Regia di Alexander Payne
Film del 2002 con Jack Nicholson, June Squibb, Hope Davis, Kathy Bates, Dermot Mulroney, Mark Venhuizen, Howard Hesseman, Len Cariou
Genere: Commedia
Per Warren Schmidt, impiegato in una compagnia di assicurazioni, giunge il giorno del pensionamento e, con esso, una profonda crisi esistenziale: la sua vita gli appare d’un tratto insulsa e priva di un senso autentico, un senso molto più profondo e ontologico di quello che ha cercato per anni e anni nel lavoro e nella famiglia. Quando, all’improvviso, sua moglie muore, Warren rompe gli indugi: prima che la fine arrivi anche per lui, impiegherà il tempo che gli resta cercando di dare un vero significato alla sua vita. Si mette così alla guida del suo camper e intraprende un viaggio on the road attraverso l’America, la sua Storia e i suoi paesaggi, in cerca di quell’appagamento spirituale di cui sente sempre più il bisogno.
A proposito di Schmidt è un piccolo, grande capolavoro del cinema contemporaneo. Un film in cui sono sapientemente bilanciati i toni propri della commedia, con scene in cui ironia e comicità sono assicurate, e quelli, elegiaci, lirici e drammatici, del film d’autore più impegnato e impegnativo, grazie anche all’interpretazione di mostri sacri quali Jack Nicholson e Kathy Bates: soprattutto il primo, spesso istrionico e “folle” al parossismo, veste qui i panni di un americano medio grigio, abitudinario e fin troppo pacato, rimarcando la sua duttilità e confermandosi, ancora una volta, un attore immenso.
Ma il film è interessante anche per il rinnovamento e la rielaborazione dei topoi propri della letteratura e del cinema di viaggio e di formazione, fino al loro totale rovesciamento: se i protagonisti di film quali Easy Rider e di libri come Siddartha sono giovani, avventurosi e avidi di vita e di esperienze, il picaro di turno, qui, è vecchio e stanco, e comincia a rincorrere il suo Nirvana soltanto dopo che la pensione l’ha strappato a decenni di routine monotona e soporifera.
Nulla di più lontano dal titanismo romantico di eroi ribelli, pronti a sfidare tutto e tutti; quella di Warren Schmidt è una parabola realista e anti-eroica, quella di un uomo qualunque, perfettamente integrato nella società, totalmente assuefatto all’universo valoriale della classe media americana che un giorno, per una serie di vicissitudini sempre più funeste e drammatiche (il prossimo matrimonio della sua adorata figlia con Rendall, che lui ritiene un perfetto idiota; il pensionamento; la morte di sua moglie), si rende conto di quanto tale universo sia vuoto, mediocre e avvilente. Ma, ormai, è troppo tardi. O forse no?
Finale sconvolgente, commovente, straziante… ma nel contempo catartico e quasi trascendentale, di cui la mimica facciale di Nicholson – vero e proprio miracolo della settima arte! – è la perfetta sintesi emotiva.
Le musiche – ora briose e leggiadre, ora assorte e malinconiche – e la fotografia – in cui un velo ombroso e tenue smorza qualunque colore troppo vivace e diviene così il veicolo estetico della “opacità esistenziale” da cui cerca di sottrarsi il protagonista – fanno il resto.
Una perla rara del cinema contemporaneo, che vi farà, ad un tempo, ridere di gusto e piangere come bambini, riflettere sui grandi quesiti dell’esistenza senza mai farvi scendere dalle ali della commedia, cavando, come la migliore poesia contemporanea, grandi emozioni e altrettanto grandi verità dalle piccole cose del vivere quotidiano.
Allora… cosa state aspettando?! Salite sul camper di Warren Schmidt e scoprite insieme a lui dove si nasconde il vero significato della sua e delle nostre vite!
