Intervista a cura di Laura Villa
Buongiorno Letizia, benvenuta a GialloeCucina!
Assistente amministrativa per dovere, speaker e scrittrice per vocazione, siamo felice di conoscerti un po’ meglio e di parlare delle tue passioni e del tuo nuovo libro: “Notte in bianco”. Per iniziare l’intervista, potresti parlarci un po’ di te: chi è Letizia Vicidomini e quando hai iniziato a scrivere?
Penso di poter dire che sono innanzitutto una comunicatrice. Ho sperimentato, e lo faccio ancora, molte forme di comunicazione: la radio, per tanti anni, la recitazione e, ovviamente, la scrittura.
Pur cominciando a scrivere in maniera più programmatica e articolata poco più di dieci anni fa, ho sempre avuto una certa facilità anche a scuola. Nel 2006 ho avuto l’idea di una storia d’amore sviluppata su due piani temporali, il presente e il 1799, con un tocco di “realismo magico” che mi proveniva dalla assidua frequentazione degli scrittori sudamericani. Ho cominciato a mandare il testo in lettura a diverse case editrici, ricevendo pareri positivi ma richieste di esborso economico (diffidate sempre dell’editoria a pagamento), scartate all’istante.
Finalmente Akkuaria, un’associazione siciliana ha creduto in me: in nove mesi sono nati “Nella memoria del cuore” ed “Angel” che mi hanno spianato la strada della narrazione.
Successivamente sono stata notata da CentoAutori, che ha pubblicato “Il segreto di Lazzaro” nel 2012, con prefazione di Maurizio de Giovanni. Il passaggio a Homo Scrivens è stato con “La poltrona di seta rossa”, seguito a ruota da “Nero. Diario di una ballerina”.
“Notte in bianco” completa quella che chiamo “la trilogia dei colori”. Rosso come la passione e l’amore, nero come il lato oscuro di ognuno di noi, bianco come l’innocenza e la redenzione.
Il personaggio di Viola Carraturo, una donna apparentemente strana e poco amata nasconde nel suo passato un terribile segreto che l’ha cambiata per sempre, trasformando una ragazzina ingenua, nella “tabaccaia” che tutti disprezzano, da dove ti è venuta l’idea di un personaggio così forte e difficile allo stesso tempo?
Sono sempre stata attratta dall’idea che ogni persona che incontriamo per strada possa avere un passato e una storia che non conosciamo, pertanto dovremmo essere sempre cauti nell’esprimere un giudizio. Un antico detto degli indiani d’America dice, più o meno, “prima di pronunciarti su un uomo, dovresti camminare sei giorni nei suoi mocassini”. Ecco, partendo da questo concetto ho cominciato a delineare la storie di Viola Carraturo. Come sempre capita, però, i personaggi hanno deciso autonomamente alcune pieghe prese dalla vicenda, ed io sono stata ben lieta di assecondarli.
C’è un pezzo a mio parere molto bello, nel libro in cui si parla dei diversi modi di essere madre, potresti parlarcene?
Sono diventata madre in giovanissima età, avevo diciannove anni, e questa condizione ha certamente cambiato molte cose, nella mia vita. E’ qualcosa di totalizzante, che lo si voglia oppure no, anche se nelle maternità serene si svolge in maniera naturale.
Mi è piaciuto esplorare anche le altre forme di maternità, da quella mancata a quella adottiva, perché è un tema che mi è molto caro, unitamente alla violenza domestica e di genere.
Hai lavorato come conduttrice per diverse radio puoi raccontarci di qualche aneddoto dal mondo radiofonico?
La radio rimane il mio primo, grande amore. Ho lavorato in moltissime emittenti, piccole, medie e grandi, come Kiss Kiss ed RTL 102.5, poi ho dovuto rallentare per i nuovi impegni di scrittura.
Ci sono tanti aneddoti che conservo nel cuore, ma il più bello è quello legato a Ringo (ora direttore di Virgin Radio), con cui ho condiviso l’esperienza di Hit Channel, il canale satellitare di RTL.
Io trasmettevo da Napoli, e passavo la linea a lui che si trovava negli studi di Milano. Mi disse che voleva farmi ascoltare il nuovo successo di una cantante emergente, ed io mi apprestai a sentire una delle sue proposte. Con stupore (e un po’ di vergogna), mi ritrovai a sentire la mia voce in un pezzo dei Red Hot Chili Peppers. Mi aveva fatto registrare al volo dal regista, mentre canticchiavo in attesa del collegamento con lui! Fu divertente, e lo ricordo ancora con un sorriso.
Per fortuna non stonai troppo!
Quanto tempo hai impiegato a scrivere” notte in bianco” e quali sono le ragioni per cui dovremmo leggere il tuo libro (a mio parere molto bello)?
La stesura di “Notte in bianco” è stata divisa in due periodi. Ho scritto in maniera continua per circa due mesi, poi sono stata costretta ad uno stop per via di un intervento al ginocchio. In quel periodo ero troppo concentrata sulla guarigione, impegnata nelle lunghe sedute di riabilitazione, e non riuscivo a ritrovare i miei personaggi. Quando sono rientrata nei ranghi, riprendendo il lavoro in ufficio, mi è tornata la carica e in altri due mesi ho concluso.
Secondo me dovreste leggerlo perché è vero, nel senso che in ogni parola c’è la passione che metto nel raccontare la vita. Ognuno potrà trovarci dentro un pezzetto di sé, ve l’assicuro.
Grazie per il tempo che ci hai concesso , a chiusura dell’intervista chiediamo sempre la citazione preferita e una ricetta. Vuoi dirci le tue?
La mia citazione preferita è di Goethe:
“Qualunque cosa tu voglia fare, o sognare di fare, incominciala adesso. L’audacia ha in sé genio, potere e magia.“
La mia ricetta è semplice e gustosa, anche se d’effetto. La preparo spesso la vigilia di Natale, ed è inclusa nel ricettario in coda al mio secondo romanzo, “Angel”.
PACCHERI CON FILETTI DI SCORFANO E PEPERONI
Ingredienti per 4 persone:
- 400 gr di paccheri trafilati al bronzo
- 500 gr di filetto di scorfano
- 2 grossi i peperoni rossi
- Qualche pomodorino
- Scalogno – Vino bianco q.b.
- Pepe bianco
Affettare sottilissimo lo scalogno e farlo imbiondire con olio d’oliva. Aggiungere i pomodorini a spicchi, i filetti di scorfano, far insaporire, bagnare con il vino bianco e coprire. Tagliare a julienne i peperoni e farli soffriggere nell’olio d’oliva. Unire i peperoni allo scorfano, salare e pepare. Lessare i paccheri al punto giusto, condire con il sugo e servire caldi.