Trama
Domani è un altro giorno, il film diretto da Simone Spada e scritto da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, vede protagonisti Giuliano (Marco Giallini) e Tommaso (Valerio Mastandrea). I due sono amici da trent’anni ma li aspettano i quattro giorni più difficili di questa lunga e profonda amicizia. Tommaso vive da tempo in Canada e insegna robotica. Giuliano è rimasto a Roma e fa l’attore. Entrambi sono romani “dentro”, seppur con caratteri molto diversi: Giuliano estroverso e pirotecnico, Tommaso riservato e taciturno. Giuliano, l’attore vitalista, seduttore e innamorato della vita è condannato da una diagnosi terminale e, dopo un anno di lotta, ha deciso di non combattere più. Ai due amici di una vita rimane un solo compito, il più arduo, quasi impossibile: dirsi addio. E hanno solo il tempo di un lungo weekend, quattro giorni. Quando Tommaso arriva a Roma bastano poche battute per ritrovare la complicità, quella capacità di scherzare su tutto è fondamentale per esorcizzare l’inevitabile. Inizia così per i due amici un “road movie dei ricordi”. C’è qualche conto da chiudere, ma soprattutto un luogo antico e ricco da ritrovare, da ripercorrere, da riconoscere come qualcosa per cui ne è valsa la pena: è lo spazio intatto e inattaccabile della loro amicizia. Con loro “viaggia” un terzo incomodo, Pato, un bovaro bernese dallo sguardo sperduto, che per Giuliano è praticamente un figlio. Il primo dei conti da chiudere, è trovare una sistemazione proprio a Pato. I quattro giorni della loro ritrovata amicizia sono finiti. Tommaso sta per prendere l’aereo e non si vedranno mai più. Ma il vecchio istrione Giuliano non può lasciare che l’amico gli rubi la scena neanche una volta ed è suo l’ultimo coup de théâtre…
Recensione a cura di Stefania Ghelfi Tani
Domani è un altro giorno è il remake fedelissimo del film spagnolo-argentino del 2015 Truman – Un vero amico è per sempre, vincitore di cinque Premi Goya, diretto da Cesc Gay.
Giuliano e Tommaso sono amici da sempre e non potrebbero essere più diversi: uno estroverso e sarcastico, l’altro chiuso e taciturno.
Giallini e Mastandrea interpretano perfettamente il loro rapporto empatico e complice (amici anche nella vita reale) che si coglie soprattutto nella comunicazione non verbale. Assistiamo a quattro giorni di amicizia e condivisione, insieme agli occhi parlanti del cane Pato, presenza altresì fondante ed emotivamente coinvolgente della storia.
Marco Giallini è molto bravo, riesce a far ridere e ad emozionare, unico neo: non sa piangere. Eccellente anche Valerio Mastandrea che si esprime soprattutto con sguardi e silenzi davvero intensi.
Questa storia richiede molta attenzione nel saper dosare commedia e dramma in un equilibrio sicuramente difficile e delicato. Come comportarsi quando non si ha più tempo, quando la fine è vicina? Come reagire davanti alla consapevolezza che il tuo amico, un tuo genitore, il tuo compagno tra poco non ci sarà più? Questi sono gli interrogativi attorno ai quali si sviluppa il film, e le risposte sono molteplici.
Simone Spada tratta la malattia e la morte con estremo garbo senza cadere nella disperazione, senza pietismo e retorica e senza mai dare giudizi etici e morali. Il tono è sì drammatico ma senza risultare tragico grazie alla capacità di giocare con ironia, come la stessa vita fa e come persone coraggiose riescono a vivere e morire. Si ride, si riflette e ci si commuove. È un dialogo a due voci, malinconico e amaro così come scanzonato e ironico.
Viene affrontato il tema della malattia, della morte e delle scelte “personali” in modo diretto e molto credibile, si accenna al tema insidioso dell’eutanasia, ma con semplicità e autenticità, sempre lasciando il giudizio finale agli spettatori. Si racconta l’accettazione di chi sa che non ha più tempo e di chi gli sta accanto, ma anche la rimozione da parte di chi preferisce non vedere al contrario dei più insospettabili che invece si avvicinano e confortano per quanto possibile. Si parla del gesto d’amore come antidoto al pensiero di morte.
La splendida colonna sonora sottolinea i diversi momenti della pellicola, accompagna emozioni senza mai essere invasiva.
Bisognerebbe sempre trovare un sorriso per alleviare la sofferenza perché… ”succede” come dice Tommaso/Mastandrea rassegnato, bisognerebbe accettare e affrontare l’ostacolo più grande senza rinunciare ad attimi di leggerezza che rendono tutto più sopportabile.
Una commedia drammatica molto toccante sull’esistenza umana e sul senso profondo dell’amicizia. È un cinema delicato, in punta di piedi, in questo caso un passo a due – senza mai dimenticare Pato – dove si sorride dolcemente e si piange sottovoce.