Se tra gli intenti di questa rubrica mensile c’è la rivisitazione critica di Giallisti storici anche un po’ dimenticati, l’obiettivo si ritiene certamente raggiunto con la riproposta del francese Maurice Bernard Endrèbe (vero cognome Endrèbe-Lataulère), nato a Limoges il 27 settembre 1918 e morto a Parigi il 10 luglio 2005. Cresciuto a Cambrai e a Bagnères-de-Bigorre, in quella provincia francese che farà spesso da fondale ai suoi futuri romanzi polizieschi, Endrèbe si appassionò presto ai Gialli, eleggendo a letture preferite quelli di Agatha Christie, Patrick Quentin, Anthony Berkeley, Rufus King, Claude Aveline e Stranislas-André Steeman, il suo padrino letterario, che visitò a Bruxelles nel 1935 e al quale dedicò Le Crime à votre porte nel 1944, il suo primo romanzo pubblicato.
Il suo battesimo narrativo, precoce, avvenne nel 1935, quando, mentre lavorava in banca, partecipò al concorso annuale di racconti indetto dal settimanale À la page (nella cui giuria figuravano, fra gli altri, François Mauriac, Henri Massis e Daniel-Rops). Il suo racconto venne pubblicato, come altri presentati a concorsi negli anni successivi, e questo lo incoraggiò a scriverne altri – gialli e sentimentali – per varie riviste.
Parallelamente all’attività di narratore in proprio, Endrèbe iniziò quella di traduttore e critico letterario, campo in cui si dimostrò presto molto produttivo e in cui meritò notevole stima. Vero e proprio promotore culturale in area francese, Endrèbe tradusse dall’inglese e fece conoscere autori come Stuart Palmer, Charlotte Armstrong, Edmund C. Bentley, Anthony Berkeley, Nicholas Blake, Leo Bruce, Ursula Curtiss, A.A. Fair, William Irish, Rufus King, Helen McCloy, Margaret Millar, Daphne Du Maurier, Dorothy Sayers, Patrick Quentin, John Dickson Carr (molti dei quali reperibili qui nei nostri MAESTRI DEL GIALLO), compresi i grandi Conan Doyle (The Hound of the Baskervilles) e Agatha Christie (Three Mice).
Ma le benemerenze culturali di Endrèbe nell’ambito del Giallo non si limitano a questo. Diresse, infatti, rinomate raccolte di romanzi polizieschi, come L’Empreinte di La Nouvelle Revue Critique, Un mystère di Presses de la Cité, PJ di Éditions Julliard; scrisse numerose sceneggiature per la serie televisiva Les Cinq Dernières Minutes, ma soprattutto fondò nel 1948 il Grand Prix de Littérature Policière, il premio transalpino di genere tuttora più prestigioso.
A completare il suo profilo di critico e specialista del Giallo, va ricordato infine che Endrèbe, dal 1966 al 1974, insieme a Michel Lebrun, tenne una rubrica di recensioni di romanzi sulla rivista Alfred Hitchcock, dove scoprì e presentò molti talenti emergenti. Nello stesso periodo, sotto lo pseudonimo di Louise Lalanne (mutuato da Guillaume Apollinaire), tenne lo stesso tipo di rubrica su Mystère, un’altra rivista mensile delle Éditions OPTA. E fu proprio nel corso di questa pluriennale attività che ampliò significativamente le proprie relazioni culturali, stringendo proficue amicizie con importanti giallisti francesi quali Claude Aveline, Lèo Malet, Pierre Boileau, Thomas Narcejac, Philippe Géry (che ispirò il personaggio del giornalista Patrice Géron in La Vieille Dame sans merci; da noi, Sudario scarlatto), Michel Lebrun, Fred Kassak e Louis C. Thomas, il cui romanzo a chiave Les écrits restent ha per eroe uno scrittore parigino di romanzi gialli di nome Maurice Latel – a cui è dedicato anche il libro – che presenta tutti i tratti caratteriali del nostro Maurice Endrèbe-Lataulère.
