Questo libro travolge e sconvolge. E lo fa con fascino e consapevolezza.
Sì, consapevolezza, perché LA GENESI DEL MALE è un romanzo che appare “vivente”, umano nella sua capacità di catturare e disporre della mente del lettore a suo piacimento, in modo disturbante e intrigante. A ciò contribuiscono anche i cambi di piani temporali, di luoghi di punti di vista, che lo rendono più attivo che mai.
Le parti ambientate nell’orfanotrofio sono disturbanti, penetrando nei recessi più nascosti dell’anima, turbandoli profondamente e, soprattutto portando a immedesimarsi nel terrore degli innocenti lasciati in mano al Male più cupo e torbido. Eppure, e qui sta la bravura della penna, invogliano a saperne di più, ad andare a fondo, a scavare nella storia e, addirittura, in noi stessi.
La storia e la figura di Leonardo Landi, criptico e ombroso giornalista investigativo, instilla nel lettore da subito molto interrogativi. Si cerca “altro” di lui e in lui, si immagina anche ciò che non è, ci si immedesima e, al tempo stesso, si prendono le distanze; perché ognuno di noi cela un’oscurità più o meno profonda. Ci si trova ad indagare insieme a lui non solo sulla scia di morti atroci per mano di un killer sadico, ma anche sull’uccisione dei suoi genitori, avvenuta molto tempo prima.
La sua personalità emerge in un entourage di figure femminili, tutte preparate e intriganti, ognuna di esse ha, o arriva ad avere, un rapporto particolare con lui e ne influenza, in qualche modo, le azioni.
Le ambientazioni sono varie e molto caratteristiche; le vicende si snodano tra Firenze, Torino e Cardiff, tra il freddo pungente, la pioggia battente e la nebbia che confonde gli occhi e la ragione. Le azioni sono rapide e la trama è molto intricata, ma, in questa storia, non si perde mai il filo, anzi, i fili; perché le storie si intrecciano, si annodano e si confondono, per poi districarsi e raccontarsi con precisione. Il “puzzle”, evocato nel testo, è lo stesso che Landi e il lettore ricompongono, frastornati entrambi da colpi di scena sconcertanti e, a volte, scioccanti.
Durante la lettura si “affacciano” delle intuizioni, sagome vaghe che illudono il lettore di aver capito tutto, di aver colto l’essenza di questa storia che, invece, dirotta altrove e fa sentire spiazzati e frastornati. Non è facile provocare questo effetto, soprattutto agli adepti dei noir psicologici, ma Iris Bonetti ci riesce perfettamente, senza forzature né improvvisazioni.
Le descrizioni sono giuste e mai superflue, i tempi scanditi perfettamente, lo stile è pulito e fluido. Le pagine sono colpi di fioretto assestati con l’astuzia del professionista.
Tutto queste caratteristiche rendono LA GENESI DEL MALE una lettura, non solo consigliatissima, ma quasi “doverosa” peer gli amanti del genere. In attesa che l’Autrice ci racconti di Landi e delle sue ombre, che sono, a fine lettura, anche un po’ le nostre.