Fabrizio Borgio è nato a Asti, è appassionato di cinema e letteratura. I suoi libri fino ad ora: Masche. La morte mormora (entrambi per F.lli Frilli ed.) Il Settimino con Acheron ed. con Stefano Drago come protagonista. Vino rosso sangue, Asti ceneri sepolte, Morte ad Asti, La ballata del re di pietra, Panni sporchi per Martinengo, Il pittore di Langa, tutti per la Fratelli Frilli ed. con Giorgio Martinengo come protagonista. Green Stone. Nero Libia, Segretissimo Mondadori. È presente con suoi racconti in diverse antologie.
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- MaBal – La prima domanda è quasi obbligatoria: quando e come hai iniziato a scrivere?
F.B. Sembrerà scontato ma, come forse migliaia di altri scrittori ho iniziato fin dall’infanzia, alle elementari i miei temi erano sempre quelli più lunghi e fantasiosi poi con l’adolescenza l’ambizione è cresciuta di pari passo con il mio amore per la lettura. Ero un ragazzino chiuso e solitario, non avevo una compagnia di amici, non frequentavo i compagni di scuola al di fuori delle ore di lezione: il mio mondo era circoscritto alle mura di casa e i libri erano il mezzo di fuga. È quasi fisiologico che leggendo tanto si sviluppi uno spirito di emulazione che ti porta a provare lo scrivere racconti e novelle. A quattordici anni come regalo di natale mi avevano preso una Lettera 22 e lì era scattato un interruttore nel cuore.
2.MaBal – Fantascienza, horror, giallo, spy story, tutto ciò che è mistero ti affascina e ne scrivi, come hai scoperto questa tua passione?
F.B. Come dicevo prima sono diventato un lettore “forte” nell’adolescenza e ho iniziato proprio con la narrativa di genere: Urania e le collane dell’Editrice Nord in primis, avrò sempre un enorme debito con la fantascienza perché è grazie a questo genere se ho sviluppato un amore imperituro verso la lettura poi è stato naturale spaziare, passare dalla fantascienza al fantasy, dal fantasy all’horror, ai gialli e man mano che proseguivo le scuole, conoscere la grande letteratura, i classici e ogni titolo e autore che accendesse la mia curiosità.
- MaBal – Hai due personaggi seriali, Stefano Drago e Giorgio Martinengo ma scrivi anche libri di altro tipo, p.es. “Green Stone. Nero Libia” uscito da poco. Iniziamo con Stefano Drago: puoi descriverlo a chi eventualmente, non lo conoscesse?
F.B. Stefano Drago è un agente speciale del DIP, il Dipartimento Indagini Paranormali, un organismo statale che si pone tra il ministero degli interni e quello della ricerca per indagare su tutto ciò che esula dalla convenzionalità e da ciò che è spiegabile razionalmente. Questo fa innanzitutto Drago un uomo d’istituzione, un servitore dello stato. Piemontese, è un mio coetaneo ed è un po’ l’esagerazione di quello che io ero all’epoca della mia permanenza nell’Esercito italiano: un uomo austero, rigido, severo innanzitutto con se stesso, solitario ma ossessionato dal mistero e dalla brama di sapere e conoscenza che il mistero accende in lui. Non è un mio alter ego ma richiama di sicuro il mio atteggiamento verso il mondo e verso gli altri che all’epoca (parliamo di una parentesi durata fra i venti e i ventiquattro anni) potevo ispirare. È piemontese nel senso sabaudo del termine, con uno spirito del dovere ferreo e per alcuni versi rassegnato. Sicuramente un uomo poco contemporaneo ma molto più aperto di vedute e d’intelletto di quanto possa suggerire. Nel suo curriculum abbiamo una laurea di letteratura con una tesi sul gotico contemporaneo e un phd conseguito alla Miskatonic University in esoterismo e magia in antropologia culturale (ogni riferimento a Howard Philips Lovecraft è assolutamente voluto.)
- MaBal – E adesso raccontaci qualcosa di Giorgio Martinengo, il personaggio del quale hai scritto di più, fino ad ora. Chi è questo investigatore privato?
