Intervista a cura di Alessandro Noseda
Abbiamo il piacere di ospitare nella nostra cucina una nuova scrittrice della scuderia Frilli di Genova. Benvenuta Marina. Prendi un grembiule pulito e mettiamoci a preparare la cena mentre chiacchieriamo.
Grazie Alessandro è un piacere chiacchierare con te e con i lettori di Giallo e Cucina.
Gradisci un calice di vino? Cosa prepariamo?
Amo il vino, anche se bevo molto poco. Mi piacciono i fini frizzanti, quindi prenderei volentieri un bicchiere di Ortrugo, un vino bianco tipico dei colli piacentini. Se invece parliamo di cucina, preferisco i primi piatti semplici, per esempio un bel piatto di ravioli ricotta e spinaci conditi con burro e salvia, oppure degli spaghetti con le vongole, rigorosamente senza pomodoro.
Cominciamo con una breve biografia?
Sono nata a Milano nel 1961, in una famiglia di origini piacentine (forse s’era capito… dalla risposta precedente). Sono laureata in Scienze Geologiche e lavoro in una Multinazionale dell’Energia. Vivo in provincia di Milano con la mia famiglia, marito e due figli maggiorenni.
Quando, come e perché è nato il tuo amore per la scrittura?
Direi che prima è nato il mio amore per la lettura. Fin da piccola, sono una lettrice appassionata e onnivora, anche se con una forte propensione per il giallo e il thriller. Ho sempre amato anche la scrittura, ma sono arrivata a scrivere con l’obiettivo della pubblicazione solo in età adulta, dopo i quarant’anni. Si può arrivare alla scrittura per strade diverse ma sempre per lo stesso motivo: il desiderio di trovare un mezzo per veicolare agli altri le proprie idee e le proprie emozioni. Non credete a chi dice che scrive per se stesso. A meno che non si tratti di un diario intimo e personale, chiunque scriva vuole essere letto e, possibilmente, apprezzato. E il momento nel quale si approda alla scrittura non dipende dall’età, può accadere da adolescenti come da anziani. Penso che il momento giusto sia quello in cui le esperienze di vita accumulate sono tali da far diventare il desiderio di espressione un’esigenza. Per me almeno è stato così.
Chi muore giace è il tuo primo poliziesco? Quanto di te c’è nel romanzo?
No, non è il primo. Ho iniziato nel 2004 e da allora ho pubblicato quattro romanzi, tutti gialli, un genere che mi è congeniale. Ho scelto il giallo, perché mi permette di scrivere storie che indagano i lati più oscuri dell’animo umano, dandomi anche la possibilità di divertirmi nel comporre trame complesse. Una faticaccia, eh… ma quanta soddisfazione quando ogni singolo pezzo del mosaico va al posto giusto, combaciando perfettamente per fornire il quadro completo!
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, rispondo con una frase detta proprio da un personaggio di “Chi Muore Giace”: “Ti conosco più di quanto tu non immagini. Che tu lo voglia o no, sei quello che scrivi”. In qualsiasi libro l’autore mette un po’ di sé, non è necessario che si tratti di un’autobiografia. Può scegliere se farlo tramite i personaggi, tramite la storia che racconta o con entrambi gli aspetti, comunque sono le sue idee e le sue emozioni che mette nero su bianco, questo è innegabile.
Tre motivi per cui leggerlo assolutamente.
Solo tre? A parte gli scherzi, per prima cosa credo che il libro possa essere apprezzato per la scrittura. Ho fatto la mia gavetta e per mia fortuna ho incontrato persone che mi hanno aiutato a crescere e mi hanno insegnato un po’ di cose sulla tecnica narrativa e sulla qualità del testo. Certo, c’è sempre da imparare e non mi considererò mai “arrivata”, ma è il bello di questa passione, le opportunità per mettersi in gioco e migliorarsi sono infinite. Poi credo che lo spunto del romanzo sia di grande impatto e interesse. La realtà e la cronaca sono la mia fonte d’ispirazione e anche questa volta la mia penna è stata guidata da un tema di grande attualità: le devastanti conseguenze che le scelte degli adulti possono avere sulla vita dei piccoli, vittime indifese a cui viene negato il futuro.
Infine, c’è il miglior complimento che ho raccolto finora tra i commenti dei lettori del romanzo: è difficile smetterne la lettura, tiene incollati alla pagina fino al finale che, mi dicono, non è affatto scontato. Credo che il libro possa piacere a chi ama le trame non banali e ricche di colpi di scena, elemento fondamentale per fare di un giallo un buon giallo.
