Paul Auster – Trilogia di New York
Rubrica a cura di Roberto Gassi
Chi è Paul Auster?

Paul Benjamin Auster (Newark, 3 febbraio 1947) è uno scrittore, saggista, poeta, sceneggiatore, regista, attore e produttore cinematografico statunitense. Attualmente vive a Brooklyn, New York. È conosciuto anche con gli pseudonimi di Paul Queen e Paul Benjamin. Protagonista della letteratura americana contemporanea, nonché di quella mondiale, viene ascritto al cosiddetto Postmodernismo. Tra i premi letterari vinti ricordiamo nel 2011 il Premio Napoli, Premio speciale sezione Letterature straniere per Sunset Park; nel 2006 il Premio Principe delle Asturie per la Letteratura (ricevuto in precedenza da autori del calibro di Günter Grass, Arthur Miller e Mario Vargas Llosa); nel 1989 il Prix France Culture de Littérature Étrangère per Trilogia di New York. Ha ricoperto il ruolo di segretario e vicepresidente dell’organizzazione PEN CLUB (P.E.N.: Poets, Essayists, Novelists). Nel 2020 entra a far parte del gruppo “Writers Against Trump” il cui intento è convincere la gente ad andare a votare, soprattutto i giovani, tra i quali c’è un’alta astensione al voto.
Ultimo giro a New York, Brooklyn, tre «detective stories» made in USA pubblicate tra il 1985 e il 1987: Città di vetro (City of Glass), Fantasmi (Ghosts), La stanza chiusa (The Locked Room).
La stanza chiusa: terzo capitolo? Terzo racconto o romanzo breve? Chiamatelo come vi pare ma questa storia è il compimento della narrazione della trilogia. Finalmente Auster ci svela che le indagini incompiute di Città di vetro e Fantasmi sono un pretesto per il suo gioco letterario, tre matriosche, personaggi che scivolano nella vita degli altri, un io-narratore che non si svela e che in quest’ultimo capitolo è uno scrittore senza nome che a sua volta s’immedesima nell’amico scomparso, ne pubblica le opere, sposa la moglie rimasta vedova, adotta il figlio.
La fine della storia o il principio? La risposta è Fanshawe, il luogo dove tutto comincia…
Che cos’è un meta romanzo? Che cos’è un alter ego?
Se non lo sapete è perché non avete letto i due articoli precedenti su questa trilogia: viaggio 11.0 e 12.0.

«Adesso mi sembra che Fanshawe ci sia sempre stato. È lui il luogo dove per me tutto comincia, senza di lui non credo che saprei chi sono. Quando ci siamo incontrati non sapevamo ancora parlare, eravamo lattanti che arrancavano carponi fra l’erba, e a sette anni ci eravamo già punti le dita con uno spillo proclamandoci fratelli di sangue per la vita. Ogni volta che ripenso alla mia infanzia vedo Fanshawe. Era lui che mi stava vicino, la persona con cui condividevo i miei pensieri e che vedevo appena alzavo gli occhi da me stesso». (incipit).

Immaginate di ricevere una lettera: il vostro amico d’infanzia Fanshawe è scomparso, il mittente della missiva è la moglie Sophia. Vi scrive perché il marito ha lasciato come ultima volontà quella di contattarvi perché vi facciate carico di pubblicare la sua intera opera letteraria. Fanshawe è uno scrittore che non ha mai pubblicato nulla, non ha mai proposto a nessuno i suoi testi ritenendoli indegni d’essere pubblicati. Vi innamorate di Sophia, decidete di conviverci, ma soprattutto vi rendete conto che Fanshawe vi considera l’unica persona degna di fiducia che possa portare al mondo il suo lavoro. Due domande si insinuano nella vostra mente. La prima: Fanshawe è davvero scomparso o ha solo deciso di prendere il largo da questo mondo per una sua incapacità di viverlo? La seconda: ritornerà mai per rivendicare quanto è suo di diritto?

Cosa aspettarsi?
Una New York fantastica, «un nessun luogo» in cui i personaggi scoprono il loro vero destino misurandosi con la capacità di stare al mondo, un’invenzione di solitudine che attanaglia, che ci porta a viaggiare in noi stessi.
L’incapacità di vivere dalla quale era affetto Quinn in Città di Vetro e Black in Fantasmi.
Il taccuino rosso, il libro che contiene le tre storie e che avete avuto tra le mani fin dall’inizio… «Naturalmente il taccuino rosso rappresenta solo metà della storia, come il lettore accorto avrà capito» (Città di vetro, epilogo).
Il compenetrarsi nella vita di un altro, di un amico scomparso, tanto da farsi carico della vita che ha abbandonato.
Parole chiave: meta romanzo, New York, taccuino, Don Chisciotte, solitudine, fantasmi, Walden, Blue, White, Black, e Brown (prima del principio…), matriosca, immedesimazione, esistenzialismo, poliziesco.
Non vi resta che indossare le scarpe dello scrittore e tenere il passo…
Consigli per la degustazione della lettura
Un bicchiere di Porto, magari un Graham’s 10 anni Tawny Port, quel che rimane del Montecristo N. 4 che ci portiamo dietro dall’articolo 11.0, In the Mood di Glenn Miller in sottofondo (lo so che siamo a Brooklyn ma mi sembra la giusta colonna sonora del ritorno a casa dopo aver viaggiato in questa trilogia firmata Auster).
Dell’autore consigliamo
Mr Vertigo Romanzo, 1994.
«Se resti qui, non arriverai vivo a primavera. Se vieni con me, ti insegnerò a volare».

«4 3 2 1» Romanzo, 1994.«Cosa sarebbe successo se invece di quella scelta ne avessimo fatta un’altra? Che persone saremmo oggi se quel giorno non avessimo perso il treno, se avessimo risposto al saluto di quella ragazza, se ci fossimo iscritti a quell’altra scuola, se…»

Smoke Film, 1995.
Blue in the Face Film (sequel di Smoke), 1995.
Link utili
Interviste Impossibili Paul Auster con Peter Florence, 2020.
George Gershwin – Rhapsody in Blue