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Palato da Detective

#12 – LA CUOCA-INVESTIGATRICE E IL GOTICO PADANO
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Giuseppe Pederiali e la sua Matilde Messi: ricette, leggende e delitti

Nella tradizione contadina di molte regioni italiane il termine “fola” indicava un racconto fantastico che, nelle lunghe serate invernali, gli anziani narravano ai bambini seduti in cerchio accanto al focolare, l’unico luogo in cui il calore della fiamma riusciva a vincere gli spifferi dei gelidi casolari. Erano racconti popolati di streghe e animali fantastici, nei quali miti e leggende si fondevano con le ballate popolari che i cantastorie portavano di paese in paese, spesso colorati di elementi orrorifici, allo scopo di incutere ai più piccoli un educativo terrore che li mettesse in guardia contro ogni sorta di pericoli.

#12 - LA CUOCA-INVESTIGATRICE E IL GOTICO PADANO
Fig.1.La serie de l’Osteria della fola

Anche la nostra Bassa emiliana, quel lembo di Pianura Padana steso lungo il corso del Po, è ricca di fole, bagaglio culturale cui molti scrittori e qualche regista hanno attinto con mano generosa. Basti pensare a Pupi Avati, maestro del gotico padano, per sua stessa ammissione fortemente suggestionato dai racconti paurosi della nonna, mai dimenticati e anzi tradotti nel suo cinema più apprezzato, da La casa dalle finestre che ridono (1976) a Il Signor Diavolo (2019), a dimostrazione del fatto che la campagna più profonda custodisce una dimensione magica e lugubre al tempo stesso e che “nella cultura contadina il diverso, il deforme vengono associati al demonio”, come afferma appunto uno dei personaggi del suo più recente lungometraggio.

E di quel gotico padano anche Giuseppe Pederiali, il versatile scrittore finalese scomparso nel 2013, mostra di aver assorbito tutti gli umori, soprattutto nella raccolta di sei racconti de L’Osteria della fola (Garzanti, 2003) e nel romanzo postumo La setta dei golosi (Garzanti, 2016), che in quell’osteria ha il suo epicentro narrativo

(Fig.1 – La serie dell’Osteria della fola). Negli uni e nell’altro la Bassa tra le province di Modena, Reggio, Bologna e Ferrara si svela contrada lunatica e terragna che ben si addice a una stirpe di uomini che sa «tenere i piedi bene dentro la propria terra e la testa tra le nuvole, magari fino a sfiorare la luna». Uomini, donne e animali, bizzarri tutti, grotteschi e carnali, irriverenti e teneri, nostalgici e perfidi, danno voce a un coro inusuale ma veritiero, fantastico eppure riconoscibilissimo. E godibile, a ogni pagina di Pederiali che ne è appassionato cantore.

#12 - LA CUOCA-INVESTIGATRICE E IL GOTICO PADANO
Fig. 2 I cuochi di Pederiali

E chi meglio della giunonica e sensuale Matide Messi potrebbe essere la chef de L’Osteria de la fola? Lei che è regina della tradizione culinaria ma investigatrice di non minor talento, lei che porta scritto il suo ambivalente destino addirittura nei suoi stessi geni. Matilde infatti vanta ascendenze illustri, nell’uno e nell’altro campo: da un lato un antenato “scalco” (addetto al taglio della carne) alla corte degli Estensi e un nonno proprietario di osteria, dall’altro un padre poliziotto. Risultato: lei cucina alla grande, tanto da guadagnarsi l’agognata stella Michelin, ma non può sottrarsi alle attrattive di un’indagine ufficiosa quando alcuni notabili del suo ambiente cominciano a cadere come mosche.

Le morti di un giornalista gastronomico e di uno chef rinomato solleticano infatti il fiuto investigativo di Matilde che, a dispetto dei suoi quasi cento chili di non troppo agili attrattive muliebri – la sua, infatti, è “una bellezza che va a peso” – si lancia all’inseguimento del colpevole. O meglio dei colpevoli, visto che si tratta dei membri di una setta, la Setta dei golosi appunto, il cui nefando obiettivo è impadronirsi della Sublime ricetta, in grado a loro credere di regalare l’immortalità.

Non a tutti beninteso, solo a loro che già sono “straricchi e potenti”, “industriali, petrolieri, editori, scrittori, attori, chef… Gente di alta cultura gastronomica… “. Venti membri in tutto che si autodefiniscono “raffinati crapuloni, circolo internazionale di buongustai, associazione per la salvezza delle antiche ricette, amici della tavola rotonda e ben apparecchiata…”. Spietati assassini in realtà, golosi di un potere che va ben oltre quello che già possiedono. E la riflessione di Pederiali, affilata e sagace, sui potenti di oggi che si ritengono quasi semidei e inseguono il prestigio quasi fosse l’unico garante dell’umana felicità, vale da sola la lettura del romanzo.

