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I maestri del giallo

PIERRE MAGNAN
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Lo scrittore che presentiamo stavolta è nato il 19 settembre 1922 a Manosque, nella regione montuosa fra la Provenza e la Savoia, e sostanzialmente ha sempre vissuto in Provenza. Dopo aver studiato nella sua città natale fino ai dodici anni, dai tredici ai venti ha fatto il tipografo in un’azienda locale, prima di trascorrere otto mesi in una sorta di formazione militare chiamata Chantiers de Jeunesse, in sostituzione del servizio militare. Intollerante di qualsiasi disciplina, nel 1943, in pieno conflitto mondiale, s’è associato ai partigiani dell’Isère, ed è in questo contesto che ha scritto il suo primo romanzo, L’Aube insolite (Julliard, 1946) – edito in Italia da Voland nel 2001 – ambientato in un villaggio delle Alpi durante l’occupazione. Successivamente continuò a pubblicare opere per Julliard (Lignes de force, 1947; Le Monde encerclé, 1949) e infine per Eynard (Périple d’un cachalot, 1950; da noi Il periplo del capodoglio, Voland, 2000).

 

Benché l’accoglienza della critica sia stata positiva, nessuno di questi libri riscosse il favore del pubblico, e allora Magnan, per sbarcare il lunario, si impiegò in un’industria di frigoriferi, dove rimase per ben venticinque anni. Nel frattempo continuò tenacemente a scrivere romanzi, pubblicando  nel 1963 La Mer d’arain, sempre con l’editore Julliard e sempre col medesimo insuccesso, finché, dopo altri quattro rifiuti editoriali, nel 1976, a cinquantacinque anni, venne licenziato per riduzione del personale. Pur demoralizzato e deluso, neanche da disoccupato, però, smise di scrivere; anzi, sperando di potersi avvicinare di più al pubblico, scrisse finalmente un romanzo poliziesco, Le Sang des Atrides, edito da Fayard nel 1977 (in it. Il sangue degli Atridi, 1993), con cui vinse a sorpresa l’anno dopo il prestigioso Prix du Quai des Orfèvres, iniziando di fatto la sua vera carriera di scrittore.

 

Nel Sangue degli Atridi appare per la prima volta il personaggio più famoso di Magnan, il commissario Laviolette, che approfondiremo fra poco e che ritorna in altri otto gialli: Il velo magico (o Il commissario nella tartufaia), La tomba di Helios, Il segreto dei vicoli oscuri, Messaggi di morte, L’albero, La lanterna, Guernica e Il commissario innamorato, mentre ne La polvere della morte Laviolette racconta un fosco mistero narratogli dal nonno, avvenuto nel 1910 nella zona di Digne. In sostanza, comunque, tutti i romanzi di Magnan risultano ambientati nella sua Manosque e dintorni.

 

Dalle poche interviste rilasciate, abbiamo appreso che Magnan amava le montagne, le passeggiate solitarie in luoghi deserti, la contemplazione, la compagnia delle donne, i cani (alla follia), il fai-da-te, le cantate di Bach, il Don Giovanni di Mozart, gli scritti di Stendhal, le Memoires di Saint-Simon. Non leggeva romanzi polizieschi, quindi non aveva modelli di genere da seguire, ma sul comodino affermava di tenere sempre Proust. Fin quasi alla morte ha vissuto con la moglie in una casetta molto piccola, dotata solo dello stretto necessario, in Alta Provenza, dove d’inverno la temperatura media “non supera i sedici gradi, ma in compenso si domina uno spettacolo impagabile di cielo e di montagne.”

 

Magnan è morto il 28 aprile 2012 a Voiron, nell’Isère, dove si era ritirato da poco più di un anno, quando ormai la stagione del successo popolare s’era conclusa tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80. Dopo il Prix du Quai des Orfèvres del 1978, ha vinto infatti il Prix Jean Giono nel 1982, il Premio per il miglior romanzo straniero edito in Svezia nel 1983, il Prix R.T.L. Grand Public nel 1984 (per le oltre centomila copie vendute de La Maison assassinée), il Prix Mystère de la Critique nel 1985 e il Prix Rotary nel 1992.

