Ethel Lina White nacque ad Abergavenny, una cittadina inglese al confine col Galles, il 2 aprile 1876, in una famiglia di nove figli. Appassionata lettrice e scrittrice di narrativa fin dalla gioventù, verso la metà degli anni Venti abbandonò l’impiego presso un ufficio governativo del Ministero delle Pensioni per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. E dopo tre romanzi non di genere (The Wish-Bone, 1927; Twill Soon Be Dark, 1929; The Eternal Journey, 1930), finalmente nel 1931, con Put Out the Light (da noi La vittima è presente), la scrittrice intraprese con successo la strada del Giallo, conquistando notevole popolarità, tra gli anni Trenta e Quaranta, sia nel Regno Unito sia in America, grazie anche a due fortunate traduzioni cinematografiche d’autore, a firma – come vedremo – di Alfred Hitchcock nel 1938 e di Robert Siodmak nel 1946.
Nel corso della sua carriera la White scrisse quattordici gialli, senza un protagonista fisso o ricorrente, sei dei quali non ci risultano tradotti in italiano: Fear Stalks the Village (1932), The Third Eye (1937), The Elephant Never Forgets (1937) – in anticipo, nel titolo, su Elephants Can Remember di Agatha Christie del 1972 – Step in the Dark (1938), While She Sleeps (1940) e The Man Who Loved Lions (1943). Il quattordicesimo e ultimo, They See in Darkness, pubblicato nell’anno della sua morte, avvenuta a Londra il 13 agosto 1944, è stato edito da noi proprio quest’anno (2024) nella benemerita, nuovissima collana Giallo Aurora della Landscape Books.
Ecco allora, per il lettore nostrano interessato, l’elenco di tutti i gialli della White reperibili in edizione italiana:
– 1931, Put Out the Light (La vittima è presente, Il Giallo Mondadori [GM] n. 387, 1956; poi ne Gli Speciali del Giallo Mondadori [SGM], Il nemico alla porta, 2019);
– 1933, Some Must Watch (La scala a chiocciola, I Classici del Giallo Mondadori [CGM] n. 389, 1981; poi in SGM n. 7, Tre passi nel noir, 1996; ancora CGM n. 1154, 2007; infine col titolo Qualcuno ti osserva, Polillo, collana I Bassotti [Bas] n. 168, 2017);
– 1935, Wax (Delitto al museo delle cere, CGM n. 763, 1996);
– 1935, The First Time He Dead (E’ scomparso un caro ometto, I Libri Gialli Mondadori n. 253, 1941; poi CGM n. 205, 1974; GM n. 1435, e-book, 2020);
– 1936, The Wheel Spinks (Il mistero della signora scomparsa, Il Giallo Economico Classico, Newton Compton n. 59, 1995; poi La signora scompare, Bas n. 28, 2008 e 2022);
– 1941, She Faded into Air (Svanita nel nulla, CGM n. 1422, 2019);
– 1942, Midnight House (La casa dell’oscurità, CGM n. 1405, 2018);
– 1944, They See in Darkness (Vedono nel buio, Landscape Books 2024).
Alla White si devono anche vari racconti di pregio, alcuni dei quali editi in Italia:
– 1935, Honey (Miele, collana Supergiallo n. 19, 01/09/1946);
– 1935, Statua di cera, Edizioni Le Assassine, Milano, 2022;
– 1938, The Holiday (La vacanza, in SGM n. 93, Delitti in campagna, 2020);
– 1940, The Gilded Pupil (L’allieva d’oro, in SGM n. 106, La morte fa l’appello, 2023).
Caratterizzata da uno stile improntato al gotico, la White, nella sua produzione in Giallo, s’è distinta nel descrivere soprattutto le traversie di giovani fanciulle indifese e sfruttate, introducendo di frequente nelle sue storie il motivo della casa e della famiglia come rifugio da una realtà esterna sempre crudele e ostile. Risulta emblematica, al riguardo, la trama de La signora scompare (1936), in cui Iris Carr, una giovane inglese che sta rientrando in patria dopo una vacanza sul continente, dopo aver conosciuto la signorina Froy, un’innocua zitella di mezz’età felice di tornare finalmente a casa, scopre che il posto occupato dalla Froy fino a poco prima nello scompartimento del treno ora è vuoto. E il fatto incredibile è che gli altri passeggeri sostengono di non averla mai vista. Ma Iris, sicura che non sia un’allucinazione e di non essere pazza, si propone a proprio rischio di ritrovarla.
