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L'arte di non scrivere

L’arte di non scrivere: Professione libraia, Clorinda Attianese
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Rubrica a cura di Roberto Gassi.

Biglietto da visita

L'arte di non scrivere: Professione libraia, Clorinda Attianese

Sono cresciuta in un piccolo paesino di tremila anime, ho scoperto da subito che i libri mi avrebbero portato in altri posti. Ho seguito strade diverse, da interprete e traduttrice ho studiato per diventare libraia. Nel 2016 è nata Libramente, una piccola libreria indipendente affezionata al territorio, con la sola voglia di raccontarlo e tirar fuori le sue energie nascoste.

Clorinda,

grazie di avere accettato il nostro invito e di averci concesso l’intervista che segue. L’intento di questa rubrica è scoraggiare chi ha un romanzo nel cassetto a tirarlo fuori per pubblicarlo, anzi, non solo consigliamo di tenerlo lì dov’è ma di chiudere a chiave il cassetto. Perché? Perché prima di pubblicare un proprio testo è importante conoscere cosa c’è dietro, i rischi nei quali si può incorrere, ma soprattutto perché quasi mai la scrittura viene associata alla parola lavoro. Ebbene sì, scrivere è un lavoro come tanti che comporta impegno, disciplina, sudore, concentrazione, passione e che coinvolge diverse figure professionali: case editrici, agenti letterari, editor, grafici, uffici stampa, blogger. Per questo secondo articolo abbiamo deciso di informare i possibili scrittori-avventori della bottega editoria sul lavoro delle librerie indipendenti.

La tua storia? Perché hai deciso di aprire una libreria indipendente? Te ne sei mai pentita?

Leggere è sempre stata la mia grande passione, lavorare tra i libri e con i libri mi sembrava una prospettiva affascinante e coinvolgente. Certo, prima che questa passione diventasse una professione ignoravo le difficoltà – soprattutto burocratiche, che avrei dovuto affrontare. Il cammino che mi ha portato ad aprire il Libramente Caffè Letterario è stato lungo e per niente lineare, tanto che per anni ho lavorato in tutt’altri settori. In un momento, però, in cui la mia vita è profondamente cambiata ho pensato di poter trasformare la passione in lavoro: a quel punto in poco meno di un mese dalla decisione, ho aperto la mia libreria. Una cosa un po’ folle, a pensarci adesso! Se me ne sono pentita? Ogni volta che sono costretta a confrontarmi con una burocrazia ottusa, con clienti che mi dicono che solitamente ordinano su Amazon. Per fortuna, però, in questi anni ho incontrato tanti clienti diventati amici, sostenitori entusiasti delle iniziative che portiamo avanti, delle collaborazioni che arricchiscono l’offerta del Libramente.

Come si apre una libreria? Budget minimo iniziale, permessi, burocrazia…

Occorre innanzi tutto armarsi di tanta pazienza! A cinque anni dalla nascita del Libramente ancora faccio i conti con impiegati dei vari uffici che alle parole “caffè letterario” vanno in confusione. Il binomio vendita di libri e angolo caffetteria non è ancora previsto dalla nostra legislazione a livello burocratico-amministrativo… Quanto al budget, dipende da tanti fattori diversi: disponibilità o meno di un locale, rapporti con gli editori ed i fornitori e via elencando; difficilmente occorreranno meno di 50mila euro.

Essendo un’imprenditrice, hai potuto usufruire di finanziamenti particolari (regionali; europei), di condizioni fiscali agevolate?

No.

Come scegli i libri da inserire nel catalogo? Ti basi sulle schede inviate dalle case editrici oppure cerchi un rapporto diretto con gli editori?

Questa è la parte più importante, bella e impegnativa del nostro lavoro: si parte – inutile negarlo – dai gusti personali, da una ricerca di proposte originali ed accattivanti, per poi lavorare sulla conoscenza della propria clientela. Esaminare il catalogo degli editori che ci sembrano più interessanti richiede molto tempo, ma è il cuore del lavoro per una libreria indipendente: la nostra proposta è radicalmente diversa da quelle delle librerie di catena proprio per questa costante ricerca.Naturalmente il confronto diretto con gli editori è fondamentale, per questo la partecipazione a fiere e saloni rappresenta un momento centrale per noi.

Il titolo di questa rubrica nasce parafrasando il pensiero di Schopenhauer sull’arte di non leggere (L’arte di non leggere è assai importante. La condizione per leggere le cose buone è di non leggere roba cattiva: perché la vita è breve, e il tempo e le forze sono limitati). Come facciamo a distinguere la roba buona da quella cattiva?

