Rubrica a cura di Roberto Gassi.
Biglietto da visita

Athena Barbera si è laureata in Filosofia all’Università di Genova, con una tesi sui bestseller americani contemporanei. Ha lavorato presso la stessa Università per la realizzazione di un database testuale, curando circa 50 testi di filosofia per la pubblicazione ordinaria e sul web. Lavora da anni in campo editoriale, ha collaborato con La Repubblica e altre testate giornalistiche e con le maggiori case editrici in qualità di ghostwriter, editor e traduttrice. Ha pubblicato, tra gli altri, il saggio Storia delle crociate. È autrice di racconti pubblicati su riviste e antologie. È traduttrice di narrativa per HarperCollins e senior editor per l’agenzia letteraria EditReal.
Athena,
grazie di avere accettato il nostro invito e di averci concesso l’intervista che segue. L’intento di questa rubrica è scoraggiare chi ha un romanzo nel cassetto a tirarlo fuori per pubblicarlo, anzi, non solo consigliamo di tenerlo lì dov’è, ma di chiudere a chiave il cassetto. Perché? Perché prima di pubblicare un proprio testo è importante conoscere cosa c’è dietro, i rischi nei quali si può incorrere, ma soprattutto perché quasi mai la scrittura viene associata alla parola lavoro. Ebbene sì, scrivere è un lavoro come tanti che comporta impegno, disciplina, sudore, concentrazione, passione e che coinvolge diverse figure professionali: case editrici, agenti letterari, editor, grafici, uffici stampa, blogger. Per questo quinto articolo abbiamo deciso di informare i possibili scrittori-avventori della bottega editoria sulle tecniche di scrittura.
Cosa ti ha spinto a diventare editor?
In primo luogo sono una lettrice compulsiva, lo sono sempre stata fin da bambina. Non avevo programmato di diventare editor, anzi, il mio obiettivo era il giornalismo, infatti ho iniziato collaborando con La Repubblica quando avevo 21 anni. Poi accadde che il mio mentore all’università di Genova, il filosofo Flavio Baroncelli, mi coinvolse in un progetto di ricerca che proseguì per diversi anni grazie al quale mi sono occupata della curatela di molti testi di filosofia politica del Novecento. Nello stesso periodo ho iniziato a collaborare con Mondadori nelle sue divisioni di Mondolibri e Bol come lettrice – credo fosse il 2000 – negli anni successivi ho proseguito fino a occuparmi di editing vero e proprio. Ho lavorato anche come copywriter e ghostwriter, in pratica bisognava saper fare tutto. Era un’altra epoca, non esistevano corsi per editor, né per altre figure editoriali. Si imparava sul campo seguendo le direttive (e i cazziatoni…) dei responsabili editoriali, ai quali devo enorme gratitudine per tutto ciò che mi hanno insegnato.
Cosa comporta la traduzione di un testo in un’altra lingua? Come si riesce a far passare il senso delle frasi, di un periodo, senza stravolgerlo?
Comporta stare anche tre ore su un paragrafo e saper gestire la frustrazione. È necessario comprendere fino in fondo il testo per restituirne l’identica suggestione, il traduttore deve essere rispettoso dello stile autore, ma libero nelle scelte lessicali. Fondamentale ciò che mi disse il compianto Stefano Magagnoli, eccezionale editor di Mondadori, quando mi affidò la prima prova di traduzione: “Il tuo livello di inglese è affar tuo, a me interessa che tu sappia scrivere come si deve”. Ecco, non è così scontato: il traduttore deve essere un valido scrittore. E si deve mettere l’ego in tasca.
Collabori con case editrici anche in qualità di ghostwriter, ci spieghi questa figura? Qual è il lavoro di un ghostwriter: riscrivere di sana pianta un testo già scritto o partire dalla pagina bianca?
