EDMUND CRISPIN

Facebook
Twitter
Pinterest
WhatsApp

Edmund Crispin, pseudonimo di Robert Bruce Montgomery, nacque in Inghilterra, a Chesam Bois, il 2 ottobre 1921, e compì i suoi studi prima alla Merchant Taylor’s School e poi al St. John’s College di Oxford, laureandosi in Lingue Moderne nel 1943. Negli anni trascorsi a Oxford fu organista e maestro del coro, e il suo interesse per la musica si mantenne anche negli anni successivi. A partire dal 1935, infatti, studiò pianoforte, e prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale viaggiò all’estero, specialmente in Germania, per approfondire le sue competenze musicali. Fu poi, via via, direttore d’orchestra, compositore di musica religiosa e di colonne sonore per film, tanto da trasferire in seguito riferimenti e ambientazioni musicali in più di un suo giallo, in particolare in Swan Song (Il canto del cigno), ambientato nel mondo dell’opera lirica.

 

Da ricordare, inoltre, i suoi numerosi contributi come sceneggiatore cinematografico, commediografo radiofonico, mentre in tempi più recenti il suo nome è venuto assumendo un’importanza sempre crescente come critico letterario, non solo nell’ambito del Giallo, ma anche in quello della Fantascienza: sempre sotto il suo tradizionale pseudonimo, infatti, curò sette antologie pubblicate presso Faber tra il 1955 e il 1970 sotto il titolo Best SF.

 

Nell’ambito del Giallo che ci riguarda, con lo pseudonimo di Edmund Crispin, Bruce Montgomery ha firmato una serie di otto romanzi polizieschi e una raccolta di racconti, essenzialmente concentrati nello spazio di un decennio, dal 1944 al 1953. Un nono giallo a nome Crispin sarebbe apparso solo nel 1977, dopo un intervallo di un quarto di secolo, a causa dei gravi problemi di salute dell’autore e soprattutto di una lunga dedizione all’alcol, uno dei motivi della sua scomparsa un anno dopo (a West Hampstead, Londra, il 15 settembre 1978) all’età di 57 anni. Un’ultima antologia di racconti, Fen Country, inedita in Italia, è apparsa postuma nel 1979.

 

Ecco dunque la bibliografia in Giallo di Crispin, coi dati aggiornati delle edizioni originali e delle edizioni italiane di cui abbiamo notizia, dalle prime degli anni ’50 presso l’editore Casini nella collana “I Gialli del Secolo” [GdS] e l’editore Martello nei “Gialli del Veliero” [GdV], a quelle, tuttora reperibili, nel Giallo Mondadori [GM] e nei Classici del Giallo Mondadori [CGM]:

 

1944, The Case of the Gilded Fly (Delitto a Oxford, GdS n. 128, 1954; La mosca dorata, CGM n. 679, 1993; n. 1115, 2006; Giano, “I Libri della Civetta”, 2013);

1945, Holy Disorders (Il diavolo nella cattedrale, CGM n. 1032, 2004):

1946, The Moving Toyshop (Il negozio fantasma, CGM n. 649, 1991; n. 1082, 2005);

1947, Swan Song (Il canto del cigno, CGM n. 1016, 2004);

1948, Love Lies Bleending (Il manoscritto perduto, CGM n. 820, 1998; n. 1163, 2007; in La morte fa l’appello, “Gli Speciali del Giallo Mondadori” n. 106, 2023);

1948, Buried for Pleasure (Sepolto vivo!, GdV n. 18, 1950; Ritornello di morte, CGM n. 1048, 2005);

1950, Frequent Hearses (Cercasi ragazza occhi azzurri, GdS n. 103, 1954; Morte sul set, CGM n. 995, 2004);

1951, The Long Divorce (La morte nel villaggio, GM n. 154, 1952; CGM n. 878, 2000);

1953, Beware of the Trains (antologia di racconti, inedita in Italia):

1977, The Glimpses of the Moon (Omicidio sotto la luna, CGM n. 1068, 2005).

 

Laboriosa fu, per l’autore, la scelta dello pseudonimo Edmund Crispin. David Wittle, nel suo importante saggio Bruce Montgomery/Edmund Crispin: A Life in Music and Books, Routledge 2007, sostiene che Montgomery utilizzò come fonte privilegiata per il cognome un romanzo di Michael Innes, Hamlet, Revenge! (1937), in cui un personaggio si chiama Gervase Crispin. Per il nome Edmund, invece, l’ispirazione fu tratta probabilmente dalla prima scuola di Oxford che l’autore frequentò, quella intitolata a Edmund Spenser, poeta elisabettiano.

 

Il nome del personaggio di Innes, Gervase, diventò invece il nome del protagonista di tutti i gialli di Crispin, l’investigatore dilettante Gervase Fen, professore quarantenne di lingua e letteratura inglese nel fittizio St. Christopher’s College di Oxford, al quale aggiunse per cognome Fen, accezione che assieme ad altre evocava il suo tutore, il professor W.G. Moore detto anche “O’er moor and fen”, cioè “professor brughiera e palude”, usato da modello per l’aspetto fisico, ma non per i dati caratteriali. Mentre Moore infatti era il classico professore senior di Oxford, Fen ricalca invece un modo di fare desunto – per il suo umorismo anche grasso, per la sua eccentricità e talora anche per certe espressioni verbali – da Gideon Fell di John Dickson Carr.