Hai approcciato anche altri generi?
No, sono e resterò una giallista. Forse detto così, come una sentenza definitiva e senza appello, è un po’ limitativo, soprattutto se è vero che nella vita non bisogna mai dire mai. Per ora però il giallo è la mia casa, il luogo nel quale mi sento a mio agio e non ho nessuna intenzione di abbandonarlo.
Quali sono state le difficoltà principali, dalla prima scrittura alla pubblicazione?
Il mio primo romanzo si chiamava “Tutti devono sapere”, pubblicato nel 2004 con una casa editrice a pagamento. Sulle case editrici a pagamento, o EAP, potremmo spendere fiumi di parole… vi racconterò in breve la mia esperienza. Per quella smania di farmi leggere di cui vi ho parlato, dopo aver scritto una storia di 300 pagine ho iniziato a cercare di pubblicarla, naturalmente con scarsissimi risultati. Quindi ho deciso di fare un investimento: ho pubblicato con una casa editrice a pagamento, ho acquistato 100 copie e le ho regalate tutte. Poi ho raccolto i commenti dei lettori e la maggior parte mi ha dato un riscontro positivo, suggerendomi di continuare a scrivere. Mi sono detta: va bene, ma non voglio mai più spendere un soldo per pubblicare, se ho davvero talento qualcuno se ne accorgerà. Il secondo romanzo, “La Dea della Luna”, è stato pubblicato gratuitamente nel 2008 perché vincitore del “Premio Nazionale Nero Wolfe” per gialli inediti. Purtroppo però anche in questo caso non sono riuscita ad avere la visibilità che avrei voluto. Avevo un po’ perso la speranza, ma ho incontrato una casa editrice piccola, seria e pregevolissima: I Sognatori, con i quali nel 2014 ho pubblicato il terzo romanzo, “Camping Soleil”, che ha vinto il premio Città di San Giuliano Milanese e ha avuto ottimi riscontri. Il vero salto di qualità però l’ho fatto con l’ultimo romanzo, “Chi Muore Giace”, pubblicato dai Fratelli Frilli Editori di Genova. Con questo editore di tutto rispetto, specializzato in gialli e noir e per il quale hanno pubblicato e pubblicano autori di successo, sono finalmente approdata in libreria e ho conquistato un numero di lettori impensabile con altre realtà editoriali. L’e-book di “Chi Muore Giace” è da più di un mese nella classifica Bestseller di Amazon, nella categoria Crimine, stabilmente entro i primi venti posti, una bella soddisfazione che mi ha spinto ad iniziare la scrittura del sequel, sperando che Carlo Frilli voglia ancora darmi fiducia.
Del rapporto con Editor e Editore cosa ci racconti?
Il contributo dell’editor nel miglioramento del testo è fondamentale, un buon editor è per un autore una manna dal cielo. Quando sei arrivato alla tredicesima stesura e hai riletto quanto hai scritto centoventidue volte, non vedi più nulla, neppure le “ha” senza acca. A questo punto la revisione del testo da parte di un editor professionale ti aiuta non solo a togliere tutti i possibili refusi, ma anche a scovare eventuali incongruenze narrative (il peggior incubo dei giallisti) o a migliorare una trama che si mostra debole. Senza contare i consigli sulla caratterizzazione dei personaggi, sull’accuratezza delle ambientazioni, o sulla scorrevolezza dei dialoghi… insomma, ci sono davvero tante cose che un occhio allenato riesce ad evidenziare e moltissimo che un autore può apprendere per migliorare la propria scrittura. Per quanto riguarda l’editore, invece, è importante che non lasci soli i suoi autori, mantenendo un rapporto personale e costante. Credo però che questo sia più facile quando si parla di realtà editoriali piccole o medie, mentre immagino che con gruppi editoriali di grandi dimensioni mantenere un rapporto del genere sia più complicato.
Cosa ami leggere? E se devi regalare un libro come lo scegli?