C’è una sola regola: leggere e studiare prima di proporre qualcosa al lettore.

Quanto sono importanti le presentazioni? Quanto aiutano uno scrittore a farsi conoscere? Quanto voi a vendere?

Sono importanti, ma non determinanti. Raramente il successo di un libro viene da una presentazione, questa al massimo può dare un’ulteriore spinta. All’autore sono certamente utili per creare un rapporto diretto con il pubblico, in questo caso conta molto la sua capacità di instaurare una “complicità” con il lettore. Ovviamente se l’autore riesce a creare questo contatto le vendite ne risentono in positivo.

Preferisci essere contattata dall’autore o prediligi il rapporto con l’ufficio stampa della CE?

Dipende da come si muovono autore e ufficio stampa. Senza dubbio la pletora di autori che autopubblicano i loro lavori e sono a caccia di presentazioni – spesso in modi a dir poco “aggressivi” – non facilita il lavoro.

Qual è la percentuale trattenuta sul venduto?

Dipende dagli accordi con gli editori o il distributore, solitamente oscillano tra il 28 ed il 40%.

La presentazione perfetta: hai regole da suggerire?

Essere pronti a giocare senza schemi: dal pubblico possono arrivare domande e sollecitazioni veramente imprevedibili.

Cosa la pandemia ha portato via alla tua attività, al contrario quale punto di forza hai scoperto di avere?

Senza dubbio la possibilità di creare aggregazione, uno dei nostri punti di forza. Solo ora, lentamente, stiamo recuperando su questo fronte. È bello vedere l’entusiasmo dei giovanissimi che reclamano il “loro” gruppo di lettura. La scoperta è senza dubbio nella potenzialità offerta dai social.

I gruppi di lettura sono ancora importanti?

Fondamentali per una libreria indipendente, consentono di creare momenti di confronto e offrono a molti la possibilità di scoprire libri e autori che, da soli, non avrebbero mai letto perché ritenuti fuori dal proprio raggio di interessi.

Poniamo il caso che un autore entri nella tua libreria a lamentarsi perché non ha trovato il suo libro in vetrina o in bella vista sullo scaffale o su un espositore all’entrata, come ti comportati?

Succede costantemente. L’unica risposta possibile è ricordare loro che la visibilità in libreria si ottiene anche costruendo un rapporto con il libraio, certamente non pretendendo. A patto sempre che il libro abbia un suo valore!

La tua visione: le librerie indipendenti sono in via di estinzione? Il libro cartaceo? L’ e-commerce ha vinto su tutto?

Sono convinta di no. Fortunatamente i lettori che non amano la “libreria supermercato” dove ci si limita a prendere l’ultimo titolo dallo scaffale sono ancora numerosi. Chi ama il confronto, una proposta libraria meno omologata non rinuncia alla libreria indipendente ed al rapporto con il librario, di cui spesso segue i consigli. Digitale ed e-commerce sono parte della realtà, ma non tutta la realtà.

Consigliaci un libro in uscita e un grande classico?

“Il confine” di Silvia Cossu per i tipi di Neo Edizioni, per i classici senza dubbio “Viaggio al termine della notte” di Celine.

Dovessimo passare da Salerno, tre buoni motivi per venirvi a trovarti in libreria?

Tre “c”: consigli librari, caffè e chiacchiere.

Quando qualcuno mi comunica che ha deciso di pubblicare il proprio romanzo e mi chiede un parere, consiglio il Maalox. Avete consigli migliori?

Sì, di ricordare che quello che stanno per pubblicare difficilmente sarà il capolavoro del secolo.

Il colpo di grazia

Utilizzate un’unica frase per scoraggiare definitivamente chi ha deciso di pubblicare. Un montante che metta Knockout chi ha deciso di tirar fuori il romanzo nel cassetto.

«Lascia stare, andiamoci a mangiare una pizza così ti spiego un paio di cose…».

Quindi, se avete proprio deciso di tirar fuori il romanza nel cassetto, ascoltate il consiglio di Clorinda : «Ricordate che quello che state per pubblicare difficilmente sarà il capolavoro del secolo».

Ringrazio Clorinda Attianese per la disponibilità, la professionalità, per avere giocato con noi.

Grazie a chi leggerà…

Link utili

L'arte di non scrivere: Professione libraia, Clorinda Attianese

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