 

I nove romanzi polizieschi di Crispin sono stati accostati dalla critica, sul piano stilistico, alla scrittura di P.G. Wodehouse. L’influenza dichiarata, nel campo del poliziesco, è tuttavia quella del citato Dickson Carr, scrittore ammirato moltissimo dal Nostro. Ma una buona sintesi dei modelli ispiratori di Crispin ci è offerta da Petri Liukkonen e Ari Pesonen, in un giudizio riportato anche da Bruce Shaw, Jolly Good Detecting: Humour in English Crime Fiction of the Golden Age, McFarland&Company, 2014: “Edmund Crispin è stato un maestro nel giallo dal ritmo incalzante e umoristico, una miscela di John Dickson Carr, Michael Innes, M.R. James e i fratelli Marx, come ha scritto il critico Anthony Boucher.”

 

I romanzi di Crispin risultano oggi dei mystery d’impianto classico, secondo i dettami del Giallo all’inglese nel suo ultimo periodo di fulgore (la cosiddetta Golden Age), insieme a quelli di scrittori come Cyril Hare, MacDonald Hastings o Christianna Brand. Molto saporiti nel tocco ambientale, nelle piacevoli digressioni naturalistiche e umoristicamente disimpegnati per quanto riguarda l’impronta gialla, tanto che le riflessioni sull’enigma sono spesso assai ridotte (nonostante qualche variazione sul tema del “delitto impossibile”, come nell’opera di Carr), quelli di Crispin appaiono oggi “romanzi di situazioni psicologiche piuttosto che di vere e proprie psicologie individuali” (Di Vanni-Fossati), costituendo l’ennesima riprova di quella fondamentale autoironia caratteristica di buona parte della narrativa poliziesca inglese del ‘900, da Mason a Milne, da Knox a Bailey e alla Heyer (1), per arrivare a quei Dickson Carr e Michael Innes che in fondo, s’è detto, appaiono i suoi maestri riconosciuti.

 

Il romanzo d’esordio di Crispin del 1944, The Case of the Gilded Fly (Delitto a Oxford o La mosca dorata), risulta tuttora quello più acutamente studiato dalla critica, attratta dal quadro sibillino che si muove tra il mondo del teatro e quello universitario nella Oxford degli anni ’40, dove sono convocati attori e attrici per interpretare Metromania, opera scritta dal celebre Robert Warner. La serenità del gruppo è subito incrinata da rivalità interne e da un intreccio di relazioni sentimentali complesse, che coinvolgono presente e passato: ruggini e passioni che coinvolgono in modo particolare Yseut Haskell, procace quanto modesta attrice, invisa agli altri colleghi per il suo gusto perverso di seminare zizzania e per lo stile di vita promiscuo ed esibizionista. E quando il secondo giorno delle prove lei si suicida, nessuno nasconde l’intimo sollievo, ma qualcosa non torna nelle ipotesi investigative. La donna è a terra, con le gambe ripiegate, un braccio sotto il corpo e un altro con la mano rivolta verso l’alto, e in fronte un foro, e la parte superiore del volto annerita e bruciacchiata; vicino, un grosso revolver; alla mano destra, sulla nocca dell’anulare, è infilato un grosso anello di foggia inusuale, che rappresenta una mosca dorata. E’ un suicidio tanto, troppo bizzarro, e pressoché inverosimile a giudizio di Gervase Fen, mentre il capo della polizia locale, sir Richard Freeman, vorrebbe chiudere presto le indagini avvalorando la tesi del suicidio, così da poter tornare ai suoi amati libri. Agli occhi acuti di Fen, invece, qualunque membro della compagnia potrebbe essere l’autore dell’omicidio, perché tutti avrebbero premuto volentieri quel grilletto. Ma chi è il colpevole?

 

Fen esclude che qualcuno possa essere entrato nella stanza in cui stava Yseut, anche perché la finestra della camera è chiusa dall’interno. Unico particolare strano, un cassetto aperto, quasi che la vittima si sia inginocchiata per guardarvi dentro e sia stata sorpresa dalla morte. Il tema della camera chiusa, svolto con perizia allo stesso livello di un maestro come Carr, ha ricordato a un critico La mort vient de nulle part di Alexis Gensoul e Charles Grenier, un romanzo rarissimo del 1943 contenente una delle più belle camere chiuse in assoluto e anteriore di un solo anno alla Mosca dorata di Crispin (a cui accosteremmo, sul medesimo tema,  l’altrettanto notevole Sei delitti senza assassino [1985] di Pierre Boileau, GM n. 3095, 2013). Ma per ulteriori analisi, anche capillari, di questo primo romanzo di Crispin, rinviamo volentieri in conclusione al recente saggio di Pietro De Palma (del 30/03/2020, lamortesaleggere.myblog.it), puntuale nel segnalare connessioni e rimandi a Ellery Queen, Richard Wagner, Eugene O’Neill, allo Shakespeare di Timon of Athens, e nel  confermare Crispin come il giallista inglese più colto insieme a Dorothy Sayers.

 

(1) Su cui ci sia permesso rinviare ai nostri MAESTRI DEL GIALLO del 28/02/2022 (per Mason), 30/06/2020 (per Milne) e 16/05/2021 (per la Heyer).

Dalla stessa Rubrica...
lguicciardi
JACQUES FUTRELLE

Se ripensassimo oggi al Titanic – affondato nelle acque del Nord Atlantico il 15 aprile 1912 – tra le opere ispirate in qualche modo a

Leggi Tutto »
lguicciardi
CLAYTON RAWSON

Il giallista che presentiamo questo mese fu personaggio lui stesso, e di singolare peculiarità; creatore, infatti, del personaggio del mago Merlini, Clayton Rawson fu a

Leggi Tutto »
lguicciardi
ERNEST WILLIAM HORNUNG

  Succede a volte – nelle rivisitazioni storiche del Giallo come la nostra – di avvertire la necessità di tornare indietro, per recuperare una linea

Leggi Tutto »

Lascia un commento