A cura di Dario Brunetti
Il nostro sito di Giallo e Cucina ha il piacere di avere ospite e di dare il benvenuto allo scrittore Dario Levantino, in libreria col suo ultimo romanzo Il giudice e il bambino uscito per Fazi editore, partiamo subito con la prima domanda. DB Dopo il romanzo il cane di Falcone che ha ottenuto forti consensi di critica e pubblico, ti ritroviamo con un’altra fiaba che mescola realtà e finzione dal titolo Il giudice e il bambino, in cui incontriamo in paradiso il giudice Paolo Borsellino e Giuseppe Di Matteo, figlio del boss Santino. Da dove nasce l’idea di questa nuova storia in cui la sorpresa sta nell’incontro di questi due personaggi?
DL L’idea nasce in modo del tutto fortuito, come spesso succede nell’atto creativo. Avevo in mente di scrivere un romanzo sul giudice Borsellino che fosse adatto agli studenti, ma mi mancava l’artificio narrativo. Mi sembrava che su questo personaggio si fosse detto già tutto e non mi andava di scrivere qualcosa di trito e ritrito. Così, quasi arreso all’idea di cominciare la stesura di questo manoscritto, un giorno durante una presentazione de Il cane di Falcone un alunno mi chiese se avessi potuto scrivere il sequel di questo romanzo? Obiettai che era impossibile, poiché in quel libro i personaggi principali erano morti: come facevo a dare vita a un sequel con i protagonisti morti? Semplice, rispose questo giovane genio: il seguito de Il cane di Falcone sarà ambientato in paradiso. Da qui il folle volo…
DB Nella stesura del romanzo si parla della vicenda legata a Giuseppe Di Matteo che è stato rapito e tenuto prigioniero per 779 giorni dagli uomini di Giovanni Brusca diventando un’altra vittima innocente di mafia a soli 15 anni. Sei riuscito a narrare una storia cosi cruda cercando di usare tatto e delicatezza perché al giorno d’oggi è ancora difficile accettarla per le modalità che tutti conosciamo e allora ti chiedo quanto è stato complesso in qualità di scrittore raccontarla e farla pervenire a un pubblico più giovane?
DL Per me è stata un’operazione naturale. Quando ho scritto le prime pagine del romanzo, mi sono detto “Ok, in questo romanzo c’è il piccolo Di Matteo. Che cosa voglio, che cosa non voglio?”. Ho risposto a me stesso questo: voglio che ci sia delicatezza e non voglio la fiction dell’orrore, comoda forse per titillare il lettore famelico di splatter nella storia, ma inutile poiché di orrore la storia è già piena. Si poteva scrivere un romanzo sul piccolo Di Matteo senza parlare di acido e cadaveri liquefatti? Sì, bastava spostare l’attenzione sul conflitto interno del personaggio.
DB L’uso di una prosa leggera e poetica ha favorito la narrazione di due fatti di cronaca così violenti che hanno scritto due pagine nere della storia del nostro paese: dalla strage di Capaci a quella di via D’Amelio, immagino Dario che a quei tempi essendo un bambino potevi avere dei ricordi sbiaditi in un territorio omertoso come la Sicilia e allora come hai approfondito nel corso degli anni focalizzando la tua attenzione su questi eventi drammatici che ancora oggi hanno lasciato tanti misteri e segreti come uno su tutti la famosa agenda rossa trovata sul luogo della strage di via D’Amelio?
DL Da bambino si può dire che non conoscessi il fenomeno mafioso. A casa non se ne parlava e non c’è nulla di cui stupirsi: i pesci non parlano di acqua. In città, nel mio quartiere, la mafia c’era, ed era normale che ci fosse. Poi da ragazzo ho visto con altri occhi la mia città, divisa tra il bene e il male, e ho fatto il tifo contro quest’ultimo. Capii che la squadra del bene, a differenza degli avversari, contava poche persone ma illuminate, e capii anche che lo scontro che si consumava quotidianamente a Palermo era uno scontro che riproponeva una formula quanto meno nazionale, se non addirittura internazionale, quello tra la legalità e l’illegalità, di volta in volta declinabili in mille forme. Così, da curioso, ho studiato da autodidatta, dai testi più canonici (consiglio vivamente “La mafia” di Salvatore Lupo) alle ricostruzioni meno consolatorie (come alcuni saggi di Piero Melati). La fonte per me più preziosa? Cose di cosa nostra di Giovanni Falcone.
DB Sia Il cane di Falcone che Il giudice e il bambino sono due testi che hai presentato nelle scuole, quali emozioni hai provato nell’incontrare i ragazzi e c’è qualche aneddoto particolare che vorresti ricordare che ti è rimasto impresso?
DL La gioia che provo tutte le volte che metto piede in una scuola per incontrare una scolaresca per me è immensa, poiché non sono uno scrittore che insegna, ma un insegnante che scrive. Da ragazzo avevo molti ideali, molte convinzioni, la consolazione di un’ideologia. Oggi ho perso tutto questo, e l’unica rivoluzione in cui credo ancora, è quella dell’istruzione. Un aneddoto? L’ho raccontato involontariamente poco sopra: Il giudice e il bambino nasce da un’idea di uno studente!
DB Oltre essere uno scrittore Dario, sei un docente e allora per me diventa d’obbligo chiederti, in un mondo in cui al giorno d’oggi nell’uso dei social network gli adolescenti condividono sempre più video o immagini con contenuti di violenza quanto diventa necessario secondo te adoperarsi nelle scuole affinché si faccia educazione civica e non ritieni che bisogna veicolare i ragazzi in attività teatrali o cinematografiche proprio per rendere questa società migliore?
DL La scuola, la disciplina dello studio, il sudore sui libri, i pianti prima di un’interrogazione e la soddisfazione dopo un buon voto sono già un compendio di Educazione civica. Se la scuola assolve bene ai propri doveri, infonde nella mente di ogni studente l’etica. E una persona guidata da un’etica automaticamente rifiuterà violenza, bullismo e disonestà.
DB C’è qualche progetto per il futuro, magari anche legato a uno dei due romanzi?
DL Il cane di Falcone ha recentemente vinto il Premio Siani. Bello sarebbe proseguire la serie di questi romanzi e dedicare un ritratto a questa figura così bella.
DB Ti ringraziamo per essere stato ospite del nostro sito di Giallo e Cucina e ci congediamo con un’ultima domanda, ci indicheresti tre libri al quale sei particolarmente affezionato?
DL Shantaram di Gregory David Roberts, Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron, Due di due di Andrea De Carlo.