Intervista a cura di Dario Brunetti e Gino Campaner
DB – Diamo un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina a Corrado Pelagotti , in libreria col suo ultimo romanzo Travolti da un insolito delitto per la Fanucci editore collana Nero Italiano. Dopo un interessante esordio con il thriller Tempo da lupi, questa volta ci proponi uno splendido noir, complimenti innanzitutto, ti chiedo: da dove nasce questa scelta e l’idea di un romanzo ambientato nel mondo del lavoro ?
Grazie Dario, anche per l’opportunità di poter parlare del mio ultimo romanzo.
L’idea di ambientare una storia noir all’interno di una multinazionale milanese nasce indubbiamente da un’esperienza personale. Ho lavorato nel brokeraggio assicurativo per più di vent’anni e abbinare la mia passione per le storie nere ad un contesto che conoscevo nelle sue più piccole sfumature è stato qualcosa di naturale. Volevo inoltre trovare un diverso punto di vista del solito commissario e filtrare la storia attraverso gli occhi di un non addetto ai lavori, un protagonista che viene travolto dagli eventi mentre vive la sua normale e insoddisfacente attività lavorativa.
Così, appena ho trovato il tempo di dedicarmi allo sviluppo e allo svolgimento della trama, è nato Travolti da un insolito delitto.
GC – Le schermaglie iniziali tra Umberto e Margherita sono divertenti, quanto sono importanti ironia e umorismo anche in un noir/thriller?
Molto importanti. Non c’è un modo predefinito per raccontare le storie. Credo che la cosa fondamentale sia suscitare nel lettore emozioni. E più emozioni si evocano, meglio è. Si può raggiungere un grande livello di tensione, si può trasmettere paura, ansia, sconcerto e al tempo stesso far sorridere, divertire. Il momento di ironia, oltretutto, può servire a sdrammatizzare, a far respirare il lettore, prima di catapultarlo ancora nella spirale dell’intreccio criminoso.
DB – Essendo che su Giallo e Cucina di solito si chiede il piatto preferito del protagonista, e che sono rimasto colpito dai personaggi femminili di Margherita e Valentina, immaginiamo che il buon Umberto De Santis uscisse a cena con loro invitandole in un bel ristorante. Cosa ordinerebbero? Non ti nascondo che sono molto curioso della scelta di Margherita !
Valentina non è particolarmente interessata al cibo. Lo vive con una certa ansia, controlla ossessivamente le etichette per verificare che non ci siano ingredienti malsani, che possano incidere negativamente sui suoi livelli di energia. È orientata perlopiù su cibi vegetariani, anche se a cena in un bel ristorante non è escluso che ordini carne o pesce per poi pentirsene.
Margherita, al contrario, ama mangiare fuori, soprattutto se si tratta di cene romantiche. È un’occasione per esprimere la sua sensualità, sia nell’abbigliamento che nel comportamento. Ama i cibi piccanti e i ristoranti messicani. Adora il vino e lo stato di ebbrezza.
GC – Il ritmo impresso al romanzo è incalzante si susseguono colpi di scena e situazioni nuove senza sosta non c’è tempo di “annoiarsi”. La velocità dell’azione, il ritmo in un libro la ritieni una cosa fondamentale?
Sì, credo che il ritmo sia fondamentale, soprattutto nelle storie thriller. Ho letto storie valide e libri ben scritti appesantiti da inutili lentezze e divagazioni. Come dicevo sopra, il sorriso, il momento stemperante è opportuno, ma il ritmo ti deve trascinare fino all’ultima pagina.
DB – In tempo da lupi manifestai l’accostamento del romanzo, per come dice Gino nella domanda precedente, per la velocità d’azione a un film dei fratelli Coen, oppure visto l’utilizzo di scene pulp a un film di Quentin Tarantino, invece in Travolti da un insolito delittoviene nominato un altro grande regista come Fritz Lang, colgo l’occasione per chiederti: quanto è decisiva mettendo sulla scala dei valori da 1 a 10 l’importanza di pellicole che hanno fatto la storia del cinema ? Inoltre se mi potresti indicare tre film a cui sei particolarmente legato.
Grazie intanto per gli accostamenti. Sarei tentato a dirti 10, perché le due arti sono legate a doppio filo e certe pellicole hanno significato molto per il mio mondo immaginifico, almeno alla pari di certi libri.
Scegliere tre film non è facile quanto potrebbe sembrare. Mi viene da pensare a “Qualcuno volò sul nido del cuculo” per il suo messaggio di struggente umanità;“Il delitto perfetto” di Hitchcock per la genialità della trama e, in tempi più recenti, “Match point” di Woody Allen, che ci insegna che, diversamente da quanto vorrebbero farci credere, il destino non si accanisce sui cattivi.
GC – Il libro è delizioso e tutti i personaggi sono bene inseriti nel contesto e nell’evolversi della storia. Secondo me l’unica che forse avrebbe potuto avere uno sviluppo diverso, avendo potenzialità interessanti, ma che è stata poco sfruttata è Marzia, la sorella di Umberto. Era tua intenzione farle rivestire una rilevanza maggiore all’interno del romanzo e poi la scelta è ricaduta in un modo completamente diverso o comunque l’hai sempre considerata un personaggio solo di contorno?
Sono d’accordo con te, tanto che, nella prima stesura del libro c’erano più episodi riguardanti Marzia. Di concerto con il mio Editore ho deciso di sacrificarne qualcuno proprio in ragione di quanto si diceva prima: per non rallentare il ritmo. La sorella di Umberto non è direttamente coinvolta nell’indagine, quindi non necessaria per sua risoluzione. Darle maggior spazio avrebbe voluto dire correre il rischio di rallentare troppo la tensione.
DB – Fai riferimento nella storia a un tema molto importante e delicato, il conflitto che ci può essere tra responsabile e impiegato, a volte ci possono essere delle ritorsioni di un capo nei confronti di un impiegato o operaio, ci sono state al giorno d’oggi situazioni che portano al mobbing o addirittura a licenziamenti che sfociano in situazioni molto critiche e compromettenti, parlo in generale senza entrare nello specifico. Mi interesserebbe sapere un punto di vista su un argomento così delicato.
Chi ha letto Travolti da un insolito delitto sa quanto a mio avviso questo tipo di prepotenza psicologica sia diffuso e quanti danni possa creare. È per questo che ho voluto giocare un po’ con la fantasia e creare un finale diverso, spiazzante, in qualche modo espiatorio.
GC – Al termine del romanzo dici che i tuoi colleghi di ufficio di un tempo ti hanno ispirato diversi personaggi presenti nel libro. Ma c’erano anche impiegate come Margherita…?
Quando hai la fortuna / sfortuna di lavorare in società del settore servizi con centinaia di dipendenti, dei quali statisticamente più della metà sono donne, tutto può succedere. Devo confessare che il personaggio di Margherita è stato un po’ come dire… potenziato dalla mia fantasia maschile.
DB/GC – Grazie Corrado per lo spazio dedicato alle interviste del blog Giallo e Cucina, ci salutiamo con un’ultima domanda: novità per il prossimo romanzo ? Ci potresti dare qualche indiscrezione?
Per chi ha letto Tempo da lupi e apprezzato il personaggio dell’agente Felice Ragonese, posso anticipare che la storia del mio prossimo romanzo racconterà una sua nuova avventura. Tornerò quindi ad avvicinarmi al genere thriller, ci sarà un assassino da scoprire e ovviamente non mancheranno i colpi di scena.