Via Gemito – Domenico Starnone
Hai letto anche tu il libro? Lasciaci un commento…
9788806244798 0 0 0 75

Trama

Un padre ferroviere strafottente e fantasioso, con la vocazione ostinata di pittore. Un figlio che si è sempre vergognato delle bugie del padre, ma che dopo tanti anni non è più sicuro dell’infallibilità dei ricordi. La memoria è infatti una somma di malintesi, e quanta vita vera può ancora sprigionare la sua confusione, spesso menzognera? E, soprattutto, come raccontare un uomo che ha romanzato continuamente la sua esistenza, uno che «credeva che le sue parole fossero in grado di rifare i fatti secondo i desideri o i rimorsi»? È questa la sfida letteraria vinta da Domenico Starnone che con questo libro ha fatto scuola, dando corpo al personaggio indimenticabile di Federí, in un continuo dialogo tra esperienza autobiografica e invenzione narrativa. Un libro straordinariamente nuovo, un classico contemporaneo. La casa di via Gemito odora di colori e acquaragia. I mobili della stanza da pranzo sono addossati alla bell’e meglio contro le pareti e, prima di andare a dormire, bisogna togliere dai letti le tele messe ad asciugare. Federico, detto Federí, ambizioso e insoddisfatto, desidera essere apprezzato come pittore di talento. Lavora invece come impiegato nelle ferrovie statali per dare da mangiare alla sua famiglia: alla moglie Rusinè, di una bellezza speciale, e ai loro quattro figli. A distanza di molti anni, è il primogenito a raccontare quel padre, così inquieto nel dimostrare le sue doti artistiche, così vitale e affascinante, ma anche così sopraffatto da insoddisfazioni e delusioni. Napoli porta ancora su di sé le tracce della seconda guerra mondiale, ma la memoria che ha il figlio di quei giorni è tutta concentrata sulle incandescenze di Federí. Proprio quel padre ingombrante a cui ha sempre cercato di non assomigliare è motore di una ricerca che lo riporta nella città-cosmo in cui affondano le radici del suo immaginario e della sua lingua di scrittore. Federí, con la sua prosopopea e le mani sporche di colore, trova posto tra i personaggi memorabili.

Recensione a cura di Manuela Baldi

Con questo libro, Via Gemito, edizione Feltrinelli, nel 2001 Domenico Starnone vinse il Premio Strega, il Premio Napoli e fece parte della cinquina del Premio Campiello (premio selezione Campiello). In parte autobiografico, può essere considerato un romanzo di formazione. Sviluppo lento, interessante spaccato di una storia familiare all’interno della Storia. Scritto in prima persona, Mimì racconta la storia della sua famiglia e in particolare le vicende di suo padre. Federico, pittore autodidatta, per mantenere la sua famiglia fa il ferroviere. È un rapporto mai risolto il loro, Mimì piccolo, vorrebbe proteggere la madre dalla violenza del padre, dalle sue sfuriate, ma non fa nulla se non estraniarsi sempre più, dal vortice degli accadimenti. Una volta adulto non riesce a mettere ordine nei fatti, non ricorda se il padre picchiasse abitualmente la madre o se si sia trattato di episodi singoli. Sa che non può affrontarlo direttamente perché il padre, come ha sempre fatto, modellerebbe la verità secondo la convenienza. Pensa di avere tempo per mettere il padre di fronte alle proprie responsabilità. Dice ad un certo punto nel libro: …”Il problema era che per tutta la vita – e ancor oggi mentre scrivo – avevo segretamente creduto che mio padre a un certo punto, da mazziere, si fosse trasformato in persecutore accanito.” Il rapporto tra la madre, Rosa detta Rusinè e il padre è un rapporto fatto di urla, botte, gelosia ma anche di passione. Prima ancora di essere un marito geloso, Federì è un narciso, non può accettare che qualcuno sia meglio di lui. Ogni volta che la moglie cerca di mettere a frutto le proprie capacità, Fedrì farà di tutto affinché le sue aspirazioni non trovino seguito. Rusinè deve stare a casa, come ogni brava moglie e madre, a occuparsi della sua famiglia. È geloso Federico, ma non della gelosia legata al senso di possesso o non solo, lui non può permettere che qualcuno lo metta in ombra. È una bella donna, Rusinè, brava sarta si cuce i vestiti da sola, si “apparecchia” bene nelle rare occasioni in cui si trova in pubblico, viene corteggiata e questo Federì non lo sopporta.  È lui l’artista, a lui deve andare l’attenzione. Ha un’opinione su tutto e quando racconta di sé piega la realtà alle esigenze del racconto. Mimì non sa se quanto racconta il padre sia vero oppure no, crescendo imparerà a non curarsene. Dopo la morte del padre, Mimì, proverà a mettere ordine nei suoi ricordi:  il rapporto del padre con le donne, con sua madre. Vorrà verificare in un viaggio a ritroso le cose che gli sono state raccontate, tornerà nei luoghi, nelle vie in cui ha vissuto e andrà alla ricerca dei quadri che suo padre, raccontava di aver venduto.

Molto ben scritto è un libro che descrive, non prende posizione. La lettura non mi ha soddisfatta completamente, trovo la storia, per certi versi, incompiuta, ho il sospetto che sia stata scritta volutamente così, non c’è un finale risolutivo o consolatorio o spiazzante. Nonostante sia scritto in prima persona, sembra quasi che le vicende non riguardino l’Io narrante. È come un affresco fatto di tanti dettagli che ognuno scopre osservando attentamente.

Consigliato a chi abbia voglia di farsi un giro nella Napoli del dopoguerra. A chi ami le dinamiche familiari complesse, a chi sia interessato a personalità narcisistiche.

Dettagli

  • Genere: Narrativa
  • Copertina flessibile: 456 pagine
  • Editore: Einaudi (6 ottobre 2020 ried.)
  • Collana: Supercoralli
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8806244795 
  • ISBN-13: 978-8806244798
Dello Stesso Genere...
silvia
Narrativa
pvaralli
Silvia

“16 maggio 1958, venerdì. Riprendo l’abitudine di scrivere un diario personale dopo un bel po’ di tempo. Non so cosa mi abbia fatto venire voglia,

Leggi Tutto »

Lascia un commento