Intervista a cura di Marika Campeti
Buongiorno Annalisa, e grazie di averci concesso un po’ del tuo tempo. Noi di Giallo e Cucina abbiamo letto il tuo romanzo “Mistero Siciliano” , recensito sul nostro blog e abbiamo scoperto tante cose su di te e la tua passione per la storia e l’archeologia che ci piacerebbe approfondire.
Oltre a Mistero Siciliano della collana Giungla Gialla, è uscito il tuo saggio “Forse non tutti sanno che Caravaggio” ci vuoi parlare brevemente di quanto sia importante nei tuoi scritti la ricerca storica?
La storia è affascinante, ricca di enigmi, misteri e colpi di scena. In ogni epoca e luogo basta scavare ed emergono vicende appassionanti e personaggi incredibili dalle vite avventurose.
Mentre scrivevo “Mistero siciliano”, che alterna un’indagine poliziesca e archeologica nel nostro tempo con un mistero del passato legato alla caduta di Siracusa ad opera dei Romani, ho scoperto alcune storie davvero pazzesche legate all’ultimo Re di Siracusa, alla sua famiglia e ad Archimede. Mentre scandagliavo nel passato alla ricerca delle vicende più ignote e appassionanti della Siracusa ellenistica, nel presente avvenivano davvero scoperte archeologiche improvise, restituzione di reperti dall’America all’Italia ( come la testa cosiddetta “di Barbablu”) che mi intrigavano ancor di più e mi spronavano a costruire per i miei lettori un intreccio divertente. Se io per prima mi appassiono alla storia che narro sono certa che anche i miei lettori sperimenteranno il piacere della lettura e della scoperta!Rispondevo prima citando personaggi incredibili; chi lo è più di Caravaggio, pittore sublime, dalle repentine ascese e dolorose cadute, spesso a causa del suo carattere irascibile? Studiando la sua vita da romanzo per il libro pubblicato con Newton Compton mi sono imbattuta nella storia sconosciuta di sua madre, nella vicenda ancora oggi ricca di domande della sua “protettrice” ( o forse qualcosa di molto più importante) Costanza Colonna, e nei buchi neri della sua biografia. Oggi sappiamo qualcosa di più del passato grazie alle scoperte dei documenti e così più di un anno e mezzo fa scrivevo del misterioso omicidio che potrebbe aver coinvolto il pittore a Milano negli anni compresi fra il1588 e il 1591, un crimine che precede il famoso duello nel Campo della Pallacorda dove Caravaggio ucciderà Ranuccio Tomassoni cambiando per sempre la sua vita. Ma ci pensate? Un artista eccelso, un “ dipintore” sublime, che ha ritratto anche il Papa,ha vissuto a Palazzo Madama, ha conosciuto gli uomini più ricchi e important di Roma, provò più volte il carcere e finì la sua vita in modo misterioso. Un gigante Caravaggio sul quale tornerò in un romanzo…
Il personaggio che più emerge in “Mistero Siciliano” è il cattivo. Morfeo oltre a essere perfido e affascinante è anche molto colto e vediamo la bellissima Siracusa attraverso i suoi occhi. La tua città è un’altra protagonista del tuo romanzo?
Sì, è proprio così. Siracusa è un’altra protagonista oltre a Morfeo, il crudele assassino un po’ Diabolik un po’ l’archetipo dell’esteta contemporaneo. Siracusa è luci e ombre, passato mitico e modernità resa opaca da una criminalità che si fa sentire, per nulla silenziosa. La città è bifronte come lo stesso Morfeo, dall’identità misteriosa, inafferrabile. Quando pensi di averlo individuato ti rendi conto che hai sbagliato tutto. E così è la città: quando pensi di averla conosciuta spunta un’altra vicenda, un passato nascosto e la tua curiosità ricomincia. Siracusa è greca, romana, araba, ebraica, normanna, spagnola, barocca….Siracusa è una città che io chiamo dalle “Mille e una storia”: dalla fondazione greca alla prima metà del Novecento migliaia sono le storie da raccontare. Ma Siracusa è anche ombra oltre che luce. Pochi giorni fa ancora numerosi arresti per crimini legati agli stupefacenti e esplosioni di bombe carta in pieno centro.