Ma perché Maurice Endrèbe merita d’esser ricordato in questa nostra rassegna dei Maestri storici del Giallo? Perché, parallelamente al bemerito lavoro di operatore culturale, tra il 1944 e il 1977 pubblicò una nutrita serie di mysteries aventi per protagonista ricorrente Elvire Prentice, nata d’Escarbagnas, la vieille dame sans merci (“la vecchia spietata”) dal titolo di un romanzo del 1952. Di questi gialli, tuttavia, solo tre apparvero in traduzione italiana nel Giallo Mondadori [GM], costituendo tuttora un oggetto di ricerca per i frequentatori delle bancarelle nostrane:
– 1952, La vieille dame sans merci (Sudario scarlatto, GM n. 339, 1955);
– 1954, La morte saison (Stagione morta, GM n. 376, 1956);
– 1977, L’indice (L’indizio, GM n. 1608, 1979).
Ispirata, pare, da un’autentica abitante di Bagnères-de-Bigorre conosciuta di persona dall’Autore, Elvire Prentice è una vecchietta arzilla e curiosa, maliziosa e spiritosa, acuta osservatrice dei costumi e della psicologia umana, e dotata quindi di innate capacità deduttive, che aiuta e insieme perseguita il commissario di polizia Arsene Bréval. Facile definire Elvire Prentice una sorta di Miss Marple à la française, senza dimenticare però che la vecchietta francese attraversa ambienti molto diversi e peculiari (dal mondo del cinema alla redazione di un giornale, alle stazioni climatiche dei Pirenei) e che lo stile narrativo di Endrèbe differisce da quello della Christie per maggiore eleganza e ampiezza di riferimenti culturali (pur perdendo Endrèbe il confronto con Dame Agatha sul piano dell’ingegnosità delle trame).
A conferma della popolarità, in Francia, del personaggio di Elvire Prentice – e degli scambi intertestuali fra giallisti francesi anche famosi – va detto che nel 1957, nel romanzo di Endrèbe Une couronne au palmarès, in cui la nostra vecchietta indaga durante il Festival di Cannes, compare Nestor Burma, l’eroe ricorrente di Léo Malet. Favore, diciamo così, ricambiato a tamburo battente, se è vero che nel medesimo anno la stessa Elvire fece la sua apparizione in una delle inchieste parigine di Burma, Boulevard… ossements (“Il boulevard delle ossa”).
Il fatto di godere di persona di una rarità, ossia di possedere tutti e tre i gialli di Endrèbe editi in Italia, ci permette di chiudere questo profilo illustrandone un po’ i relativi plot. In Stagione morta la rivista di moda Ma mie-Rosette si svela via via un concentrato esemplare di tutte le passioni umane: gelosia, adulterio, arrivismo, amore, angoscia, speranza, morte e odio. E tra fotografi e caporedattrici, playboy e femmes fatales, celebri giornalisti e umili segretarie, sarà proprio Elvire Prentice, unica non addetta ai lavori, a scoprire chi ha commesso due clamorosi delitti.
In Sudario scarlatto, invece, una famosa diva dello schermo, Dora Donna, invita per un weekend nella sua villa di Fontainebleau tanti personaggi, tra cui cinque donne innamorate dello stesso uomo, Serge Sluter, tanto bello quanto fatuo, intenzionato a sfruttare ogni amante per fare carriera. Ben presto una donna muore avvelenata, un’altra pugnalata alla schiena, e sarà anche questa volta la simpatica vecchietta, come si conviene a un mystery classico, a consegnare nelle ultime pagine il colpevole al più tardo commissario Bréval.
Ne L’indizio, infine, un doppio omicidio – della famosa diva del cinema muto Dorette Douro e della sua infermiera Simone – inorridisce l’opinione pubblica per la sua abnorme brutalità, e tutto risulta complicato da uno strano indizio trovato sul luogo del delitto, un fermacravatte ricavato da un peso messicano d’argento. Il proprietario, però, è a migliaia di chilometri dal territorio francese il giorno del crimine, e altre piste d’indagine non emergono, se non che la vecchia diva potrebbe esser stata uccisa da qualcuno che non voleva veder pubblicate le sue memorie, per paura che saltasse fuori il suo passato di collaborazionista… Per fortuna, nella piccola stazione climatica dei Pirenei dove è avvenuto il duplice delitto, sbarcano separatamente per una breve vacanza il commissario Bréval e la solita Prentice, e sarà ancora una volta l’intraprendente vecchietta, col suo acume e la sua simpatia, a risolvere il mistero.