Recensione a cura di Manuela Fontenova
La stanza del silenzio è un romanzo che non ti aspetti, una storia che lentamente si insinua nella testa del lettore e ancora più lentamente scivola via una volta terminata. Non ci sono grandi scossoni, inseguimenti o scontri fisici, ma c’è un senso di attesa che tiene all’erta, pagina dopo pagina, che ti fa quasi sperare di aver sbagliato a fare quella supposizione perché la verità sarebbe troppo dolorosa, persino per te che stai soffrendo per un personaggio di finzione.
Al centro della vicenda un omicidio avvenuto in un hotel a ore nei pressi della Stazione Termini: un uomo distinto sgozzato dalla donna con la quale aveva preso una stanza. Un’appariscente figura femminile dai lunghi capelli biondi e grandi occhiali scuri, misteriosamente passata inosservata subito dopo il fattaccio. Impossibile risalire alla sua identità, impossibile rintracciare un minimo indizio per ricostruire il crimine. Un omicidio passionale molto probabilmente e, d’altronde il luogo lascia poco spazio all’immaginazione.
Ma c’è un’altra donna in questa storia, c’è una moglie che dopo dieci anni non si rassegna al brutale assassinio del marito e che decide, dopo aver saputo del prossimo smantellamento del famigerato albergo, di partire alla disperata ricerca del tassello che potrebbe finalmente far luce su quanto accaduto quel maledetto giorno. Si chiama Carla Manara, ha circa quarant’anni, è severa nell’abito e nelle abitudini, una signora dall’aspetto neutrale ma che contrasta fortemente con l’ambiente di basso livello in cui si muove alla ricerca di testimoni. Carla si metterà in pericolo? Riuscirà a scovare il responsabile? Lascio a voi la sorpresa della scoperta…
La presenza del Commissario Montefiore è marginale, fu lui all’epoca del misfatto a occuparsi delle indagini. Lo ritroviamo con le sue acute intuizioni ma la vera protagonista è sempre Carla.
“Un intento umano, doloroso e intenso, destinato a una conclusione altrettanto sofferta”.
Enrico Luceri è uno scrittore colto e con grande esperienza, chiunque abbia letto almeno uno dei suoi romanzi può confermare la grande abilità di narratore. Un tratto che mi stupisce nelle sue storie è la capacità di spaventare senza dover ricorrere a espedienti cruenti o particolarmente sanguinosi: la calma, la lentezza di alcuni passaggi, la routine dei personaggi concorrono tragicamente a far tremare il lettore fino allo sconvolgimento finale. Ecco la vera paura, la vera tensione, perché le sue storie spaventano… eccome!
Una narrazione sempre elegante, soave mi viene da dire, contenuta nella forma ma potente nell’effetto, come dicevo sopra, un tono che si insinua nella mente dell’ignaro lettore, ignaro perché non sa ancora che quella calma apparente è preludio di tempesta.
Non sono una cultrice di cinema ahimè, e se non fosse stato per la ricca postfazione mi sarei persa molti richiami a film di genere che hanno” alimentato la fantasia dell’autore”. Ma non si parla solo di cinema, ci sono rimandi a dipinti e a romanzi. Uno scrittore a tutto tondo Luceri e le sue storie non possono non rispecchiare la ricchezza culturale del loro creatore. Se avete voglia di una lettura coinvolgente, stimolante e allo stesso tempo inquietante non esitate, nei romanzi del nostro caro Enrico troverete tutto ciò che cercate.