E’ esemplare anche, nel romanzo più famoso, La scala a chiocciola (1933), la protagonista Helen Capel, una giovane minuta, pallida, con una massa di capelli rossi, una fervida immaginazione e un sano spirito d’avventura, la quale, da ragazza alla pari presso la ricca famiglia Warren in un’isolata dimora di campagna al confine tra l’Inghilterra e il Galles, si troverà a sua insaputa nel mirino di un serial killer ante litteram. O pensiamo alla giovane Elizabeth de La casa dell’oscurità (1942), la cui camera da letto al numero 10 di India Crescent confina con una casa misteriosa, sigillata e resa inaccessibile da un ignoto proprietario per migliaia di giorni. Da dove provengono allora gli strani rumori che Elizabeth sente, se tutte quelle stanze sono vuote? E gli scricchiolii, i tonfi? Notti dopo notti, tutto accresce la sua paura. Ma non esiste arcano che non abbia, alla fine, una risposta razionale…
Anche Svanita nel nulla (1941) ci propone una figura femminile, Evelyn Cross, di diciannove anni, scomparsa poco dopo le quattro di un nebbioso pomeriggio di ottobre. Entrata nell’appartamento numero 16 di un’antica residenza londinese per ordinare un paio di guanti, nessuno l’ha più vista uscire e all’interno non si trova. Ma per fortuna un investigatore privato, Alan Foam, non intende prendere in considerazione ipotesi fantasiose o assurde… E anche in Delitto al museo delle cere (1935) Sonia Thompson, una giornalista alle prime armi dotata di grande determinazione, dopo aver scoperto inquietanti legami che mettono in relazione affermati personaggi di una piccola città inglese con un sinistro museo delle cere, intuendo che qualcuno sta usando quel luogo per mettere in atto un piano diabolico, decisa a sfatare la leggenda di una maledizione connessa al museo, si nasconde nella Stanza degli Orrori e si prepara a passarvi la notte, senza immaginare che la attende, in agguato, l’incubo più spaventoso della sua vita.
Due gialli della White, in particolare, sono entrati di diritto nella storia del cinema, per aver ispirato due film d’autore. Si tratta anzitutto di The Wheel Spins del 1936, su cui due anni dopo Hitchcock basò il suo The Lady Vanishes (da noi La signora scompare), con Margaret Lockwood e Michael Redgrave. Rifatto nel 1979 da Anthony Page, il film di Hitchcock è una deliziosa mystery-comedy, non priva di una vena moralistica: gli ostacoli che l’eroina incontra e che felicemente nutrono la suspense sono altrettanti motivi per denunciare l’indifferenza, l’egoismo, l’ottusità di spirito, la sciocca ostinazione della natura umana in generale, e di quella britannica in particolare.
Più tardi, da Some Must Watch (1933) fu tratto nel 1946 l’ancor più celebre The Spiral Staircase (La scala a chiocciola) di Robert Siodmak, con un cast notevole, tra cui Dorothy McGuire, George Brent, Ethel Barrymore, Rhonda Fleming. La trama – un po’ diversa da quella originaria della White – è più che nota agli appassionati del Giallo: nel 1906 in una cittadina del New England uno psicopatico uccide giovani donne che hanno un handicap fisico. La prossima vittima è una ragazza muta che fa la governante in una grande vecchia villa… dove abita l’assassino. Risalente a un tempo in cui la locuzione serial killer non era stata ancora inventata, il film è perfetto nel genere thriller, tanto che i primissimi piani dell’occhio dell’assassino al momento di aggredire le sue vittime sono diventati un classico (fino a Dario Argento e oltre), e anche la circostanza che l’identità dell’assassino sia presto scoperta non diminuisce la suspense.
Ricordiamo infine che – mentre de La scala a chiocciola ci fu anche un remake londinese nel 1975 (Delitto in silenzio), diretto da Peter Collinson, con Jacqueline Bisset e Christopher Plummer – un terzo film, oggi dimenticato, fu tratto nel 1945 da Midnight House di tre anni prima. Si tratta di The Unseen (Il fantasma), della cui sceneggiatura fu coautore nientemeno che il grande Raymond Chandler, già padre letterario di Philip Marlowe.