Quale tra i personaggi di “Mistero Siciliano” senti più vicino a te, e perchè?
Marco Graziano, l’archeologo, in un certo senso, è il mio alter ego. Questo personaggio incarna il mio sogno: da bambina volevo fare l’archeologa. Mi sono molto divertita a raccontare le esplorazioni del dottor Graziano, incaricato di effettuare uno scavo in una misteriosa tomba sotterranea. Amo molto il cinema e la serie Indiana Jones è tra le mie preferite. Da una vita sono una fan accanita di “Indiana” e così nelle scene più pericolose, quando Graziano entra nel sepolcro inviolate ritrovato per caso accanto alla necropoli dei Re, preso dall’ansia e paura di trappole micidiali, l’ho trasformato in Indiana Jones, con tutto il suo corredo di emozioni, pathos e colpi di scena.
Si avverte nei tuoi scritti una grande passione per l’archeologia, si spazia dall’Egitto, alla Grecia, a Roma, fino alla mitologia. Vuoi parlarci di come hai affrontato in questo romanzo queste tematiche “da secchiona” riuscendo a renderle interessanti e mai noiose per il lettore?
Sono abituata a raccontare. Sono spesso invitata a conferenze, seminari trattando di storia, arte, letteratura e mitologia. Amo parlare in modo semplice e accattivante in modo che il mio discorso arrivi a tutti e incuriosisca. Dico sempre che è come se io e i miei lettori prendessimo un caffè o un aperitivo , seduti, a chiacchierare. Io racconto così in modo informale. Poi offro la possibilità di consultare documenti e fornisco approfondimenti. La peculiarità della mia scrittura è il grande amore che sento per le storie che narro, tutte dotate di “valore” ma un’altra grande palestra di narrazione è stata la scuola. Ho insegnato per quasi vent’anni a bambini e ragazzi, ma anche ad adulti, e ho imparato come raccontare tenendo desta l’attenzione senza stancare. Da quando scrivo, prima per il quotidiano La Sicilia con cui collaboro da 15 anni, poi pubblicando saggi e romanzi per diverse case editrici, pian piano sto imparando a raccontare disegnando un mondo e il suo contesto: poi il lettore trova nei miei scritti le piste per approfondire in base alla sua cultura e formazione. Nel thriller Mistero siciliano dai commenti dei lettori mi sono accorta che ha riscosso un grande successo la storia del tedesco Seume che nel 1800 venne a Siracusa a piedi, così come la tragica vicenda della principessa Armonia, che fu uccisa prima della caduta della città di Siracusa nel 212 a.C.
Perché la tua scelta è ricaduta sulla misteriosa figura di Archimede?
Archimede è stato un protagonista della storia e della scienza del III secolo a.C. ma nel mondo è considerato uno dei personaggi più importanti della storia dell’umanità. Ritengo, invece, che in Italia e in Sicilia sia dimenticato e questo mi dispiace moltissimo Nonostante alcuni storici continuino a pubblicare approfondimenti su Archimede il silenzio lo circonda. Nessuna manifestazione, convegno, seminario…Così come è avvenuto per la sua tomba, che Cicerone trovò abbandonata dai siracusani, così è avvenuto per la sua vita e le sue opere. La vicenda di Archimede è davvero di grande ispirazione per uno scrittore perché ci sono dei periodi ignoti trascorsi in Egitto, addirittura ad Alessandria con gli studiosi della Biblioteca, e perché ancora oggi non sappiamo risolvere l’enigma della sua morte. Assassinato per ordine dei Romani? Ucciso per caso? Rapinato e poi ammazzato? Non lo sappiamo ancora. Così mi sono “gettata” nei blackworms, nelle lacune storiche e ho immaginato una storia di Archimede che lo lega profondamente all’Egitto e alla sua cultura e lo racconta più umano, non solo scienza, fisica, invenzioni e matematica, ma anche sentimenti. L’originalità dell’intreccio che fa “ping pong” fra l’oggi e il passato, pietanze comprese, dalla birra egiziana al Nero d’Avola, dal pesce cotto alla greca alle arancine, ha reso attraente il thriller anche per il pubblico del Museo Egizio di Torino che l’ha inserito nell’offerta del suo bookshop.
