Ci sono dei romanzi che, quando li inizi a leggere, sono in grado di incuriosirti. Ce ne sono altri, molto pericolosi per l’autore, che creano aspettative. Queste potranno essere illuse o disilluse e ciò influenzerà il giudizio sul romanzo in una direzione piuttosto che in un’altra. Ebbene, Mi ricordo di te di Yrsa Sigurdardóttir è in grado di suscitare aspettative e curiosità in modo originale (perlomeno per chi non è avvezzo alla letteratura nordica, ai suoi ritmi e ai suoi schemi), ma in maniera non altrettanto esaustiva.
In questo romanzo tutto è cadenzato, (l’azione o il ritmo non tendono mai ad accelerare, piuttosto si può parlare di una serie di sussulti) ma ci si abitua a quella che sarà una caratteristica di questa storia.
Il vero problema sta nelle aspettative, create a regola d’arte ma non sfruttate, pompate fino allo spasimo e poi crollate. Sul finale, ho avuto l’impressione di osservare un bonsai potato con delle cesoie da siepe: il risultato si ottiene, ma non è quello desiderato.
Così, alcune vicende perdono incredibilmente di spessore, di significato e diventa difficile amalgamare il tutto. Peccato, viste le premesse. Non è un libro da sconsigliare, perché credo che il mio giudizio sia dettato più dallo stato d’animo nel girare l’ultima pagina che altro. La critica non può essere sempre oggettiva, soprattutto se un libro che ti ha coinvolto tradisce i tuoi sentimenti.
Magari per voi non sarà la stessa cosa!
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