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Claudia Lerro

Le indagini di Lolita Lobosco

Diamo un caloroso benvenuto a Claudia Lerro, attrice coratina che nella serie televisiva, Le indagini di Lolita Lobosco interpreta Porzia Forte moglie di Antonio Forte interpretato stretto collaboratore di Lolita, interpretato da Giovanni Ludeno, DB T i ringrazio Claudia a nome del blog Giallo e Cucina per aver accettato il nostro invito e partiamo subito con la prima domanda: dopo esperienze cinematografiche e teatrali di cui parleremo in seguito, Le indagini di Lolita Lobosco è una serie televisiva che sta riscuotendo un enorme successo come hai vissuto questo grande risultato e quanto è stato fondamentale il lavoro di squadra?

CL Un’attrice di teatro sa che se un lavoro ha successo, è sempre merito della squadra. Come si dice? Non esistono piccoli ruoli, ma solo piccoli attori. Ogni personaggio è fondamentale perché l’intero disegno prenda forma! Assaporo questo successo con grande gioia e gratitudine. Mi capita di essere fermata per strada da persone innamorate della fiction e anche del personaggio di Porzia. Non posso che essere felice.

DB Interpreti Porzia moglie di Antonio, nella prima serie la vediamo nutrire un forte senso di gelosia nei confronti del marito, invaghito di Lolita sin dai tempi dell’università e attraverso la terapia di coppia cercheranno di trovare la loro felicità, con leggerezza e ironia si affronta una tematica che purtroppo destabilizza molte coppie, nella seconda invece Porzia intraprende gli studi e rientra il conflitto con Antonio che deve assumersi le responsabilità di padre, cercando di avere la gestione della casa. Quanto è difficile al giorno d’oggi essere moglie e madre, inoltre Porzia può essere l’esempio di tante donne che vogliono trovare la loro indipendenza e cercare di realizzare i propri sogni, questa decisione crea spigolosità nei rapporti di coppia e in che modo può essere affrontata secondo te?

CL Purtroppo, essere moglie e madre e contemporaneamente, essere donne in carriera e di successo è ancora difficile. Non impossibile, esistono esempi virtuosi. Ma c’è ancora molto da fare in tante direzioni: superare l’idea che la vita della donna abbia senso e valore solo nella maternità e nella famiglia; superare l’idea che sia la donna a dover poter avanti la gestione della casa e l’educazione dei figli; pensare a delle politiche di sostegno più concreto alla maternità e alla genitorialità in genere e molto altro. Penso davvero che ormai i tempi siano maturi per portare avanti questo auspicabile cambiamento. Occorre parlarsi, nella coppia. Mettere fuori i propri sogni, le proprie paure. Chiedersi aiuto a vicenda. Purtroppo, forse, anche per l’uomo non è facile definire con chiarezza il proprio nuovo ruolo che è sicuramente diverso dalle famiglie di una volta ma che non è ancora totalmente chiaro. Occorre parlarsi ed educare le nuove generazioni ad una assoluta parità di genere, pur considerando e valorizzando le meravigliose differenze che caratterizzano uomini e donne.

DB Molte scene sono state girate con Giovanni Ludeno, un altro attore che come te viene dal mondo del teatro, hai trovato molta sinergia a lavorare con lui, ci sveleresti qualche aneddoto o ricordo particolare?

CL Giovanni? Un attore meraviglioso ed una persona splendida. Spesso ci scriviamo anche durante le puntate per commentare in diretta il lavoro che abbiamo fatto o semplicemente, scambiarci battute divertenti! E anche prima di girare, ci siamo spesso fermati per studiare e immaginare insieme la nostra relazione al dilà della sceneggiatura. Gli voglio bene e con lui “giocare” è facile.

DB Questa serie televisiva ha valorizzato ancor di più la Puglia, terra di arte, cultura, tradizioni e sapori della tipica cucina favorendo l’approdo di tantissimi turisti, secondo te c’è un segreto intorno a questo successo oppure è qualcosa che si poteva facilmente riscontrare visto il numero di pellicole cinematografiche girate nel nostro territorio soprattutto negli ultimi anni?

CL Io sono di parte. Sono pugliese e ho scelto di tornare in Puglia dopo anni a Roma e Londra. L’ho scelta perché è una terra bellissima: sole, cibo buono, persone autentiche e poi la Murgia, il Gargano, il Salento, la valle d’Itria. La Puglia ha la vivacità e la bellezza di una bambina alla soglia della sua adolescenza. Cresce a vista d’occhio, si ripopola di sensibilità e menti che una volta erano costrette a stare lontane per esprimersi al meglio. Insomma, io ne sono innamorata.

DB Il nostro blog si chiama Giallo e Cucina nasce proprio dal connubio con il genere letterario con la parte gastronomica, nella tua esperienza fuori dal set televisivo, ci sono delle pietanze della terra pugliese a cui sei particolarmente affezionata?