F.B. Ecco, se Stefano Drago è come avrei potuto diventare se avessi proseguito la mia carriera in seno alle forze armate, Giorgio Martinengo è come mi piacerebbe essere: in lui la piemontesità è leggermente diversa da quella di Drago che è più vecchia scuola. Martinengo che è di tre anni più giovane (quindi stessa generazione) ha avuto una vita diversa: benestante, figlio di imprenditori nel settore vitivinicolo, un ragazzo dall’intelligenza viva, la curiosità sconfinata, una voglia di esperienze che gli fa prendere una laurea in scienze politiche dopo un Erasmus in Germania, un anno sabbatico passato a girare in lungo e in largo l’Europa per poi prendere le redini dell’azienda paterna, scontrarsi con l’idea di lavoro che aveva il padre, mollare tutto e andare a fare il poliziotto salvo stufarsi dopo anni della divisa e infine mettersi in proprio con la Martinengo investigazioni. Credo che questo quadro marchi la differenza fra i due personaggi: uno rigido l’altro elastico, uno chiuso l’altro più aperto pur non rinunciando all’insopprimibile understatement tipico dei piemontesi fino a qualche decennio fa. Drago interessa poco alle donne, Martinengo possiede un fascino bohemienne che gli regala un po’ più di fortuna con l’altro sesso anche se non si può certo definire un tombeur de femmes. I due personaggi insieme segnano la transizione dal vecchio Piemonte al Piemonte di oggi, il passaggio da un quadro più spiccatamente etnico a quello in profonda trasformazione che sta contraddistinguendo la regione nel XXI secolo. Dico sempre che la piemontesità che racconto nelle storie di Martinengo sta sparendo, che il quadro umano e antropologico dei piemontesi che si vedono nelle sue storie sono una specie di promemoria di quello che i piemontesi erano e che non potranno più essere, nel bene e nel male.
- MaBal – Come scrivevo poco sopra, in ottobre è uscito “Green Stone. Nero Libia”, per la collana Segretissimo Extra (n. 28, ottobre 2023). Immagino che per te sia una grandissima soddisfazione, ma come sai noi siamo curiosi e ti chiedo di raccontarci qualcosa della storia.
F.B. È un traguardo. Ancora adesso trovo incredibile vedere il mio nome accoppiato al marchio Mondadori. La storia è nata da un mio rinnovato interesse verso la geo politica, disciplina che cerca di spiegare e interpretare il mondo che viviamo attraverso analisi e relazioni fra le diverse nazioni del mondo. È una disciplina molto utile da studiare per avere una visione complessiva del pianeta che viviamo e delle dinamiche, a volte contrastanti che determinano interessi e relazioni. In particolare mi ero appassionato alla Libia post Gheddafi e approfondendo l’argomento, la fantasia dello scribacchino si è accesa: sono tanti gli intrighi e i fatti che attraversano la storia contemporanea di un paese così importante e strategico per l’Italia che ho iniziato a tratteggiare una storia giocando con gli elementi che stavo studiando. Non avevo pensato mai a Segretissimo, semplicemente in due anni di documentazione infine ho scritto questa Spy story, l’ho fatta leggere a una cara amica che mi fa un po’ da agente e editor e lei mi ha proposto il premio Alan Altieri. Considera che non avevo mai scritto storie di spionaggio quindi scoprire di essere nella finale è stata già una vittoria. Il concorso infine non l’ho vinto ma, Franco Forte, dopo le glorie e la pubblicazione della vincitrice, mi ha proposto l’uscita di Nero Libia. Il resto è nelle mani dei lettori.
- MaBal – Fabrizio, le storie da raccontare le cerchi o ti vengono a cercare?
F.B. Tutte e due le cose. Ci sono fatti che una volta che ti attraversano la vita non possono non diventare storie e ci sono i miei desideri di scrittore che mi fanno dire: vorrei leggere qualcosa che parli di… e sovente finisce che me lo scrivo io quello che mi piacerebbe leggere.
- MaBal – Cosa stai leggendo in questo periodo?
F.B. Ho una coda di lettura tipica del compratore compulsivo di libri così per smaltire le pile leggo sempre più di un libro per volta: “Il Selvaggio” di Guillermo Arriaga, “La Seconda Volta” di Alessandro Bastasi, l’antologia con tutti i racconti di Kurt Vonnegut della Bompiani e “Il Conte di Montecristo” di Dumas.
8.MaBal – MaBal. Siamo nella cucina di Giallo e Cucina e non posso fare a meno di chiederti se hai un piatto preferito o un cibo-rifugio?
F.B. Uno in particolare non saprei, ho alcuni piatti per i quali ho una predilezione speciale e ogni volta che me li ritrovo a tavola per me è pura gioia: la polenta concia, la bagna cauda e il risotto in tutte le maniere.
Fabrizio è stato un piacere averti ospite nello spazio interviste di Giallo e Cucina.
Il piacere è del tutto reciproco, grazie per l’interesse e spero a presto.
foto: profilo FB dell’autore