Ricco, poi, anche di ben altro: personaggi carnali e mai indifferenti, una trama complicata e scoppiettante, ambientazioni vivide che a tratti rimandano a paesaggi rurali di tempi andati, in cui il Po e i suoi umori la facevano da padroni, in cui si pedalava per chilometri alla ricerca di qualcosa che non fosse soltanto una piatta distesa di campi, ma un cinema almeno o una fiera di prodotti tipici.

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Fig.3 Le ricette de l’Osteria de la fola

E una sfilata di succulente ricette – quelle della cucina modenese e ferrarese del territorio, ma anche alcune del ricettario di Cristoforo da Messisbugo, il preteso antenato di Matilde, e di George Auguste Escoffier (Fig.2 – I cuochi di Pederiali), il geniale capocuoco e inventore di ristoranti mitici, nonché padre nella Belle Époque, insieme a César Ritz, del concetto stesso di ristorazione alberghiera – prende vita davanti ai nostri occhi, evocata da Pederiali con sapido realismo di profumi e di gusti: dall’”anguilla arrost in umad” delle valli di Comacchio, prima scottata alla brace poi passata in forno con il sugo, ai “mostaccioli” di Cristoforo da Messisbugo, dolci per le feste che abbinano la dolcezza del cedro candito e del miele al sapore deciso di spezie come il pepe e il cinnamomo e che rimandano al classico panpepato ferrarese; alla “pêche Melba” di Escoffier, nata come lui stesso riferisce “su un letto di gelato alla vaniglia, all’interno di una coppa d’argento incastrata tra le ali di un superbo cigno, scolpito in un blocco di ghiaccio e ricoperto da un velo di zucchero filato” (Fig.3 – Le ricette de L’Osteria della fola).

Come sfilano con altrettanto vigore rinomati ristoranti del territorio, reali e di fantasia: dall’Osteria della Fefa di Finale Emilia con la sua chef Giovanna Guidetti, cui L’Osteria della Fola di Matilde Messi è debitrice di ispirazione, alla modenese Osteria Francescana di Massima Bottura celata nel romanzo dietro l’immaginaria Trattoria Tre rose, l’una e l’altra accomunate dal premio di ben tre stelle Michelin (Fig.4 – I ristoranti di Pederiali, reali e di fantasia).

E se non bastasse, a ribadire il ruolo di cibo e cuochi nella nostra attualità, ci pensano le due citazioni in apertura del romanzo: “Non c’è amore più sincero di quello per il cibo” (George Bernard Shaw) e “Dio fece il cibo, il diavolo fece i cuochi” (James Joyce).

 

#12 - LA CUOCA-INVESTIGATRICE E IL GOTICO PADANO
Fig.4 I ristoranti di Pederiali, reali e di fantasia

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Giuseppe Pederiali, L’Osteria de la fola, Garzanti, 2002

Giuseppe Pederiali, La setta dei golosi, Garzanti, 2016

Cristoforo da Messisbugo, Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale, 1549

George Auguste Escoffier, Le Guide culinaire, Flammarion Lettres, 1998

 

GIUSEPPE PEDERIALI (Finale Emilia 1937 – Milano 2013) ha esordito come narratore alla fine degli anni Sessanta. Autore di romanzi storici, si è affermato nel genere storico-fantastico con la trilogia composta da “Le città del diluvio” (1978), “Il tesoro del bigatto” (1980), “La compagnia della selva bella” (1983). È stato giornalista, ha collaborato con il cinema, la radio e la televisione e suoi racconti sono stati trasposti nei film Luci lontane (1987) e Il sogno del maratoneta, quest’ultimo sceneggiato anche per la televisione. È autore anche di una serie poliziesca che ha come protagonista Camilla Cagliostri, ispettrice finalese di nascita ma modenese per lavoro, in carica presso la questura di Modena: i romanzi Camilla nella nebbia (2003), Camilla e i vizi apparenti (2004), Camilla e il Grande Fratello (2005), Camilla e il Rubacuori (2010), tutti pubblicati da Garzanti, e i racconti Camilla e il tortellino dell’ingordo, nella raccolta Misteri di Natale (San Paolo, 2004); Camilla e il gioco del delitto, nel volume Giallo in città (Aliberti, 2005); Camilla e la taglia di centomila euro, nell’antologia Parma Noir 1 (Gazzetta di Parma, 2005). Camilla Cagliostri fa una breve apparizione anche ne La setta dei golosi (Garzanti, 2016).

Nel 2010 Giuseppe Pederiali ha vinto il premio Pico della Mirandola per la sua carriera di scrittore. I suoi libri sono tradotti in Germania, Inghilterra, Russia, Francia e Giappone.

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