DB Diamo un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina a Gino Marchitelli, organizzatore della nona edizione del Maggio in Giallo e in libreria con il suo ultimo romanzo In viaggio con il morto da Milano alla Puglia edito Red Duck, partiamo subito con la prima domanda si prova sempre un grande entusiasmo ed emozione portare avanti una rassegna dedicata al giallo-noir in cui tutti gli anni si alternano le migliori penne di questo genere letterario tanto caro ai lettori. E’ un momento di condivisione e soprattutto di incontro, valori indissolubili in cui tu credi molto e cerchi di riunire e chiamare a raccolta autori e lettori, quanto è fondamentale al giorno d’oggi creare questa sinergia in un paese che negli ultimi anni ha sempre investito poco nella cultura?
GM Per prima cosa un caro saluto a coloro che seguono Giallo & Cucina e a te, Dario, un ringraziamento particolare per l’attenzione che avete nei confronti delle iniziative letterarie interessanti come quella che organizziamo noi dell’associazione culturale il picchio. Devo dire che fin dalla prima edizione del festival, ormai più di nove anni fa, ci eravamo interrogati sul precipizio in cui stava finendo il mondo letterario-culturale del nostro Paese, e avevamo deciso con convegni, concorsi e con questo festival di provare a dare una risposta, a smuovere – per quel che potevamo – lettori, lettrici, autori e autrici esortando tutte e tutti a non stare fermi e passivi davanti all’avanzata dirompente dell’ignoranza funzionale nel nostro Paese spingendo a fare ognuno la nostra parte per organizzare iniziative efficaci. E lo abbiamo fatto come scommessa per continuare il lavoro “resistente” che prende spunto e radici fin dai tempi della Liberazione del nostro Paese dalla dittatura, che raccoglie la grande stagione intellettuale, artistica e musicale degli anni ’60 ’70’ e primi ’80, dei movimenti giovanili, non arrendendoci al pensiero unico conservatore e violento dei vari governi che vogliono un popolo ignorante e analfabeta per poterlo meglio controllare e reprimere. Se pensi che abbiamo iniziato senza soldi, mettendoci risorse provenienti solo dalle tasche dei soci del Picchio e qualche piccolo sponsor, e siamo arrivati fino a nove edizioni (compreso gli anni del covid) ospitando e facendo conoscere grandi libri e grandi autori con una notevole attenzione anche ai meno conosciuti e esordienti fino ad arrivare a essere uno dei più importanti appuntamenti letterari indipendenti e autofinanziati d’Italia (nel piccolo ovviamente) mi pare che abbiamo raggiunto un livello straordinario. Gli autori e le autrici che vengono sono contenti/e, il pubblico e i giornalisti anche… resistiamo e siamo contenti.
DB Parliamo della tua ultima opera In viaggio con il morto da Milano alla Puglia, un romanzo che racconta la realtà amara del nostro paese con dei protagonisti colorati e pittoreschi ma al tempo stesso brutti, sporchi e cattivi per ricordare una famosa pellicola di Ettore Scola, ecco quanto sono vicini secondo te a quei personaggi così ben tratteggiati dal regista di Trevico con la differenza che in quel contesto si raccontava la periferia romana e il tuo libro è un on the road in salsa grottesca che narra il degrado sociale del nostro paese italiano. Cosa è cambiato dal 1976 quando Scola realizzò quel capolavoro del nostro cinema italiano?
GM A mio parere nella società italiana è cambiato il “senso” delle cose: il rispetto, l’educazione, la visione collettiva, il pensare anche agli altri e non solo a se stessi. Questo è il cambiamento, una società fatta di più egoismi, anche nelle piccole cose, nell’imposizione di sé invece che di tutti, della stratificazione di massa di violenza e ignoranza che sono terreno fertile per le dittature. Ma la responsabilità degli “ultimi” è poca, è il sistema, sono i partiti, le organizzazioni, lo Stato che ha scelto di creare eserciti di ricattati per mantenere il controllo sociale e i propri privilegi. A livello personale penso che bisognerebbe scendere in piazza, prendere il tavolo a cui pasteggiano i potenti e ribaltarglielo in testa, prendere i profitti e ridistribuirli, togliere il precariato, consentire l’accesso allo studio LIBERO, alla scalata e crescita sociale, anche alle nuove generazioni delle famiglie più deboli. Le nuove democrazie del terzo millennio devono reggersi sulla libertà e il rispetto partecipato… altroché… questa fase storica fa “schifo” e sono molto arrabbiato con quei settori politico-sociali ai quali appartengo che hanno calato le brache da troppo tempo per sedersi alla tavola dei potenti, dimenticando che loro ti servono solo bocconi avvelenati. Ecco cos’è cambiato, c’era un popolo che studiava, si interrogava, cresceva e capiva e non si faceva mettere l’anello al naso. Ora, complice anche l’utilizzo smodato e scimunito dei social, le menti si rattrappiscono e il potere gongola e gode. Ma la storia insegna che la ruota gira e, prima o poi, nuove generazioni, metteranno mano al mondo per cambiarlo in meglio, costi quel che costi, come stanno facendo i giovani e le donne in Iran, giocandosi la vita per le strade e nelle piazze.
