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Federica Luna Vincenti

"Pirandello è l'unico che fa della sua infelicità un'opera d'arte."

Intervista a cura di Dario Brunetti

Eterno Visionario

Film: 2024 Regia di Michele Placido

Interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Federica Vincenti, Valeria Bruni Tedeschi, Aurora Giovinazzo, Giancarlo Commare, Michele Placido, Edoardo Purgatori, Dajana Roncione, Cosmo De La Fuente, Ute Lemper

Federica Luna VincentiDB Diamo un caloroso benvenuto sul nostro sito di Giallo e cucina a Federica Luna Vincenti, produttrice e attrice cinematografica e teatrale, una delle protagoniste del film Eterno Visionario per la regia di Michele Placido. Partiamo subito con la prima domanda.

Eterno visionario affronta la vita di Luigi Pirandello (interpretazione esemplare di Fabrizio Bentivoglio), tra luci e ombre attraverso quei chiaroscuri, lo definiresti un film sperimentale in cui i protagonisti del film tendono a interpretare quei personaggi nel loro vissuto burrascoso e pieno di insidie.

FLV Oddio sembra una domanda di Marzullo! Sperimentale no nel senso che è un film talmente grosso che di sperimentale c’è poco, nel senso che è un film molto ambizioso e come hai potuto vedere in quel lungo viaggio in treno (ti assicuro è stato molto complesso da girare), attraversa poi una marea di teatri per arrivare poi alla grande sala concerti del Nobel, quindi sperimentale ha molto poco, però ha dentro un cuore forte legato proprio alla famiglia.

Federica Luna VincentiQuesta famiglia disfunzionale del 1920 che è bellissima simile a nostri giorni. Bellissima anche nel dolore che ha attraversato, ma è stata fonte vitale la moglie folle, anche i figli schiacciati dall’ego del padre, sono stati fonti d’ispirazione per lui stesso che l’ha portato a scrivere opere meravigliose. Finalmente si spiega il motivo per cui Pirandello non è un uomo come tutti se lo immaginano, scrittore, premio Nobel, drammaturgo internazionale, ma il suo ego smisurato ne ha tratto energia e si avvantaggiato scrivendo voglio dire, il padre di tutti noi oggi è pieno di genitori così purtroppo, amare verità.

DB Quando Luigi Pirandello scritturò Marta Abba, sua musa ispiratrice, ne rimase completamente folgorato e affascinato al tempo stesso, hai offerto una grande interpretazione entrando nel suo personaggio cos’ha di magico da poter attirare lo scrittore e drammaturgo e diventando la sua ancora di salvataggio? Definiresti il loro rapporto un mix tra passione amorosa e follia?

Federica Luna VincentiFLV Beh sì, sicuramente Marta Abba arriva nella vita di Pirandello in un momento in cui lui era piegato dal dolore, perché comunque la moglie è stata appunto portata in una casa di cura, in Villa Giuseppina appunto, dove rimarrà fino alla fine dei suoi giorni.

Da quella tristezza e da quel dolore vede questa luce, come dicevo prima, lui cosa fa? Incontra Marta, una ragazza molto bella che diventa la sua musa ispiratrice.

Loro stavano con un grande amore di carta, un grande amore platonico, ed è stata sicuramente una donna che in scena era mille donne, aveva mille colori, e il maestro chiaramente ha avuto questo grande colpo di fulmine, quindi in realtà lei ha fatto solo il suo, era molto molto empatica in scena, e oserei dire talentuosa, come lo è stata per me Mariangela Melato, che cito spesso in questo periodo, perché Mariangela era così, in scena era magnetica, e quindi questa cosa chiaramente lo scuote profondamente, e grazie a questo incontro lui scriverà per lei opere meravigliose, gli anni più importanti, diciamo, della sua carriera, sono stati dal 1927 in poi.

Federica Luna VincentiDB State portando questo film nelle scuole offrendo l’opportunità ai più giovani di vedere Pirandello sotto un’altra lente, non solo dal punto di vista di scrittore, ma soprattutto umano quanto è stato fondamentale e che sensazioni hai riscontrato?

