescenti anche noi.

 

Quali sono i tuoi progetti editoriali futuri?

In tarda primavera sarà ripubblicato per Tea Il lungo inganno, thriller storico che scrissi qualche anno fa con Leonardo Gori. Ho pronto un romanzo nuovo, e uno è in fase di lavorazione molto avanzata. Si tratta di due storie molto diverse tra loro, anche per genere.

 

 

Prima di congedarci ci doni una citazione e una ricetta preferite? È tradizione per Gialloecucina.

“Il gioco è un corpo a corpo col destino”, Anatole France. L’ho inserita nel romanzo che sto ultimando.

 

Ecco la ricetta della famosa Intruglia, una zuppa tipica versiliese del periodo invernale a base di cavolo nero. In ogni famiglia cambiano leggermente ingredienti e modo di preparazione, ne esistono mille varianti. Quella che segue mi è stata insegnata qualche anno fa. È la versione di Albertina, mamma di Alessandro Giannetti, mio carissimo amico e grande cuoco del Circolo Casale in località Ripa, Pietrasanta.

 

Ingredienti per 4 persone:
300 g di farina gialla
350 g di borlotti freschi sgranati a mano

1 litro di brodo (fatto con odori e un gambetto di prosciutto), cipolla, sedano e carota per soffritto

1 patata
Cavolo nero (circa 4 mazzi)

Concentrato di pomodoro
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe.

Cuocere i fagioli nel brodo e passarne più della metà al setaccio. Preparare un soffritto di sedano, carota e cipolla, rosolandolo nell’olio, quindi versarlo nel brodo con la purea di fagioli. Unire la patata a tocchi, il cavolo a striscioline e anche una puntina di triplo concentrato di pomodoro. Salare e far cuocere per circa quindici minuti. Aggiungere poi, a pioggia, la farina gialla e cuocere, sempre mescolando, per altri quaranta minuti. Deve risultare una polentona morbida: se occorre, ammorbidire ulteriormente col brodo. Servire in piatti individuali con abbondante olio d’oliva. Se la si tiene un po’ più densa, una volta raffreddata può essere tagliata a fette e fritta nella tipica padella nera di ferro.

 

Ringraziamo Divier Nelli e vi invitiamo a leggere “Il giorno degli orchi”

 

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