L’educatore
Il male non ha solo un volto Una scia di morti improvvise, una sequenza di numeri misteriosi e un killer che sembra tornare dal passato.
 Il giudice Borrelli giace nella sua auto, parcheggiata nel cortile della sua villa a Raito. Sul volto un’espressione di sorpresa, come se la morte fosse giunta inaspettata, ma non così casuale. Qualcuno gli ha sparato a bruciapelo in testa con una sparachiodi. Fausto De Santis, vicequestore di Salerno, è sul posto insieme all’ispettrice Ferri. Tracciata con un gessetto, nello sportellino del vano portaoggetti dell’auto, una sequenza di numeri all’apparenza priva di senso. Ma quello che inizia come un caso di omicidio isolato si trasforma presto in una serie di delitti che tinge di sangue le strade di Salerno e della costiera. Qual è il nesso tra queste morti? Cosa significano i numeri lasciati con il gesso accanto alle vittime? Tutto sembrerebbe rimandare a un caso ormai archiviato e a un serial killer, l’Educatore, morto da tempo. C’è davvero un collegamento? Anni fa è stato condannato un innocente o si tratta di un copycat?
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Quella appena passata è stata una estate di riscoperte. Prima Riccardo Landini, ora Antonio Lanzetta. Da considerare anche il ritorno in grande stile di Ferdinando Salamino. Autori che negli ultimi tempi, per varie ragioni, ho un po’ trascurato e perso di vista. Ma che quando mi si presenta l’occasione leggo sempre molto volentieri. Per me sono delle certezze, che difficilmente tradiscono le attese. Un porto sicuro dove rifugiarsi magari dopo aver affrontato romanzi poco…attraenti. Di Lanzetta ad esempio lessi anni fa la trilogia che lo fece conoscere al grande pubblico. Parlo della trilogia de L’uomo del salice in cui il protagonista era Damiano Valente, lo sciacallo. Ora lo ritrovo con questo ottimo thriller. Con una scrittura che cattura e una storia che coinvolge e lascia spesso senza fiato. Con tante sorprese e colpi di scena disseminati lungo il percorso. Un finale pirotecnico. Dove pathos e azione, malinconia e tensione si alternano con grande maestria. Un romanzo ambientato nella “sua” Salerno. Una storia dura e aspra che si sviluppa in una atmosfera volutamente cupa. Il protagonista si chiama Fausto De Santis, è il vicequestore di Salerno ed insieme al collega Lanzara, all’ispettrice Ferri e al resto della squadra investigativa devono scoprire chi ha ucciso il giudice Borrelli. Gia dall’inizio delle indagini intuiscono, da alcuni elementi, che l’omicidio sembra ricollegarsi al caso dell’educatore, un serial killer che rapiva ed uccideva solo qualche anno prima. Quel caso fece molto scalpore e lasciò uno strascico di dolore mai superato in tante persone. Soprattutto in De Santis. Devono scoprire perche ora, a distanza di tanto tempo, qualcuno vuole riportare alla memoria quell’indagine. Mi fermo qua col racconto della trama. In un thriller-noir di questo spessore non si può, né si deve, scendere troppo nei particolari perché devono essere scoperti mano a mano, attraverso la lettura. L’invito (sincero) però è quello di leggere il romanzo e scoprire tutti i suoi misteri. Termino facendo grandi complimenti a Lanzetta. Sono certo che De Santis (insieme a Lanzara ed a Ferri) lo ritroveremo molto presto. Almeno così mi auguro. Se lo meriterebbe.

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