Rubrica a cura di Diego Colaiori
Titolo originale: Straume
Anno: 2024
Paese: Lettonia, Francia, Belgio
Genere: Animazione, avventura, catastrofico
Casa di Produzione: Dream Well Studio, Take Five, Sacrebleu Productions
Distribuzione italiana: Teodora Film
Durata: 80 minuti
Regia: Gints Zilbalodis
Immaginiamo un sabato mattina in cui ci affacciamo alla finestra e iniziamo a guardare cosa succede fuori.
C’è il sole, il mercato, mille voci, le macchine, il via vai di gente.
Un piccolo gatto attira la nostra attenzione. Lo vediamo raccogliere da sotto un bancone qualche briciola di cibo, poi miagola teneramente a una bambina tenuta per mano dalla mamma. Il gatto è carino e seguiamo i suoi movimenti in mezzo alla confusione, finché non finisce in mezzo alla strada: una macchina è partita di gran carriera e sta per investirlo. Allora il cuore ci balza in gola, vogliamo fare qualcosa; il gatto fa uno scatto e scompare alla nostra vista dietro la macchina che è andata via. Ci allunghiamo con il collo, attendiamo con ansia crescente poi, alla fine, scorgiamo dietro l’angolo della strada una piccola coda che si agita e sparisce. Si è salvato? Ci domandiamo. È ferito, starà bene?
Richiudiamo la finestra dopo essere rimasti ancora in attesa pensando alla storia di un gatto in un comune sabato mattina.
Il gatto non ha parlato, non si è comportato come un essere umano; si è fatto conoscere per la sua natura innocente, ed è sfuggito a un pericolo reale. La sua storia ci ha appassionato così tanto, con naturalezza, in così poco tempo.
Ed è quello che succede in Flow, film d’animazione vincitore del premio Oscar 2025.
Trama
Un gatto vive in un territorio che sembra abbandonato dagli esseri umani. Sono le difficoltà comuni ad occupargli la giornata, come trovare acqua e cibo, e passare inosservati agli occhi degli altri animali. Ma un’inondazione sconvolge il paesaggio che viene improvvisamente sommerso dalle acque. Il piccolo gatto è in pericolo, non ha più tempo, quando scorge una barca a vela in avvicinamento: sopra c’è un grande roditore, un capibara, che accoglie il piccolo gatto, finalmente salvo.
Ha inizio così un epico viaggio tra le insidie di un oceano che ha sommerso la terra, in cui la piccola barca del capibara, ora insieme al gatto, accoglierà altri animali in pericolo.
Non sarà una convivenza facile la loro, ma scopriranno quanto sia importante restare uniti di fronte ai pericoli, per tornare ad essere felici.
Recensione a cura di Diego Colaiori
Potremmo dire che il romanzo moderno (e da qui ogni storia raccontata) nasca con il genere d’avventura. Un protagonista, accompagnato da altri personaggi, vive delle peripezie alla scoperta del mondo e del proprio io interiore, fino al raggiungimento di un nuovo grado di consapevolezza.
Flow è un film d’avventura, con una trama lineare, chiara, efficacissima, che permette di far risaltare temi importanti.
Da apprezzare tanto l’idea quanto la realizzazione del lavoro di Gints Zilbalodis, regista lettone classe 1994.
Il fatto che gli animali del film non siano antropomorfizzati, non parlino, non si comportino come esseri umani, potrebbe spaventare, ma di sicuro incuriosisce. Come si cattura l’attenzione in un film senza dialoghi? Certamente con le immagini. E le immagini del film sono intriganti e spettacolari, nonostante siano state realizzate con un software open source, gratuito, e in parte “superato” da nuove tecniche più performanti.
Immagini quindi simili a quelle dei videogame di qualche anno fa, che riusciamo ad apprezzare perché ci ricordano la magia che avverte l’appassionato del vinile, che preferisce un ascolto a volte sporcato ma più autentico, rispetto alla perfezione plastica a cui andiamo sempre di più incontro.
I temi della solidarietà, dell’incontro tra le differenze degli animali che viaggiano sulla stessa barca hanno molto da dirci in questi tempi di duri, tragici conflitti. Il fatto che nel film non compaiano gli esseri umani, ma solo le tracce di essi, come fossero appartenenti a un tempo passato, forse finito, in un mondo sconvolto da cataclismi può essere un monito all’arroganza dell’uomo di oggi, che non dovrebbe rimanere inascoltato.
La caducità della vita è un fatto inequivocabile, così come la forza della fratellanza che ci permette di sopravvivere.
Messaggi universali, in una favola in cui non servono parole per raccontare; basta solo ascoltare, con un pizzico di sentimento e di umiltà, la tenerezza di un piccolo gatto che ci fa innamorare ancora della vita.
La colonna sonora e le sonorità del film sono giuste, commoventi; la fotografia suggestiva, i paesaggi disegnati meravigliosi, sognanti, eppure sempre credibili.
Flow ci ha conquistati, come testimonia la candidatura al Miglior film internazionale, e il premio Oscar 2025 come Miglior Film d’animazione.
Una chicca da vedere per ricordarci che l’empatia per un piccolo gatto senza nome è più potente della forza bruta che ci circonda.