FLV Pensa che i ragazzi sono stupendi, sono molto più avanti di noi, a differenza degli adulti, che invece hanno paura di vedere come era realmente quest’uomo, che poi non riesco a capire bene che paura c’è! Si chiedono era veramente così Pirandello! Ma era cattivo, era così, non so perché la gente pensava che lui fosse un uomo, come dire, buon padre, buon marito, da cosa poi, non l’ho capito bene, probabilmente perché ce l’hanno sempre dipinto così, perché chissà perché chi vince il Nobel ce lo immaginiamo in un certo modo! Potremmo far cadere tantissime statuine, tantissimi piedistalli, ce ne sono tante di figure simili a Pirandello che hanno vinto i Nobel, quindi non riesco a comprendere il motivo per cui qualcuno se lo immaginasse diverso, forse perché nella nostra idea un po’ anche italiana e anche un po’ didascalica, ci immaginiamo che l’uomo che vince il premio Nobel sia tutto da salvare, e invece la sua famiglia cade a pezzi, così come tutte le famiglie in cui c’è una croce, dove tu salvi la facciata pubblica, ma dentro c’è l’inferno, e questa è la casa Pirandello, che era una casa in cui accadeva di tutto, e noi abbiamo avuto la fortuna di avere la famiglia Pirandello, gli eredi di Pirandello che hanno sposato il film. Questo è il primo film che loro sposano sulla famiglia Pirandello, non ce ne sono altri, perché in questo film noi diciamo tutta la verità della famiglia, senza pudore, senza paura abbiamo affrontato una bella sfida.

DB Antonietta Portulano (interpretata magistralmente da Valeria Bruni Tedeschi), moglie di Pirandello è il personaggio chiave per accendere proprio quel dramma familiare che avrà un impatto devastante su tutti i personaggi in particolar modo su Lietta (interpretata da Aurora Giovinazzo) che tenta il suicidio sarà questa, secondo te, la chiave di lettura migliore che si potrebbe dare che corrisponde all’infelicità e alla tragedia della moglie per cui paradossalmente faranno di Pirandello l’eterno visionario grazie alla realizzazione delle sue opere?

FLV Eh sì, infatti loro diventano il suo sacrificio, quindi c’è sempre nella vita qualcuno che si sacrifica per rendere grande l’altro, sono pieni i manuali di letteratura su questo aspetto, e quindi in realtà sia Lietta sia la moglie diventano proprio la chiave per aprire questa porta, dove lui poi grazie alla loro infelicità, perché pure lui che ha reso infelici loro in un certo senso, perché la follia, lui dice la follia di mia moglie sono io, era lui la follia della moglie, e quindi in realtà tutto quello che accade anche alle mine di Zolfo che poi si allagano, il fatto che lei perdesse la dote per colpa della famiglia di Luigi Pirandello, cioè lei comunque incolpa il marito anche della sua follia, e realmente tutto questo crea terreno fertile per andare poi a costruire e a mettere in piedi tutta quell’impalcatura di parole che sono le sue opere, se tu ci pensi è l’unico che fa della sua infelicità un’opera d’arte.

Federica Luna VincentiDB La follia appartiene al genio che tende nella sua creatività a giocare in eterno. Si può racchiudere in questa mia definizione il personaggio di Luigi Pirandello?

FLV Assolutamente sì, lui dice che se non avesse avuto questa eterna giovinezza ed essere eterno bambino probabilmente non sarebbe diventato quello che è. In lui ha giocato molto la tristezza, l’amarezza, l’infelicità di cui si nutriva, anzi delle volte cercava pure di stare male perché sapeva che dal dolore riuscivano le migliori intenzioni, le migliori parole. È un gioco anche al massacro perché chi si avvicina a persone di questo tipo soffre molto.

Un esempio è quel che accade quando si afferma; “Veramente vai dallo psicologo, ma perché ci vai? Ma se in realtà quelli che devono andare dallo psicologo non ci vanno e fanno ammalare quelli che poi ci devono andare. È un po’ questo il senso, per cui quest’uomo che ha giocato a fare l’eterno bambino e che però poi con il suo ego ha fagocitato tutto.

Federica Luna VincentiDB Oltre che attrice, Federica sei produttrice e lo sei stata sia dell’eterno visionario che del precedente film diretto da Michele Placido, L’ombra di Caravaggio, dove hai riscontrato le difficoltà maggiori dal punto di vista realizzativo?

