A cura di Alessandro Noseda
Ho assistito al film “Il traditore” di Marco Bellocchio e ve ne consiglio la visione.
La storia è quella di Tommaso Buscetta, primo pentito di Cosa Nostra che, con le proprie rivelazioni, aiutò a decapitare la cupola mafiosa.
Pur sapendo di essere voce fuori dal coro, ammetto di non avere apprezzato la pellicola che presenta una visione soggettiva e a mio avviso distorta del protagonista, facendolo passare per un coraggioso martire, un eroe, mentre tutti sappiamo perfettamente chi era Masino.
Sceneggiatura e regia, con l’intenzione di far emergere la personalità, il carattere e la morale (morale?) del collaboratore di giustizia, che non si riconosce nella nuova mafia di Riina, dipingono il traditore come un uomo d’onore, un idealista, un saggio, un padre di famiglia, che non si piega alle logiche della violenza indiscriminata, verso donne e bambini, senza alcuna ragione apparente.
Trovo questa lettura parziale e fuorviante, mentre la storia meritava – a mio dimesso avviso – un racconto più terzo, obiettivo, realistico.
Ad una narrazione debole, si contrappone un immenso Pierfrancesco Favino, incredibilmente bravo nel ruolo del protagonista, di cui assume aspetto, movenze, gestualità, voce.
Una prova magistrale che lo consacra tra i migliori interpreti del cinema italiano, tanto capace e carismatico da mettere davvero in ombra il pur valente cast.
Plauso, infine, a fotografia e montaggio, tratti distintivi del lungometraggio.
Buona visione!