CL La focaccia, innanzitutto. Mio nonno me ne comprava sempre un pezzo quando veniva a prendermi da scuola e mi diceva che così, mi sarei ricordata per sempre di lui. E così è stato. I ricordi più dolci che ho con lui, hanno il profumo della focaccia. E poi l’olio. Sono di Corato. L’oliva coratina è famosissima. Io non so cosa voglia dire comprare una bottiglia di olio dal supermercato perché i miei genitori hanno qualche albero con cui producono olio per tutta la famiglia. Per me è l’ulivo il simbolo della mia terra a cui sono più legata. Quando mi sono trasferita a Roma i primi tempi, sognavo gli alberi di ulivo.

DB Il personaggio di Lolita Lobosco porta la firma di una delle più grandi autrici del noir mediterraneo, come Gabriella Genisi, lei è stata molto presente sul set televisivo, e ti chiedo il tuo rapporto con l’autrice e se c’è un romanzo e quindi un episodio a cui sei leggermente più legata?

CL Gabriella l’ho conosciuta diversi anni fa, quando era venuta a Corato per presentare un romanzo di  Lolita e io ero stata chiamata come attrice per leggere alcuni stralci. In quella occasione mi aveva detto: “ saresti una perfetta Lolita!”

Quando ho superato il provino, mi sono ricordata di quell’episodio e l’ho subito chiamata per dirle che sarei stata “Porzia”. La vita spesso fa unire punti lontani tra loro. Purtroppo però, non ricordo il titolo di quel romanzo.

DB Invece parliamo di due pellicole cinematografiche girate qualche tempo fa sempre in Puglia una nel film Non sono un assassino per la regia di Andrea Zaccariello, tratto dal romanzo noir di un altro autore pugliese Francesco Caringella nel 2019, mentre nel 2014 Ameluk, una commedia per la regia del bitontino Mimmo Mancini ci racconteresti queste due esperienze, quanto sono state importanti per la tua carriera di attrice?

CL Ameluk per me è stato il primo film per il cinema in cui avevo un ruolo interessante. Mimmo Mancini ha creduto in me prima di ogni altro e di questo gli sono molto grata. Con lui è nata una bella amicizia che è andata anche oltre quel progetto che io continuo a trovare molto bello.

Per Non sono un assassino, invece, ti racconto che avevo fatto il provino per il ruolo della moglie di Scamarcio. Per qualche ragione, al regista non convincevo accanto a Riccardo ma gli era piaciuto molto il provino. Così, mi ha presa per il ruolo del giudice. La verità? Ci sono rimasta un po’ male, ma se fai questo mestiere sai che sono più i no dei sì e che comunque, come ho detto prima, ogni ruolo è importante e lo si deve interpretare il meglio possibile.

DB Prima del cinema, ti sei contraddistinta già da tanto tempo come attrice e regista teatrale con numerosi spettacoli, uno di questi la struggente opera Una Famiglia andata in scena al Teatro Abeliano l’anno scorso, dove lavori in compagnia di Vito Signorile, una delle colonne del teatro barese, ci parleresti di questa tua opera?

CL Una famiglia nasce alcuni fa, quando mi sembrava urgente cercare di dare nuova forma narrativa al concetto di famiglia. Non più, solamente, legami di sangue, da cui spesso tra l’altro ci si sente incompresi, soffocati, invece che amati, ma la rete delle persone che si scelgono per avere supporto, amore, ispirazione. Un’esigenza che nasceva sia da alcune esperienze personali, che dall’aver avuto tra i miei allievi di teatro diversi ragazzi adottati. Nasce così questa storia dove quattro solitudini si incontrano casualmente e grazie al loro legame, risolvono i propri problemi esistenziali. Vito Signorile è uno di questi: Vittorio, avvocato in pensione, appena rimasto vedovo, non accetta l’omosessualità di suo figlio. Con me Vito è stato davvero speciale. Lo ringrazio.

Ho trovato il modo per produrlo l’anno scorso che quindi è stato l’anno del debutto assieme alla bravissima Giusy Frallonardo e alla giovanissima Michela Masciavè

DB Essendo un blog letterario quali sono tre libri che hai vicino al tuo comodino?

CL Ti dico quelli che ho adesso: “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez, “La banalità del male” della Harent e “Manuale di recitazione” di Stella Adler

DB Grazie di cuore Claudia per essere stata ospite di questo spazio del blog dedicato alle interviste, e ti faccio un enorme in bocca al lupo ricco di soddisfazioni! Concludo però con un’ultima domanda ci sveleresti qualche progetto futuro, avremo la possibilità di rivederti presto?

CL In televisione purtroppo no. Non c’è nulla di nuovo in uscita.

Sto lavorando a tanti nuovi progetti teatrali di cui uno di teatro ragazzi a cui tengo molto.

Claudia Lerro
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