Intervista a cura di Virna Condotta
Oggi ho il piacere di fare una chiacchierata con Antonio Manzini, creatore di Rocco Schiavone, vicequestore romano trapiantato ad Aosta protagonista sia di numerosi racconti che di cinque romanzi amatissimi dal pubblico, dai quali è stata tratta una serie con protagonista l’attore Marco Giallini, che sarà trasmessa nei prossimi mesi in televisione.
Antonio, 52 anni, romano, ha lavorato come sceneggiatore e come attore cinematografico e televisivo.
Il suo primo romanzo, “Sangue marcio” è stato pubblicato nel 2005 e il successo editoriale è arrivato indubbiamente con la saga di Schiavone, che parte con il romanzo “Pista nera”.
Senza tema di essere smentita ammetto di essere stata colpita dalla cordialità e dalla disponibilità di Antonio, che ringrazio a nome dello staff di Giallo e Cucina per averci concesso questa intervista.
Antonio, nella tua vita sei stato attore, sceneggiatore, regista, scrittore. In quale di questi ruoli ti trovi più a tuo agio?
L’attore non lo faccio più, il regista è stata una scommessa fatta coi miei amici per poter lavorare a una storia folle e disarticolata. Diciamo che scrivere è quello che preferisco fare.
Ce n’è uno in cui ancora non ti sei calato e che vorresti provare?
L’archeologo. Volevo farlo da bambino ma poi il sogno crollò davanti alla mia imperizia per le lettere antiche.
Sei diventato la persona che volevi essere da grande?
Ci lavoro ogni giorno.
Il vicequestore Schiavone è senza ombra di dubbio il personaggio più amato dei tuoi romanzi. Avresti mai immaginato un tale successo di pubblico per un poliziotto scorbutico e un po’ sopra le righe?
Assolutamente no. E’ stata una sorpresa, una bellissima sorpresa, scrivere un personaggio poco accattivante e così respingente era una cosa che volevo fare, che sentivo di dover fare, anche se, questo lo pensavo fin dall’inizio, non avrebbe incontrato i lettori. Invece…
Ti chiedo adesso di raccontare come nascono i tuoi romanzi.
Sono pensieri, appunti, idee che magari ti colgono nel mezzo della notte o mentre guidi.
Mentre guido, anzi, ne vengono tantissimi.
Poi cominci a buttare giù uno scheletro, una scala di massima che puntualmente non rispetti. Poi lo scrivi, lo riscrivi, lo riscrivi, lo riscrivi…
A volte capita involontariamente che i personaggi dei libri assomiglino a persone che l’autore realmente conosce. Per te è così? Ti sei mai vendicato di qualcuno affibbiandogli un ruolo sgradito?
Mai. La fantasia è più ricca della realtà. Attingi alla realtà, è vero, ma poi ti devi togliere la zavorra, sennò resti inchiodato a terra.
C’è un libro che vorresti aver scritto tu, e perché?
La montagna incantata. Perchè è un capolavoro inarrivabile.
Cosa fa Antonio Manzini nel tempo libero, se ne ha?
Sto con mia moglie, leggo, appena nevica vado a sciare per una settimana, leggo, frequento il mio amico, leggo.
Tutte le interviste di Giallo e Cucina si concludono con citazione e ricetta preferite dell’autore. Sentiamo le tue?
Non so cucinare, poche cose e non sempre riescono. Le ricette non le conosco, mi piace il cibo sano, possibilmente biologico, non mangio la carne. Dico solo che bisognerebbe spendere molti più soldi per quello che mettiamo dentro il nostro corpo, preferendo prodotti sani e biologici, e meno per i vestiti che ci invece mettiamo addosso. Noto che la maggioranza fa l’esatto contrario.
Alla fine dell’intervista ricordo ad Antonio che non ha indicato la sua citazione preferita e lui, con una semplicità disarmante, risponde: “Non ce l’ho!”
Lo ringrazio quindi ancora una volta e ricordo che, nonostante l’ultimo capitolo della storia di Rocco Schiavone sia uscito solo da un paio di mesi, a ottobre Antonio Manzini tornerà nelle librerie.
Sarà infatti pubblicato “Orfani bianchi”, romanzo dove troveremo stavolta come protagonista un personaggio femminile. Buona lettura a tutti!