In una recente chiacchierata abbiamo scoperto che sai tantissime curiosità sui personaggi del passato. Per esempio che Leonardo aveva inventato delle ricette di cucina. Ce ne vuoi parlare?
Leonardo si è interessato alla cucina e al funzionamento delle cucine. Quando operò a servizio del Moro ( 1484-1500 circa) a Milano disegnò diversi congegni per aiutare i cuochi e anche gli agricoltori. Progettò macchine per spremere le olive ad esempio oltre a impianti di irrigazione. Disegnò un girarrosto automatico e un portavivande ( antenato dei portavivande del 1800) . Un aneddoto lo vede addirittura locandiere a Firenze negli anni 70 del 1400 ma non ci sono prove documentali; gestiva una locanda con Sandro Botticelli, altro valentissimo pittore, chiamata “Le tre rane” dove gli arredi erano dei fondali “rubati” alla bottega del Verrocchio. La “fabula” racconta che già a quei tempi Leonardo fosse vegetariano e servisse zuppe. La locanda chiuse dopo poco tempo. Che non si cibasse di carne non ne siamo certi; si tende, invece, a pensare che Leonardo non fosse proprio vegetariano ma dovesse arrendersi al costo esorbitante della carne. E’ vero, però, che in diverse occasioni Leonardo abbia fatto intendere di non essere disposto a fare del suo corpo “albergo di animali morti”. Del periodo milanese si ricorda la ricetta dell’acqua di rose; in alcuni testi viene riportata come profumo, in altri come “Tisana”. L’estratto di rose veniva poi addolcito con del miele. Tra le ricette che vengono attribuite a Leonardo, ma non sappiamo se le abbia inventate o riprodotte con cambiamenti, alcune pietanze, note come torta di ceci o torta di mandorle. Un testo utilissimo è “Leonardo e la cucina rinascimentale” di Sandro Masci che ricorda anche le ricette in uso al Castello Sforzesco nel periodo in cui Leonardo svolgeva anche la funzione di maestro di cerimonie e scenografo. Si dice che fu proprio in quegli anni che nacque il panettone originale milanese. Mi piace ricordare che al Castello Sforzesco in occasione di banchetti importanti, come per i tre matrimoni seguiti da Leonardo, alcune pietanze fossero servite su “foglia d’oro” e fossero progettati piatti scenografici.
Hai in mente un nuovo romanzo dove troveremo di nuovo Morfeo come protagonista?
In questi giorni sto terminando un saggio sulla vita di Leonardo da Vinci ma per Morfeo ho in mente una nuova storia che lo vedrà impegnato in un’altra attività particolarmente redditizia. Sarà, però, eccessivamente spericolato e incontrerà di nuovo il vicequestore Regazzoni sulla sua strada che ,forse, troverà la pista giusta anche per risolvere il delitto irrisolto della Contessa che lo tormenta da anni. Cambierò location, partendo sempre da Siracusa. Mi sposterò in altre località da sogno.
Lavori come dirigente scolastica, vuoi lasciare un messaggio ai lettori più giovani sull’importanza della lettura in un mondo guidato dalla velocità dei social?
Ti ringrazio per la possibilità che mi dai di esprimere un mio auspicio. Quando incontro dei giovani o giovanissimi che non leggono sono molto dispiaciuta e mi capita spesso. Vorrei dire ai ragazzi di leggere, approfondire, soddisfare le proprie curiosità. Di farsi un regalo leggendo, perchè i libri li aiutano a viaggiare, a pensare, stimolano la loro creatività. Leggere presuppone un tempo meno frenetico, più lento, che li aiuta a fermarsi un momento e a riflettere, a fare ricerche, magari, sulle cose che non conoscono. La lettura di libri aiuta a crearsi un bagaglio di pensieri, stimola a formarsi un’opinione dei fatti del mondo, esercita il pensiero critico.
Oggi emergere come scrittore è molto difficile, hai un consiglio da dare a chi vuole intraprendere la carriera di scrittore? Cosa diresti a chi ha un romanzo nel cassetto?
