Scrittore fra i più originali e interessanti degli anni Trenta, Charles Daly King nacque a New York nel 1895 e si laureò all’università di Yale nel 1916 con una tesi sull’elettrometria nel sonno, raggiungendo nel tempo la notorietà come uno dei massimi divulgatori delle teorie filosofiche di Gurdjieff. Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruolò nell’esercito, dove fu impiegato come luogotenente dell’artiglieria di terra e nel quale rimase con successivi incarichi anche al termine del conflitto. Nel 1926 entrò nel commercio in una società produttrice di cotone e lana e per due anni fece anche il tesoriere in un’agenzia pubblicitaria. Contemporaneamente riprese gli studi e, dopo aver conseguito nel 1928 il dottorato in psicologia alla Columbia University, esercitò la professione di psicologo, pubblicando anche alcuni saggi scientifici, tra cui Beyond Behaviorism (1927) e The Psychology of Consciousness (1932).
Ma in quegli stessi anni Trenta, così fecondi per i suoi studi scientifici, King cominciò sorprendentemente a scrivere anche romanzi polizieschi – in tutto sei, più una raccolta di racconti brevi – sufficienti però a farlo entrare di diritto nella storia del Giallo classico, o meglio nella cosiddetta Golden age, l’età d’oro, del mystery. Complessi e intricati, caratterizzati da enigmi della camera chiusa, con soluzioni geniali spesso rivelate nell’ultima pagina e ambientazioni insolite o anche estreme (aerei, transatlantici, treni, isole, castelli, cittadine isolate da alluvioni), i gialli di King risultano tutti editi in italiano (come segnaliamo di seguito al lettore nostrano interessato), mentre le edizioni originali inglesi e americane si dice siano ormai rarissime, con prezzi da capogiro sul mercato del collezionismo librario.
All’elenco che si presenta premettiamo una precisazione: con la parola Obelists – nel titolo dei primi tre romanzi – l’autore intendeva definire un semplice testimone o un individuo che osserva le cose con sospetto. Mentre GM e CGM rimandano, al solito, alle collane Il Giallo Mondadori e I Classici del Giallo Mondadori.
1) Obelists at Sea, 1932 (In alto mare, I LIbri Gialli Mondadori, 256, 1941; ristampa Capolavori dei Gialli Mondadori, 67, 1957; ristampa – con integrazione delle parti mancanti – all’interno dello Speciale del GM, 49, Viaggi con delitto, 2006);
2) Obelists en Route, 1934 (Treno transcontinentale, GM, 9, 1946; ristampa in Omnibus Mondadori, Delitti in treno, 1976; nuova trad. integr. La morte viaggia in treno, CGM, 780, 1996);
3)The Curious Mr Tarrant (racconti brevi), 1935 (un racconto, The Episode of the Vanishing Harp, trad. La maledizione dell’arpa, collana I Bassotti, 54, Polillo 2008; un altro racconto, The Episode of the Nail and the Requiem, trad. L’episodio del chiodo e del requiem, nell’antologia I delitti della camera chiusa, sempre I Bassotti, 50, Polillo 2007);
4) Obelists Fly High, 1935 (Il dramma della carlinga, Ariete, 1938; poi Dramma nello spazio, Edizioni Attualità, 1941; nuova trad. integr. Morirai a mezzogiorno, CGM, 738, 1995; Delitto in cielo, I Bassotti, 118, Polillo 2012);
5) Careless Corpse: A Thanatophony, 1937 (Rapsodia al castello, Alpe, 1940; nuova trad. integr. Un cadavere senza importanza, CGM, 724, 1994);
6) Arrogant Alibi, 1938 (Un alibi di troppo, CGM, 690, 1993);
7) Bermuda Burial, 1940 (Vacanza alle Bermude, GM, 9, 1946; poi all’interno dello Speciale del GM, 40, In vacanza con l’assassino, 2004).
E proprio a Bermuda, nelle isole omonime, dove s’era ritirato allo scoppio del secondo conflitto mondiale – cessando di scriver gialli per dedicarsi a tempo pieno alla psicologia – King morì nel 1963.