Come ho detto, la lettura è una passione che coltivo dall’infanzia. Ho letto un po’ di tutto, ma ultimamente su tre libri che leggo, due sono gialli o noir. Cerco di apprendere il più possibile dalla lettura dei romanzi dei maestri del genere. Spesso il giallo è considerato letteratura di serie B, e i libri di questo genere sono etichettati come letture di puro svago, poco impegnative. A chi la pensa così suggerisco di leggere Simenon o Scerbanenco, sono certa che cambierà idea. Oltre a questi mostri sacri, e dando per scontati tutti i più grandi italiani, leggo volentieri Fred Vargas, Henning Mankell e ho da poco scoperto Michel Bussi. Tra le nuove leve italiane ho apprezzato “La sostanza del male” di Luca D’Andrea, un romanzo con ambientazioni, atmosfere e personaggi originali e magistralmente descritti. Per quanto riguarda il mainstream, lo scorso anno ho amato tantissimo “Le otto montagne” di Paolo Cognetti e mi sono innamorata della scrittura di Philippe Claudel.
Sul fatto di regalare libri, ho una mia teoria, derivante dall’esperienza. Un libro è come un profumo, qualcosa di personale che si può regalare solo se si conosce veramente bene la persona alla quale è destinato. Il libro viene spesso regalato come ripiego, quando non si sa cos’altro regalare, invece non è un oggetto come un altro. Un libro, a volte, può salvare la vita. Per questo se si desidera regalarlo, va scelto con la massima cura, pensando con amore a chi lo riceverà.
Qualche sogno nel cassetto?
Ho sempre un sogno nel cassetto, sono i sogni che ci permettono di affrontare la routine quotidiana col sorriso, anche quando ci sono difficoltà. In questo momento, avendo raggiunto l’obiettivo che ho inseguito per più di dieci anni di riuscire a pubblicare con un editore prestigioso come la Fratelli Frilli Editori, il mio sogno è il più scontato: vedere le mie storie e i miei personaggi diventare realtà in un film per il cinema o in una fiction televisiva. Miro in alto, vero? Ma un sogno è un sogno e per fortuna non costa nulla.
Un consiglio a chi ha il proprio romanzo ancora chiuso nel cassetto?
I consigli sono due. Prima di mandare il proprio scritto a qualsiasi editore, vagliarne il catalogo, per capirne la linea editoriale e verificare se il testo che si propone è adeguato.
Inoltre, consiglio di partecipare ai premi letterari per inediti, possibilmente di un certo prestigio e mirati al genere letterario che si è scelto. Per i giallisti esordienti, si può puntare sul Nebbia Gialla, sul Garfagnana in Giallo o sul Giallo Garda, premi che consentono una visibilità a livello nazionale. “Chi muore giace” si è classificato secondo nella sezione inediti del Giallo Garda 2016 ed è con questo biglietto da visita che l’ho presentato a Carlo Frilli, che l’ha apprezzato e ha deciso di pubblicarlo.
Grazie per la bella chiacchierata! Ora, come tradizione di Giallo e Cucina ti chiediamo di salutarci con una citazione ed una ricetta che ami!
Ecco la mia citazione: “un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”. Qualcuno la attribuisce a Jim Morrison, qualcuno a Nelson Mandela, comunque sia credo che possa diventare il mantra di chiunque desideri una carriera nel mondo editoriale.
Per la ricetta… come cuoca ho molto meno fantasia che come scrittrice! Mi vengono bene le torte salate, in famiglia apprezzano quella con salmone e porri. Ecco la ricetta:
Ingredienti
- Un rotolo di pasta sfoglia pronta
- 4 porri puliti e tagliati a rondelle fini
- 100-150 g di salmone affumicato tagliato a pezzetti
- 2 uova medie
- 200 g di ricotta
- Parmigiano grattugiato a piacere
- 1 spicchio d’aglio
- Sale
- Pepe
- Olio
Stendo la sfoglia in uno stampo a cerniera e la ripiego verso l’interno, ricavando un bordo alto almeno 3 cm. Bucherello il fondo, copro con carta forno e riempio con dei fagioli secchi. Faccio precuocere la base per 10 minuti a 200 gradi in forno ventilato. Intanto faccio appassire i porri in una padella con tre cucchiai d’olio e lo spicchio d’aglio, aggiungendo un po’ d’acqua affinché non brucino. Tolgo l’aglio, aggiungo sale, pepe e da ultimo il salmone tagliato a pezzetti fino a farlo sbianchire. Spengo e lascio intiepidire. Nel frattempo, mescolo la ricotta con due uova, aggiungo poco sale e il parmigiano. Unisco il tutto a porri e salmone e farcisco con il composto ottenuto il guscio di sfoglia. Rimetto in forno per altri 25-30 minuti, coprendo eventualmente con carta forno verso la fine, per non fare annerire la superficie della sfoglia.
Buon appetito! Ma soprattutto, grazie e buona lettura a tutti.