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Davide Longo

Davide Longo, piemontese, ha pubblicato numerosi romanzi sia per bambini sia per adulti.
Nel 2014 ha scritto il primo romanzo della serie che ha come protagonisti Corso Bramard e Vincenzo Arcadipane “Il caso Bramard“, (Feltrinelli 2014, Einaudi 2021), “Le bestie giovani” (Feltrinelli 2018 con il titolo Cosí giocano le bestie giovani, Einaudi 2021), “Una rabbia semplice” (Einaudi 2021), “La vita paga il sabato” (2022), Requiem di provincia (2023) e La donna della mansarda (2025). Nel 2017 ha scritto la sceneggiatura per il film Il Mangiatore di Pietre interpretato da Luigi Lo Cascio.
Insegna scrittura presso la Scuola Holden.

Ho intervistato Davide Longo il 28 agosto u.s. dopo la presentazione del suo romanzo “La donna della mansarda” presso la Biblioteca Civica Tartarotti di Rovereto. Ringrazio per la squisita gentilezza e la fattiva collaborazione il personale della biblioteca e in particolar modo Mariarosa Raffaelli che mi hanno consentito di intervistare Davide Longo mettendomi a disposizione uno spazio in cui farlo.

Benvenuto su Giallo e Cucina, Davide!

1.MaBal – Come nasce Corso Bramard?

D.L. Corso Bramard nasce come evoluzione di tutte quelle figure maschili che c’erano nei miei libri precedenti che appartenevano un po’ alla categoria di eroe epico sia fisicamente sia come tipologia umana. Bramard appartiene a quella categoria lì, però fin da subito a fianco ha Arcadipane che invece rappresenta una tipologia umana completamente diversa, quindi questi due mondi si incontrano nella serie e corrispondono a due scritture un po’ diverse. Quando il portavoce è Bramard c’è una scrittura più asciutta, più legata al mondo dei miei maestri: Fenoglio, Primo Levi, quella generazione degli anni ’50, più severa e invece Arcadipane ha una voce più libera non dico gaddiana ma diciamo più espressionistica.


2. MaBal – Davide, tu avevi pensato fin dall’inizio a un seriale, una storia che si dipana su un piano lungo?

D.L. Sapevo che avrebbe potuto essere una serie, non sapevo di quanti libri e soprattutto non sapevo come la serie si sarebbe evoluta, anche oggi, quando scrivo un libro, non ho mai idea del libro successivo, se sarà qualcosa che torna indietro nel tempo, quanto si porta avanti, che succede nelle vite private, per cui in realtà, io cerco di riprodurre nel modo in cui costruisco i romanzi quello che succede nella vita, ci sono proiezioni per il futuro che tu puoi fare, ma poi la vita, come sempre, ci spiazza, arrivano cose che non ti aspettavi, belle, brutte, e io cerco di mantenere questo tipo di freschezza anche nella scrittura della serie, per cui non voglio progettare una campata di tempo dei personaggi troppo lunga, si muovono di romanzo in romanzo.

3.MaBal – In generale in una serie è più importante il protagonista o la storia?

D.L. In un romanzo singolo può essere più importante la storia o se lo giocano. In una serie è sempre più importante, il protagonista, o i protagonisti.

4.MaBal – Tu insegni, immagino che da te a scuola (scuola Holden n.d.r.) arrivino persone di diverse età, giovani, adulti, persone che non scrivono da tanto tempo, è possibile imparare a scrivere?

D.L. È una forma di artigianato (la scrittura n.d.r.), quindi come tutte le forme di artigianato, a livello artigianale si possono imparare delle cose, poi come tutti sappiamo per qualunque tipo di artigiano, ci sono degli artigiani bravissimi, ci sono dei buoni artigiani, ci sono dei discreti artigiani, ci sono dei pessimi artigiani. Quello che è sicuro è che, come tutte le forme artigianali, per essere apprese, occorre molta dedizione, tempo, sperimentazione, e poi, come capita per tutti i mestieri, c’è una predisposizione naturale che per qualcuno è un po’ più sviluppata per altri meno.

5.MaBal – Da forte lettrice mi sembra che le storie che leggo siano tutte uguali, che difficilmente si trovino spunti interessanti, che mi facciano dire, finito il libro, ne valeva la pena. Immagino che vista la tua attività di insegnante di scrittura capiti anche a te di leggere sempre le stesse cose, qual è la tua opinione al riguardo?

D.L. Io credo che questa è una sensazione che noi abbiamo e ci sembra che sia così oggi perché viviamo questo oggi. Ma probabilmente, se uno avesse ascoltato tutti i musicisti che componevano nel 700,
probabilmente avrebbe avuto la stessa sensazione rispetto ad alcune composizioni. C’erano delle formule musicali e c’erano degli artigiani non molto, diciamo, senza grande inventiva, che riproducevano quelle formule
, poi c’era Mozart e poi c’erano gli altri. Per cui è normale che in una produzione di massa ci siano tantissimi prodotti che non superano mai la soglia della ripetitività. È anche vero che c’è un pubblico che in realtà apprezza proprio questa cosa. Cioè che non vuole essere ne sfidato, ne sollecitato, ma che vuole esattamente quella cosa che sappiamo bene. Chi ha comprato Harmony negli ultimi 30-40 anni, non vuole un libro di Borges sull’amore, non vuole neanche un libro di Elizabeth Strout sull’amore, vuole quel livello di complessità, quel livello di ripetitività, da cui si sente rassicurato, sono pochissimi lettori forti che hanno bisogno di rinnovare lo stimolo. La maggior parte dei lettori, ma anche la maggior parte dei consumatori di musica, ma anche la maggior parte dei consumatori di televisione in realtà non vogliono essere smossi, non vogliono migliorare, alzare il loro livello di richiesta ma vogliono essere semplicemente consolidati in quel loro desiderio.