“Sbaglierebbe – sostengono gli esperti Di Vanni e Fossati in Guida al “giallo”, Milano 1980 – chi pensasse che, in virtù dello specifico bagaglio culturale dello scrittore, la sua opera narrativa conceda largo spazio all’approfondimento dell’aspetto psicologico dei personaggi. In realtà, la psicologia entra nei romanzi di King per una via più esclusivamente intellettualistica, magari anche un po’ pedante ed effettistica, e con risvolti sicuramente più strutturali che espressivi. In questo King ricorda Arthur B. Reeve, uno scrittore il cui detective Craig Kennedy unisce alle tecniche scientifiche alla Thorndyke veri e propri procedimenti psicanalitici.”
Comunque sia, l’esperienza letteraria in campo medico-scientifico si è trasmessa anche nello scrittore di romanzi polizieschi. I mysteries di King sono infatti costruiti con un accuratissimo senso delle geometrie e delle proporzioni, con una capacità di assemblaggio di materiali sorprendente e con un respiro che potrebbe ricordare le prime opere di Anthony Berkeley, quelle che – con le parole dello stesso – potevano essere considerate un puzzle di “tempi, luoghi, motivi e opportunità”. E non a caso il romanzo d’esordio di King – In alto mare, del 1932 – ripete l’exploit tentato poco prima proprio da Berkeley nel celebre The Poisoned Chocolates Case del 1929 (su cui si veda il nostro ritratto in questi Maestri del
Giallo, 17/02/2020), presentando quattro diverse soluzioni a uno stesso enigma – un omicidio compiuto su un piroscafo – offerte da altrettanti psicologi (ovviamente di differente scuola!) che King fa comparire in scena con una trasparente dose di ironia.. Naturalmente le quattro soluzioni si riveleranno errate, e il mistero verrà risolto da Michael Lord, un giovane tenente – poi promosso ispettore – ricco di famiglia, buon tiratore e ottimo pugile, presente in tutti i romanzi di King e sulla cui biografia poco ci è dato sapere, coadiuvato da un amico psicologo dal curioso nome di L. Rees Pons (nel quale, fin dal numero delle lettere, pare adombrato lo stesso C. Daly King).
“La nudità delle storie di King – sempre secondo i critici Di Vanni e Fossati – è esemplare: ogni desiderio di caratterizzazione dei personaggi è bandito e i lunghi dialoghi si sviluppano seguendo una linea che potremmo definire di trattazione, un procedimento che ritroveremo in un autore come Carr in romanzi quali Occhiali neri, Delitti da Mille e una notte e La corte delle streghe. Evitata ogni evasione di tipo melodrammatico dal nucleo della narrazione, a guadagnarne è la qualità degli intrecci”, molto complessi ma spesso coinvolgenti nella precisa fluidità. Tra questi, il migliore appare oggi Obelists Fly High del 1935 (Morirai a mezzogiorno o Delitto in cielo, titolo italiano, quest’ultimo, singolarmente uguale a uno di Agatha Christie, pure del 1935), che si impernia su un epilogo collocato all’inizio del romanzo, come già in L’ombra dell’omicida di Philip MacDonald, 1930 (su cui i nostri Maestri del Giallo, 26/07/2021), e un prologo alla conclusione. Ma notevole risulta anche Un alibi di troppo (1938), un’altra magistrale performance su due delitti di cui sono sospettate nove persone, tutte però in possesso di alibi inoppugnabili.
Rilevante, infine, anche l’unica collezione di racconti brevi pubblicati da King, The Curious Mr Tarrant (1935), il cui protagonista, il criminologo Trevis Tarrant, partecipa alle indagini della polizia solo perché conosce l’ispettore Peake nel dipartimento di New York. E’ ricco, ha notevoli competenze (di psicanalisi, archeologia e fisica) e si interessa solo a quei delitti che offrono un enigma dal punto di vista delle modalità o del movente. I casi da lui risolti sono raccontati da una sorta di Watson di nome Jerry Phelan, che è presente insieme al protagonista, ma che rimane un semplice testimone degli avvenimenti. Detto che, più di Conan Doyle, ci pare il Van Dine di Philo Vance il modello di Mr Tarrant (sulla base, fra l’altro, anche della comune identità americana), non va dimenticato infine il giudizio che di questa raccolta diede nientemeno che Ellery Queen – “The most imaginative Detective stories of our times” – generoso quanto si vuole, ma pur sempre memorabile.