La fortuna conta, è inutile nascondere questa verità. Tuttavia la fortuna aiuta anche gli audaci, allora mi sento di consigliare la partecipazione ai concorsi. Io ho iniziato con Io scrittore. Per due volte sono giunta in finale. Non ho mai vinto ma il primo romanzo è stato poi pubblicato da Mondadori Electa (Il vendicatore oscuro. Caravaggio) il secondo è in programmazione per la collana Giungla Gialla di Mursia, in primavera, un nuovo thriller con protagonista uno spietato collezionista di quadri di Caravaggio. Prima di scrivere, però, bisogna leggere. Io ho letto e leggo tantissimo; classici e contemporanei, stranieri e italiani. E poi vedo molti film, seguo l’attualità e la cronaca, leggo fumetti e graphic novel, mi piace la musica e tutto quello che mi colpisce lo trasferisco nelle mie storie. Anche la gastronomia dei luoghi e la gastronomia storica. Nel romanzo “Il vendicatore oscuro Caravaggio” (ambientato nel 1608) raccontai gli esordi del cioccolato e la genesi delle “impanate” e della “caponata” siciliana.
Ti piace curare i rapporti con i tuoi lettori? Sapere personalmente cosa pensano dei tuoi scritti, interagire con loro durante la lettura?
Parlare, messaggiare con i lettori è ciò che mi piace di più. E’ il momento più bello per me. Io inizio a capire se la mia strada di autrice è giusta e se il libro è bello, quando leggo i pareri dei lettori. Sentire le loro emozioni, confrontarmi sulle scene più emozionanti e sui sensi nascosti nel libro è davvero il mio regalo, quello che mi spinge a continuare a scrivere. Molti lettori trovano nei miei libri aspetti e temi, collegamenti e relazioni a cui io non avevo pensato. In Mistero siciliano ha colpito moltissimo il pubblico la parentesi egizia legata ai culti dei morti.
Io interagisco molto sui social e personalmente tramite messenger e istagram. Addirittura ad alcuni dei miei lettori storici faccio leggere in anteprima alcuni estratti dei nuovi libri. Grazie alla loro disponibilità e obiettività testo le nuove storie e gli intrecci che mi vengono in mente. Ho condotto numerosi incontri sui social dove i lettori mi hanno sottoposto le domande più svariate sui miei libri ma anche su curiosità legate alle storie( il mito di Leucotoe, ad esempio, poco conosciuto, la natura delle terribili e feroci “murene verdi” di Mistero siciliano, la storia del papiro originario di Siracusa, la storia drammatica della Pillirina…).
Il tuo sogno di scrittore ancora non realizzato è quello di…?
Il mio sogno da realizzare è quello di pubblicare un romanzo storico sulla corte di Ludovico il Moro. Ci lavoro da tre anni ma non ho ancora trovato la giusta collocazione. In realtà il sogno è doppio: la storia che ho immaginato sarebbe anche un bellissimo film.
Grazie per la bella chiacchierata. Ora, come tradizione di Giallo e Cucina ti chiediamo di salutarci con una citazione ed una ricetta che ami!
Seneca
L’unica cosa che ci appartiene è il tempo.
Impieghiamo bene il nostro tempo, è l’unica cosa veramente nostra. Anche leggendo e cucinando e perché no? Mangiando!
La mia ricetta preferita, ricordata anche in Mistero siciliano (con un pensiero allo chef Giovanni Guarneri) è la caponata.
La ricetta di mia mamma aggiunge a melenzane, peperoni, cipolla, pomodoro, capperi, olive anche le mandorle.
Tagliate le melanzane a tocchetti, friggetele in abbondante olio caldo e lasciatele a sgocciolare.
Tagliate le cipolle a fette sottili e fatele appassire, nella stessa padella, con olio extra vergine di oliva, scolatele e lasciatele da parte.
Tagliate a pezzetti i gambi di sedano e sbollentateli. Quando saranno cotti, scolateli e fateli rosolare nella padella dove avete precedentemente fatto appassire la cipolla.
Aggiungete le olive verdi tagliate anch’esse a pezzetti e i capperi.
Riunite nella padella anche le melanzane e le cipolle ed unite il concentrato di pomodoro e poca acqua.
Aggiungete le mandorle e lasciate cuocere fino a quando il tutto si sarà insaporito a dovere (ci vorranno circa 30 minuti).
A questo punto aggiungete lo zucchero e l’aceto, mescolate bene e fate cuocere per un paio di minuti, quindi spegnete la fiamma.
Fate riposare.