 

L’elenco che segue dei romanzi di Magnan – limitato alle sole sue opere edite in Italia – rivela un dato singolare: a differenza di altri giallisti stranieri che abbiamo presentato, spesso monopolio dei Gialli Mondadori [GM], Magnan è stato tradotto di più da altri editori nostrani, minori o minimi, come Voland [V], la Biblioteca del Vascello [BV] e soprattutto il romano Robin [R], addirittura il più fedele nel rispetto dei titoli originali di questi romanzi:

 

– 1946, L’Aube insolite (L’alba insolita, V, 2001):

– 1950, Périple d’un cachalot (Il periplo del capodoglio, V, 2000);

– 1977, Le Sang des Atrides (Il sangue degli Atridi, GM n. 2294, 1993; R, 2005);

– 1978, Le Commissaire dans la truffière (Il velo magico, GM n. 2327, 1993; Il commissario nella tartufaia, R, 2005);

– 1980, Le Tombeau d’Helios (La tomba di Helios, GM n. 2383, 1994; R, 2004);

– 1980, Le Secret des Andrônes (L’incerata nera, Vallardi, 1983; Morirai per ultima, GM n. 2370, 1994; Il segreto dei vicoli oscuri, R, 2006);

– 1982, Les Charbonniers de la mort (La polvere della morte, GM n. 2411, 1995; I carbonai della morte, R, 2007);

– 1984, La Maison assassinée (La casa assassinata, Meridiano Zero, 2001);

– 1986, Les Courriers de la mort (Messaggi di morte, BV, 1994; GM n. 2643, 1999; R, 2012);

– 1992, Les Secrets de Laviolette (L’albero, BV, 2000; R, 2008);

– 1992, Le Fanal (La lanterna, R, 2013);

– 1992, Guernica (Guerenica. Il sepolcro infame, BV, 1994; R, 2001);

– 1995, La Folie Forcalquier (Il casino Forcalquier, V, 1998);

– 1999, Un grison d’Arcadie (Come un asino in Arcadia, R, 2002);

– 2000, Le parme convient à Laviolette (Il commissario innamorato. L’ultima indagine di Laviolette, R, 2008).

 

Il protagonista dei gialli di Magnan, il commissario Laviolette, è presentato come originario di Piégut, microscopico paese della Nuova Aquitania, dove possiede ancora la casa di famiglia degli antenati. E’ un uomo dall’aspetto poco appariscente, basso e sovrappeso, con le gambe storte e le orecchie a sventola, ma con un glorioso passato nella Resistenza francese e dotato di acume e spirito d’osservazione. Fuma troppo, non disdegna gli alcolici e la buona cucina, e soffre di ernia del disco. E’ burbero, nervoso, tuttavia guida con una flemma esasperante una Ford Vedette verde mela. Un personaggio, insomma, di sicuro spessore umano, più vicino al Maigret di Simenon che al Poirot di Agata Christie, dai tratti in parte anche autobiografici…

 

“Spesso mi hanno chiesto”, ha raccontato lo stesso Magnan, “se il commissario Laviolette sono io. Rispondo: Non sempre. La verità è che l’ho sempre davanti agli occhi. Sento la sua voce che brontola. E’ un uomo strano, nato e cresciuto in una famiglia nizzarda molto per bene e tradizionalista. E’ stato anche un eroe della Resistenza, e Laviouletta era il suo nome di battaglia. Tra i miei fantasmi e le mie ossessioni c’era questo Laviouletta che mi pregava di resuscitarlo. Per giunta da tempo desideravo scrivere un libro ambientato a Digne, capoluogo delle Alpi Marittime, le montagne tra le quali sono nato.”

 

Inoltre, continuava Magnan, “mi si accusa di troppe morti violente. Mi è stato contestato che io non servo il paese che mi ha visto nascere, ma che me ne servo. I crimini e il commissario Laviolette non sono che pretesti per ghermire o catturare, qualche sera o qualche mattina, chi va a letto o chi si alza  sulla povertà desolata di quelle terre così tristi. E’ il destino dello scrittore, sia buono sia cattivo, di costringere il lettore ad avvilupparsi in quel mondo che ama per fuggire dalla notte della sua vita.”

