Un luglio particolarmente torrido e afoso e gli scorci di Roma che l’autore descrive con cura – accompagnando il lettore dalla periferia al centro storico – sono lo sfondo, lo scenario della nuova indagine di Leo Malinverno, giornalista investigativo nato dalla penna di Mariano Sabatini, circa due anni fa, con “L’inganno dell’ippocastano” e subito molto amato ed apprezzato dal pubblico.
L’apertura in medias res catapulta il lettore nel bel mezzo del secondo omicidio, per poi riprendere le fila di un perfetto intreccio narrativo che avvince e appassiona. È un thriller dal linguaggio forbito ma fluido, ottimamente costruito, denso di sottotrame e ricco di personaggi dal forte spessore psicologico, descritti con tratto abile e preciso.
Leo Malinverno, il protagonista, è un uomo di intensi contrasti: affascinante, entusiasta, positivo, sicuro di sé; adora cucinare, ama le belle donne e ha un ottimo fiuto investigativo; per contro è una persona sensibile, con problemi personali, familiari e lavorativi, incerto nelle relazioni sentimentali. Risulta quindi essere autentico, umano e credibile e spero di ritrovarlo presto in un nuovo libro!
È proprio Malinverno, inizialmente coinvolto suo malgrado dall’amico vicequestore Guerci, a sciogliere i nodi del caso: è disposto a tutto per scoprire l’identità del killer, “il tatuatore”, e l’indagine personale che porta avanti lo vede costretto a districarsi tra diversi scenari e possibili colpevoli, fino ad arrivare, finalmente, alla verità.
Non mi resta che consigliarvi di salire sulla Lambretta anni ’60 del protagonista, e lasciarvi guidare da lui tra le pagine di “Primo venne Caino”.
Buona lettura!
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