FLV Sono stati tutti e due molto complessi, occupandomi io principalmente di tutta la parte produttiva artistica. Quindi la parte diciamo di struttura del progetto visivo, del VFX, ha tutto insomma. Entrambi molto complicati.

Su Caravaggio la difficoltà di tutte le opere, i musei e i quadri da rifare. Molto complicato diciamo la parte scenografica. E qui sicuramente la parte più complicata è stata Bruxelles, perché abbiamo dovuto veramente lavorare con una preparazione lunghissima per rendere bene il Nobel, per rendere bene i treni e tutta la parte perlopiù visual del film, dove vedi tutta quella parte di neve.

Quella è complessa da rendere bella, materica, perché i VFX c’è un attimo che li vedi. Invece tu nel film non li vedi, perché sono stati fatti dei lavori abnormi di preparazione per non farli vedere. Hai visto anche che bella quella scena in cui i fantasmi escono dal muro.

Quello pure è stata un lungo lavoro di post-produzione. Diciamo quella cura del cinema che manca, c’è sempre di meno, perché ormai si tendono a fare sempre delle cose, no?

DB Ho apprezzato questa cura maniacale di Michele Placido, proprio delle attenzioni e della ricerca di ogni minimo dettaglio e particolare ed è quel che si percepisce nella visione del film; a proposito di Valeria Bruni Tedeschi che ha offerto un’interpretazione straordinaria, c’è quel momento nel film in cui si toglie i vestiti gettandoli per terra, sono quegli aspetti che cogli e che sono determinanti essendo regista, quindi regista di te stesso. E questo è una peculiarità, secondo me, fondamentale, che lui ha messo in risalto.

FLV Michele Placido è un regista molto viscerale, molto di pancia, uno dei pochi che non ha bisogno di fare voli pindarici con la macchina da presa. Lui è lì sugli attori, sono gli attori il focus principale.

Federica Luna VincentiEcco, diciamo che questa è una cosa che mi piace di Michele, perché va al cuore poi, no, delle cose. E infatti, emotivamente, i suoi film crescono nella storia, perché traccia questa di linea, che è vitale dandone un contatto emotivo pieno, no, allo spettatore. L’immagine invece è relativa, se non c’è il contenuto, poi è dura.

DB Ti ringrazio Federica di essere stata ospite del nostro ospite e ti pongo un’ultima domanda su una magnifica realtà come La Goldenart production che ha compiuto quest’anno 20 anni, un traguardo importante per la tua società che amplia il suo raggio di azione tra cinema e teatro, qual è il segreto del suo successo e quale sarà il lavoro teatrale o cinematografico che vedremo prossimamente?

FDL Sono vent’anni di lavoro. Dici bene, dal teatro al cinema. Sicuramente il teatro è la mia prima fonte di ispirazione.

Tutti gli spettacoli che ho prodotto. In ultimo, adesso sono in partenza per Milano, perché ho la compagnia lì. C’è lo spettacolo 1984 di Orwell, al Teatro Carcano. Quindi adesso raggiungo la compagnia. Non ci sono spettacoli che ho particolarmente nel cuore, se non che ogni cosa che faccio è un gradino per capire bene cosa deve rimanere nel tempo. Cioè, io perché faccio questo lavoro?

La mia domanda costante è, ma perché sto producendo questo? Non è perché lo faccio, perché devo mandare avanti la baracca. Non funziona così per me.

Anzi, non c’è un’urgenza di raccontare per forza le cose perché vanno di moda. C’è piuttosto un tentativo di fare delle cose sentendo realmente un’energia con una sorta di demone che ti dice, devi fare questo. Eppure sul tavolo me ne arrivano tante di cose.

Adesso sarò in teatro con l’imperatrice Sissi, come attrice. Quindi riprendo a fare una bella tournée teatrale. E poi adesso ho uno spettacolo sempre con Michele Placido, dove chiaramente io non ci sono.

E poi Michele girerà ad aprile un film, anzi una serie, sul giudice Livatino, di cui Michele ha già anticipato qualcosa. E quindi torneremo in Sicilia, che è una terra fertile, meravigliosa. Ci troviamo benissimo a lavorare lì.

E quindi ritorniamo in Sicilia. E poi ho delle cose in sviluppo che non posso svelare, molto interessanti.

Dario, grazie.

 

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