6.MaBal – La caratterizzazione dei personaggi, legandoli al luogo in cui vivono e operano è molto importante, avresti potuto scrivere dei tuoi personaggi anche ambientando le storie altrove?

D.L. Non è possibile, perché, come dicevamo, soprattutto nelle serie con tanti personaggi, e soprattutto conta in un giallo che ha che fare con i corpi, con gli omicidi, con l’antropologia dei personaggi, e l’antropologia è strettamente calata in un contesto storico, geografico, urbanistico, per cui un commissario torinese non può essere uguale un commissario milanese non può essere uguale a un commissario bolognese. C‘è l’individualità singola, il fatto che tutti noi siamo essere umani diversi, ma ci sono dei tratti, dettati dal carattere della città e del luogo in cui sei, o della provincia in cui sei nato, che sono determinanti. Mi sembra inevitabile che quando tu scendi in profondità in un personaggio, questo personaggio è fatto delle sue esperienze personali, dalla sua psiche formata da vicende, dalla sua nascita, ma è anche, come nella costellazione famigliare, un po’ frutto di sogni famigliari, e di sogni di un popolo, di sogni di un mondo che si porta dietro. Mi sembrerebbe di non fare un lavoro accurato, se non tenessi conto, anche di tutta questa parte, che ci rende uomini e donne diverse uno dall’altro.

7. MaBal – Cosa in particolare fa scattare la scrittura? Cosa ti dà il via?

D.L. Di solito parto da un’immagine, una situazione, un dialogo che io so a quel punto che è il cuore, diciamo, della storia, o comunque è uno dei gangli vitali della storia, al quale poi si collegano altri punti vitali e poi il mio lavoro è quello di costruire una traiettoria logico consequenziale, che unisca questi punti all’interno di una trama, però sicuramente tutto parte da alcune stelle la cui luce pulsa in maniera più decisiva, e poi dopo, io costruisco la costellazione in modo che si è arrivi a una forma riconoscibile.

8. Dicevi durante la presentazione che stai scrivendo la sceneggiatura per la serie che Sky vorrebbe trarre dai tuoi libri con protagonisti Bramard e Arcadipane. Scrivere libri o scrivere sceneggiature non è la stessa cosa. Incontri qualche difficoltà?

D.L. No, perché io sono nato come sceneggiatore in realtà. Quindi il mio primo approccio alle storie è stato il cinema, per cui no, è un tornare un po’ a una cosa che già facevo. No, da questo punto di vista, non ho difficoltà.

8.a. Come dicevi durante la presentazione la serie sarà per la piattaforma Sky, la Rai, la televisione generalista, non investe più in questo tipo di prodotti?

D.L. No, investe. La Rai fa le sue serialità, cioè, ciascuna delle piattaforme fa i suoi investimenti, oramai tutti quanti piuttosto limitati, ognuna ha il suo target, si rivolge a un certo tipo di pubblico.

9. MaBal – Nelle tue storie, nella serie il cibo ha un posto particolare, come avrai notato Il nome del nostro sito è evocativo, quindi non posso fare a meno di chiederti: hai un piatto o un cibo preferito?

D.L. Allora, ci sono dei cibi nella serie, in realtà si parla molto di cibo, nel senso che spesso il momento del pasto, è uno dei rari momenti in cui Bramard e Arcadipane si trovano faccia a faccia e quindi sono costretti a un livello di confidenza superiore, cioè le cose più intime, se ne dicono molto poche,
ma le poche cose che si dicono di solito se le dicono a tavola. Il cibo come, come anche l’alcol, anche se oramai Bramard non beve più perché i suoi trascorsi glielo impediscono, sono
, come dire, dei lubrificatori di confidenza, danno un momento di famigliarità. Non ci piace mangiare con chiunque, come non ci piace andare a letto con chiunque, non ci piace bere con chiunque. Io cerco di essere molto accurato, riferendomi sempre a menu, a piatti e a situazioni specifiche, anche lì collegati ad alcuni locali torinesi che conosco, amo e che, per me, corrispondono esattamente da un punto di vista antropologico, a Bramard e Arcadipane. Ciascuno di noi non può andare in qualunque locale, non gli piace qualunque posto e non è solo una questione di quello che mangi ma anche dell’approccio umano che c’è, lo spazio, le cose, le forchette, i camerieri, lo spirito che trasmette quel locale. Poi, per me, ci sono alcuni piatti della tradizione piemontese che nei miei romanzi compaiono, per esempio, il vitello tonnato, la carne cruda, ovviamente gli agnolotti, ci sono alcuni piatti specifici.

Il mio piatto preferito, a parte questi piatti buonissimi è il minestrone fatto molto bene con la pasta corta, che poi puoi riscaldare nei giorni successivi e puoi anche mangiare freddo d’estate. Questo è un il piatto simbolo della completezza.

Grazie a Davide Longo per questa intervista.

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