Regia di John Carpenter
Film del 1994 con Sam Neill, Julie Carmen, Jürgen Prochnow, David Warner, John Glover, Bernie Casey, Charlton Heston
Genere: Horror
John Trent è un investigatore privato cinico, arguto e sicuro di sé, al soldo di compagnie assicurative che lo ingaggiano per smascherare truffatori. Un giorno, John viene chiamato ad indagare sulla scomparsa del celeberrimo scrittore di romanzi dell’orrore Sutter Cane, che “vende più di Stephen King”: Cane è svanito nel nulla senza onorare il contratto che lo lega al suo editore, il signor Harglow, che pretende perciò un risarcimento dall’agenzia con cui è assicurato. John comincia così a leggere i romanzi di Cane – libri che, a quanto pare, sono in grado di far impazzire la gente – cercando di carpire tra le righe qualche indizio che lo porti sulle tracce del misterioso scrittore. Si ritrova così ad Hobb’s End, cittadina del New Hampshire che, stranamente, non è riportata sulle carte geografiche, e che tutti pensavano fosse solo frutto dell’immaginazione di Cane (la città appare nel titolo del suo ultimo romanzo, “Orrore a Hobb’s End”). Ma Hobb’s End non è una città come le altre: qualcosa di mostruoso alberga nelle sue abitazioni, tra le sue strade desolate; qualcosa che sembra avere il suo epicentro in una lugubre chiesa bizantina che svetta su quel posto maledetto.
Cosa spinge davvero uno scrittore a fare il suo mestiere? Fantasia, brama di gloria, paura dell’oblio? Per John Carpenter la risposta è una sola: essere Dio. Lo scrittore inventa i suoi personaggi come una divinità genera la vita e li possiede come il destino fa con gli uomini. Il seme della follia è innanzitutto un’allegoria del “delirio di onnipotenza” che alberga in ogni persona che, con la fantasia, diventa demiurgo, e dà vita ad un suo universo, che sia letterario, cinematografico, insomma artistico. Sutter Cane, come un novello dottor Frankenstein, è colui che riesce dove tutti gli altri inventori di storie “falliscono”: riuscire a trasformare le sue creature in realtà. Ma Cane, ovviamente, è un dio malvagio, e dal suo potere ha origine un universo terrificante, popolato di creature sinistre, crudeli, aberranti.
Non solo. Da ciò che trapela guardando il film, Cane non è diventato Dio soltanto grazie alla sua abilità di narratore: il potere di trasformare le sue storie in realtà gli è stato conferito da misteriose, orribili creature, che si celano oltre il confine che ci separa dall’ignoto; mostri lovecraftiani, con cui Cane, grazie alle sue fantasie malate, è in qualche modo entrato in contatto, che gli suggeriscono ciò che deve scrivere e che, grazie ai suoi libri, troveranno un varco per irrompere nella realtà e stravolgerla, creandone una nuova. Insomma, colui che inventa storie dell’orrore può avere un rapporto privilegiato con le entità che abitano la parte metafisica del nostro universo: e che cosa sono gli scrittori, i registi horror (quelli bravi), se non dei “palombari”, che si calano nei meandri più bui della nostra anima cercando di trovare quelle corde che, se fatte vibrare, scatenano le paure più ancestrali, più recondite, più indicibili, e liberano i mostri più abominevoli e terribili?
Ancora: ne Il seme della follia Carpenter riflette sul concetto di realtà, e di quanto questo dogma per eccellenza, che sottende tutte le nostre certezze, sia fragile come un castello di carte. La realtà tangibile, ci dice il regista, non è che una manifestazione “abitudinaria” dell’ignoto, e la bravura di Carpenter sta proprio nel descrivere, sequenza per sequenza, il viaggio che porta John, inizialmente scettico e pragmatico, ad attraversare il confine tra ciò che è vero e ciò che non lo è (seppure ancora per poco…), tra la realtà che conosciamo e quella che ci è oscura: il risultato è la follia del protagonista, che non riesce ovviamente ad accettare ciò che gli sta succedendo intorno.
Guardando Il seme della follia, ci s’immagina Carpenter come una specie di druido infernale che, nel suo tenebroso anfratto, getta nel crogiolo tutti gli orrori più grotteschi e deliranti: macabri quadri animati, folli assassini armati di ascia, diaboliche e mostruose vecchiette, bambini deformi, esseri viscidi e repellenti; questo e molto altro concorre a dar vita al malefico freak show che caratterizza la pellicola. Magistrale, poi, è la maniera con cui il film riesce, attraverso il meticoloso e raffinato montaggio, a rendere la discesa nella follia del protagonista, attraverso sequenze deliranti, oniriche, destabilizzanti.
Ma la ciliegina sulla torta è senza dubbio l’apocalittico finale, l’ultima pagina del nuovo libro dello scrittore-dio Sutter Cane, In the mouth of madness. Ma bando alle ciance! Correte a vedere Il seme della follia: l’ignoto è dietro l’angolo.