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L’assassino di Rillington Place n. 10
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Recensione a cura di Salvatore Napoli

Regia di Richard Fleischer

Film del 1971 con Richard Attenborough, John Hurt, Judy Geeson, Pat Heywood, Ray Barron

Genere: Thriller

In una Londra che porta ancora su di sé le ferite e il terrore della seconda guerra mondiale, al 10 di Rillington Place, una viuzza appartata, vive John Reginald Christie, un ometto perbene, placido e affabile. Un ex infermiere, che ha perso il posto a causa delle sue pratiche abortive illegali, e che adesso trae il suo sostentamento affittando camere a pensione. La sua esperienza nel settore medico e il suo atteggiamento composto e morigerato lo fanno apparire, agli occhi di amici e conoscenti, un uomo di cui ci si può fidare oltreché un esperto di rimedi curativi; le donne, soprattutto, si sentono al sicuro rivolgendosi a lui per consiglio o per aiuto, complici la sua vocina e le sue movenze, quasi effeminate. Peccato che, dietro quell’involucro così innocuo e rassicurante, si nasconda un assassino sadico e necrofilo, che ghermisce donne ingenue e bisognose d’aiuto…

Benché non l’abbia mai visto passare in televisione – e forse, proprio per il motivo che vado a dire… – L’assassino di Rillington Place n.10 è, a mio avviso, uno dei film più disturbanti sulla figura del serial killer. Un serial killer veramente esistito, peraltro, di cui il film racconta la storia aderendo con puntiglio documentario alle reali vicende relative a Christie e alla sua turpe attività di assassino.

Richard Fleischer, regista di questo gioiellino datato 1971, punta la fetta più grossa del piatto su Richard Attenborough, che opera in maniera magistrale la mimesi con il suo nefando personaggio. In tutto il film, non si vede una goccia di sangue, nessun dettaglio macabro, nulla, insomma, di troppo esplicito: l’orrore promana quasi del tutto unicamente dalla capacità di Attenborough di rendere con angosciante vividezza il contrasto antinomico tra il Christie garbato e mellifluo e il suo doppio bestiale, che si scatena improvviso e brutale in un parossismo di follia. Non a caso, nelle scene in cui scatta il raptus, la macchina da presa stringe su primi e primissimi piani di Attenborough, la cui fisiognomica è stravolta dalla libido criminale, i cui occhi sono strabuzzati e persi nel delirio.

La fotografia, poi, suggerisce l’impressione che la Londra delle ghost stories dii epoca vittoriana, di Jack lo Squartatore e del Pensionante di Mary Belloc Lowndes, poi trasposto sul grande schermo dal genio, allora nascente, di Hitchcock, non sia mai completamente svanita e che, anzi, in certe occasioni, torni a tingere di colori foschi gli ambienti in cui vivono e agiscono gli epigoni del famigerato maniaco omicida: una patina smorta vela i fotogrammi del film, mentre la notte e gli ambienti angusti e ombrosi sono i teatri prediletti del film.

Dulcis in fundo: la casa in cui è girato il film… si trova proprio di fianco al n.10 di Rillington Place, dove, illo tempore, John Reginald Christie commise i suoi delitti. Fleischer avrebbe voluto girarlo proprio all’interno di quest’ultima, ma non gli fu concesso. Sta di fatto che la sola idea è già di per sé sufficiente motivo di una profonda, strisciante inquietudine.

Non intendo svelare altro su questo autentico gioiellino del cinema inglese. Sedetevi comodi in poltrona e gustatevelo – si fa per dire …-; il vostro vicino di casa, per quanto cortese e affabile sia, non vi infonderà più tanta fiducia…

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Salvatore Napoli
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