Per la rubrica...

Ti consiglio un film (tra un libro e l'altro)

Castle Freak
Ti è piaciuto questo articolo? Faccelo sapere nei commenti….

Regia di Stewart Gordon

Film del 1995 con Barbara Crampton, Jonathan Fuller, Raffaella Offidani, Luca Zingaretti, Marco Stefanelli, Jeffrey Combs

Genere: Horror

John Reilly, nipote di una duchessa italiana decaduta, eredita, dopo la sua morte, Castello Dorsino, l’antica residenza della nobildonna. Si reca così in Italia con la sua famiglia, intenzionato a vendere la magione. Ma una volta lì, i fantasmi del passato tornano a tormentare John: qualche anno prima, per una tragica distrazione, l’uomo aveva avuto un incidente d’auto, in cui Backy, sua figlia, aveva perso la vista, e J.J., il piccolo di casa, era rimasto ucciso. Una volta nel castello, John viene a sapere di Giorgio Dorsino, figlio della duchessa morto a soli 5 anni, e che somiglia stranamente a J.J… Intanto, strani lamenti turbano le notti dei Reilly, mentre Backy è sempre più convinta che qualcun altro viva in quel castello…

Girato in Italia, ad Attigliano, borgo medievale al confine tra Lazio ed Umbria, Castle Freak è un altro gioiellino horror creato bottega degli orrori di Stuart Gordon, la stessa dalla quale sono usciti, per intenderci, Re-Animator e From Beyond.

Un horror atipico, soprattutto per noi italiani: americano, ma girato in Italia con attori italiani – fa davvero “strano” riconoscere, tra gli interpreti, Luca Zingaretti nei panni del maresciallo! -, mentre i cultori dell’horror, soprattutto quelli che amano lo “spaghetti horror” degli anni ’70- ’80’, sono abituati al contrario.

Qui, invece, Gordon riporta in vita – e chi meglio di lui, “rianimatore” per eccellenza! – una secolare tradizione, quella del romanzo gotico, anglosassone d’origine ma spesso tutto italiano di ambientazione (si pensi solo a Il castello di Otranto di Horace Walpole), dove l’Italia riacquista la sua taccia iconografica di paese “esotico”, il cui popolo è lontano anni luce dai lumi della ragione e delle rivoluzioni borghesi e persiste in una sorta di medioevo esistenziale fatto di passioni, oscurantismo, superstizione, irrazionalità, spiritualismo.

Quella del gotico è tuttavia soltanto una patina estetica, che trova una reale applicazione narratologica soltanto in alcuni punti dell’intreccio, come la vena mystery che avvolge le vicende relative al piccolo Giorgio Dorsino. Difatti, il film non punta tanto a spaventare, ma a disturbare lo spettatore, sia a livello morale che visivo.

Il primo livello si palesa nell’aberrante e atroce vendetta di una madre nei confronti del figlio, e trova nell’aspetto fisico del mostro, nei suoi atteggiamenti ferini e nelle sue turpi azioni la sua terribile acme. Lo splatter, in altre parole, è assicurato: veramente “tosta” la scena in cui il mostro, per liberarsi dalle catene, si prende il pollice a morsi e poi finisce l’opera spezzandosi l’osso. Sequenza che è, peraltro, un omaggio esplicito ad un film italiano: a voi il piacere di indovinare quale… Senza parlare poi dell’orrenda fine di una disgraziata finita per caso nel castello e che incappa nel mostro, il quale finisce per “confondere” il sesso con la “fame”…

Ma il mostro è anche, nella miglior tradizione medievale, un’allegoria, la prosopopea del male oscuro che cova in ogni famiglia e che ne mette a dura prova la resistenza e la coesione. Non è un caso, infatti, che tutte le situazioni familiari che si ritrovano nel film appaiano precarie e problematiche. Ma bisogna scendere all’inferno per ritrovare il proprio paradiso. Qui l’inferno sono i sotterranei del castello, il demone è il mostro che vi si nasconde: anch’egli reso tale dalla distruzione di un nucleo familiare. E John Really dovrà scendere fino in fondo all’orrore per ottenere la sua agognata catarsi.

Che dire di più? Se vi piacciono gli eccessi gore e le ambientazioni gotiche, se avete intenzione di imprimere una svolta positiva alla vostra situazione famigliare, non vi resta che vedere questa chicca orrorifica.

Dalla stessa rubrica...

Lascia un commento

Aggiungi qui il testo dell’intestazione