Intervista a cura di Alessandro Noseda
Abbiamo il piacere di ospitare nella nostra cucina Corrado De Rosa, in libreria con L’uomo che dorme.
Benvenuto! Noi di Gialloecucina chiediamo sempre agli ospiti una ricetta speciale. Se ti va, la prepariamo insieme mentre chiacchieriamo…
Cosa cuciniamo? Ci dai ingredienti e modalità di preparazione?
Confesso di non saper cucinare neppure un uovo fritto, quindi con una ricetta potrei combinare guai enormi. Se devo scegliere qualcosa che mi pacerebbe mangiare oggi, direi i tubetti con i totani. Un piatto che arriva direttamente dalla costiera Amalfitana.
Scegli pure un vino. Hai preferenze?
Un Nero d’Avola.
Cominciamo con una breve biografia? Chi è Corrado?
Uno psichiatra. Mi occupo dell’uso strumentale della follia nei processi di mafia e terrorismo, ma soprattutto tifo per la Salernitana.
Quando, come e perché è nato il tuo amore per la scrittura?
Ho iniziato, quasi per caso, a scrivere in modo divulgativo dei temi di cui mi occupo. Ho pubblicato alcuni saggi d’inchiesta e con L’uomo che dorme sono approdato al romanzo.
L’uomo che dorme ha un ottimo ritorno. Qual è la formula? Tre motivi per cui leggerlo assolutamente?
Cerca di raccontare la generazione dei quarantenni di oggi, prova a spiegare perché non tutti i comportamenti incomprensibili sono frutto di follia, gioca con le piccole psicopatologie quotidiane che abbiamo tutti.
Ti piace presentare i tuoi libri? Una domanda che ti fanno sempre i lettori e una che vorresti ti facessero e non arriva mai.
Si, certo che mi piace. Mi piace sentire commenti, pareri, interpretazioni, critiche. Mi piace mescolare temi apparentemente più complessi senza prendersi troppo sul serio. Vorrei che mi facessero parlare più di calcio, sono un vero allenatore sul divano, ma purtroppo continuo a non essere accontentato.
Cosa ami leggere? E se devi regalare un libro come lo scegli?
Leggo molti noir e saggistica di inchiesta. Adoro regalare libri, provo a mettere insieme i miei gusti con la personalità di chi li avrà in regalo.
Tre autori che consideri imperdibili?
Ti rispondo con tre nomi stranieri. Don Winslow, Jean Claude Izzo e Nick Hornby. Facciamo quattro? Bjiorn Larsson. Per gli italiani, avrei bisogno di un’intervista a parte.
Un consiglio a un nostro lettore con un romanzo ancora chiuso nel cassetto?
Di domandarsi che cosa ha voluto raccontare nel romanzo. Di chiedersi se lo ha scritto perché aveva qualcosa da dire o ha detto qualcosa perché voleva scrivere. Di non scoraggiarsi ai primi rifiuti, di andare alla caccia di un occhio terzo, ed esperto, che possa leggere il lavoro e di riflettere sui suggerimenti di chi ha la giusta distanza per cogliere le cose che ancora non vanno. Di fare i conti con il proprio narcisismo, con i tempi di lettura degli editori. Di ricordarsi sempre che pubblicare un libro è un complicato mix di piacere e frustrazione.
Altre passioni oltre alla scrittura?
Del calcio mi sembra di aver detto qualcosa… Scherzi a parte, in L’uomo che dorme è seminata qua e là qualche mia passione. Mi piace il cinema di Quentin Tarantino, Wes Anderson e Tim Burton. Quando non lavoro passo molto tempo a leggere, mi piace il mare e quello che c’è attorno. E poi ho i miei interessi del momento che diventano ossessioni. Ora è il turno di un paio di serie TV che sto vivisezionando.
Grazie per la bella chiacchierata! Ora, come tradizione, ti chiedo di salutarci con una citazione che ami particolarmente!
Scelgo una frase di Osvaldo Soriano: “Sono così le storie di calcio, risate e pianti, pene ed esaltazioni”. Così è la vita.
Grazie per il tuo tempo e buona lettura ai followers!
Grazie a voi!