 

Le trame dei gialli di Magnan risultano di solito piuttosto complesse, ricche di episodi ben intrecciati, dove, insieme alla tensione costante del mistero, si offre al lettore uno spaccato realistico della vita nella chiusa provincia francese, con ambienti e atmosfere ricreati con notevole attendibilità. Nel romanzo d’esordio, Il sangue degli Atridi (1977), a Digne, Laviolette deve scoprire l’assassino di tre giovani del posto, due sportivi, baldi e belli, e uno più timido, modesto, privo di fascino, studioso e cultore di antichità. A questo si aggiunge la morte di una ottantenne, nobildonna di antico stampo, che ha commesso il grave errore di riconoscere l’assassino. Tutti brancolano nel buio, finché Laviolette, mentre assiste a uno spettacolo televisivo, ha una folgorazione…

 

Ne Il velo magico (1978), sempre in un piccolo paese di montagna, Banon, nella vallata della Lure, intorno a Digne, la polizia indaga sulla scomparsa di un certo numero di hippy, almeno cinque, che l’ultima volta sono stati visti nella zona. Laviolette, mandato a indagare, prende alloggio in una modesta locanda e intreccia con la padrona un rapporto sentimentale. Decisione felice, perché sarà proprio lei a fornirgli alla fine la chiave del mistero… Ne La tomba di Helios (1980), invece, nella Manosque di Magnan avvengono quattro omicidi nel giro di poche settimane, e l’arma usata dall’assassino è una capsula di acido cianidrico. Stranamente i morti sono tutti dei pacifici gaudenti di mezz’età, legati a un’associazione gastronomica, Le Galet des Aures, a cui appartiene anche una quinta persona, Sidoine Helios, scapolo, scultore libertino e autore di opere eroticamente inquietanti, che ha tra le sue modelle anche due mogli dei suoi amici. Laviolette nutre fondati sospetti su di lui, e quando scopre che Helios si compiace di ammirare i corpi di quelle donne avvinghiati in amori saffici da cui trae ispirazione per le sue sculture esaltate, richiede al giudice un mandato di cattura e il caso sembrerebbe chiuso. Ma non è così…

 

In Messaggi di morte (1986), poi, da quando Pencenat, il factotum del cimitero, ha ritrovato delle vecchie lettere in una cassetta postale in disuso e ha deciso di imbucarle, nel villaggio provenzale di Barles è iniziato l’incubo. A una a una quattro donne, dopo aver ricevuto le lettere, vengono sorprese da un fantomatico assassino vestito con l’uniforme della vecchia guardia di Napoleone e brutalmente uccise. Sembrerebbe una vendetta dall’oltretomba ad opera di un antenato comune, ma per Laviolette è meglio non trascurare altre piste, più terrene…

 

La polvere della morte, infine (da una vicenda del 1910 riesumata da Laviolette da un racconto del nonno), allude a una misteriosa polverina che, annusata da alcuni invitati alla festa di un importante personaggio, pare avesse ispirato una serie di atti violenti con conseguenze tragiche. Da qui un’indagine retrospettiva, dentro un universo segreto di superstizioni, conformismi, ignoranza e vizi segreti…

 

Alcuni gialli di Magnan sono stati serializzati da Antenne 2, bissando presso il pubblico francese il successo dei libri da cui sono stati tratti e di cui hanno mantenuto il titolo. Ricordiamo Le Sang des Atrides e Le Secret des Andrônes, del biennio 1981-82, diretti da Sam Itzkovitch; La Maison assassinée, del 1988, per la regia di quel Georges Lautner noto ai cinefili per le sue tante pellicole poliziesche e noir; L’Aube insolite, diretto nel 2002 da Claude Grinberg. Ricordiamo infine Le indagini del commissario Laviolette, una serie francese di otto episodi diretta da Philomène Esposito e poi da Bruno Gantillon e Veronique Langlois, trasmessa su France 3 dal 6 marzo 2006 al 5 marzo 2016.

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