DB Questo libro è la fotografia di un paese alla deriva che soccombe alle ingiustizie sociali e dove la solidarietà esiste solo tra la gente onesta e allora ti chiedo per farla riemergere quanto è indispensabile ripartire da quei valori per cercarle di trasmetterle alle nuove generazioni?
GM Per ripartire bisogna che l’enorme massa delle persone oneste e per bene la smetta di aver paura e trincerarsi dietro allo spauracchio di “pagare” un prezzo. Ritrovare il filo conduttore della civiltà operaia, contadina, della solidarietà meridionale, a cui non può mancare una base ideologica. Quindi ben vengano libri (che non bastano di certo), nuove intelligenze politiche e partiti che ripartano dal basso come referenti del popolo oppresso e sfruttato. Se ritorniamo a fare cultura tra la gente, ci metteremo molto tempo, ma nasceranno nuovi fiori e lo sappiamo che i fiori, le piante, l’erba, si mangiano anche il cemento, sgretolano le sbarre. Con questo libro cerco anche, attraverso la satira, l’ironia, la dissacrazione di far vedere che anche nella famiglia border line c’è un sentimento semplice che può essere coltivato per farlo sbocciare. Sono soprattutto Terzus e la giovane Jenny a dimostrarcelo.
DB A proposito delle nuove generazioni, secondo me questo romanzo affronta in maniera schietta la realtà giornaliera e lo sottoponi al lettore coinvolgendolo in pieno e allora ti chiedo quanto può essere formativa per i giovani di oggi, stai pensando di portarla nelle scuole?
GM E’ una storia anche e soprattutto per i giovani che potrebbero ritrovarsi in alcune dinamiche narrate, soprattutto nella figura di Jenny che alla fine cosa cerca: l’amore e una vita migliore e incontra il giovane EMO sulle spiaggia dell’Adriatico e sceglie poi proprio l’amore, così come la vecchia pensionata che si avvicina a Terzus, l’uomo nero dipinto dai fascio leghisti, e gli porta le mele perché non ha paura del diverso, del migrante, dell’uomo che ha attraversato il Mediterraneo rischiando la vita… e pensa che debba essere aiutato anche donandogli quel poco che ha… la divisione dei pani e dei pesci, se ci pensi, no? Portarlo nelle scuole sarebbe importante ma non dipende da me ma dagli insegnanti, anzi, se qualcuno leggerà questa intervista si faccia avanti… io ci sono.
DB Ritroveremo questi personaggi in una nuova ed esilarante avventura, stai pensando a un sequel?
GM Non sto pensando a un sequel anche perché ho in ballo un sacco di progetti letterari, poetici, musicali, resistenti: una scrittura teatrale, 6 festival del noir da organizzare e gestire, un nuovo libro con un ispettore salentino, uno con un vecchio nonno che insegnerà ai suoi nipotini il valore della libertà tra le colline partigiane, il libro-documento sul mio viaggio in bicicletta del 2017 da Milano a Brindisi e non ultimo un disco, narrazione teatrale con Biacchessi, la terza e ultima puntata de Il barbiere zoppo e molto altro… Terzus & co dovranno aspettare.
DB Il 2023 ci regalerà una nuova storia del commissario Lorenzi o del professor Palermo o di entrambi?
GM Se Carlo Frilli avrà voglia di pubblicarlo ci sarà la settima indagine del commissario Lorenzi e Cristina di Radio popolare che tornano dopo quasi quattro anni con un’indagine profonda, dura e complessa che tocca il tema dei dolori famigliari e degli incidenti stradali, il titolo che proporrò è “Da Milano a Ventimiglia – incidente mortale”. I lettori e le lettrici aspettano da troppo tempo Lorenzi, è ora che torni. Speriamo che Frilli lo faccia uscire in settembre-ottobre in modo da gestire bene la fine dell’anno sperando di stupire ancora una volta i lettori.
DB Ringraziandoti di essere stato ospite del nostro blog Giallo e Cucina chiediamo sempre titoli che hanno formato l’autore o romanzi a cui è particolarmente legato, siamo a Maggio in Giallo e quindi ci daresti tre ottimi consigli di letteratura noir-poliziesca?
GM Più che i titoli vi consiglio gli autori, mi colpisce molto Olivier Norek, direi che è davvero eccellente, poi Oliver Truck con i suoi romanzi “finlandesi” e il nostro mitico – per me – Valerio Varesi. Ce ne sono molti altri da citare ma questi mi rappresentano intimamente e li consiglio.