Negli anni sono stata ghostwriter di autori anche famosi che non ti rivelo neppure sotto tortura, le richieste sono partire direttamente dalla casa editrice. Ci sono diversi livelli di ghosting: può essere richiesto di scrivere un testo da zero (saggio o romanzo cambia poco); partendo da una scaletta già predisposta; di completare un testo scritto da altri; di raccogliere la storia di qualcuno che non ha i mezzi per scriverla e portarla sulla carta. Il ghostwriter non esiste, è un fantasma, viene pagato per non palesarsi, infatti, se è bravo, non se ne deve accorgere nessuno.
Cito alcune tecniche di scrittura: “variatio”, “questioning”. Vorrei che ce le spiegassi e ce ne proponessi delle ulteriori.
Tecniche ne esistono tante, ma tutte prevedono un assunto fondamentale: lo studio. Quindi non vi propongo tecniche miracolose, ma invito a studiare e approfondire. Laddove studiare non significa limitarsi a leggere ciò che piace e rubacchiare qua e là. Esistono manuali specifici molto validi sulle tecniche di scrittura, così come corsi altrettanto utili dove, giustamente, si insegna soprattutto cosa NON fare. Imparate le regole e padroneggiate le tecniche, poi infrangetele. Scrivete, scrivete, scrivete e scrivete ancora, sentitevi liberi di sbagliare.
Un suggerimento: prendete un romanzo in linea con ciò che avete intenzione di scrivere e smontatelo, portatene alla luce la struttura, quindi analizzate i personaggi e le loro interazioni. Poi riscrivetelo. È un esercizio lungo e difficile, ma utilissimo.
La lunghezza di un testo pare non sia fondamentale, ma in realtà ci sono case editrici che non prendono in considerazioni romanzi sotto le 250.000 battute, perché?
Intanto chiariamo il concetto di cartella editoriale: un testo di 250.000 battute significa circa 140 cartelle editoriali e una cartella editoriale è formata da 1800 battute spazi inclusi. Ogni casa editrice ha una propria identità e relativa mission, pertanto le motivazioni su una determinata lunghezza dei testi possono essere molteplici. Spesso si tratta di ragioni “pratiche”, un esempio è che il testo debba rientrare all’interno di una gabbia di collana già predisposta per la successiva stampa.
Come si costruisce un personaggio? Quali buone regole occorre seguire?
Imparate a osservare, guardatevi intorno con attenzione, fate attenzione ai particolari. Vale per tutto, per l’aspetto fisico e per il versante psicologico del personaggio; la sua personalità avrà luci e ombre, ma sarà coerente con se stesso. Avrà un background più o meno impegnativo che si ripercuoterà nelle relazioni con gli altri personaggi. Dovrà ispirare nel lettore un determinato tipo di sentimento che scaturirà dalle sue esperienze/azioni passate e presenti. Avrà un segreto, qualcosa che condivide solo con il lettore, almeno per un po’…
Dovendo catturare l’attenzione delle lettrici e lettori sperando che non si distraggano al primo messaggio su Whatsapp, notifica di Facebook, storia di Instagram, quali trucchi ci suggerisci?
Esistono autori dalla scrittura così potente che distarsi è pressoché impossibile. Non c’è dubbio che un ottimo incipit giochi un ruolo fondamentale per tutti, del resto catturare e tenere viva l’attenzione del lettore è l’obiettivo di ogni autore.
Che ruolo gioca la struttura di un testo di narrativa, quanto è importante? Capitoli brevi? Capitoli lunghi? Divisione in parti?
Non c’è una riposta univoca. Dipende dal testo e dal contesto, dall’autore e dalla storia. Lavoro con autori di lungo corso che strutturano il romanzo durante l’elaborazione dell’opera, altri che invece non riescono a procedere se non hanno già tutto posizionato in scaletta.
Come avviene l’analisi di un testo? Quali sono le voci di una scheda di valutazione? Come aiuta lo scrittore?
La scheda di valutazione segnala all’autore i punti di forza e di debolezza del suo testo. È un eccellente strumento di crescita per l’autore, perché viene redatta da professionisti dell’editoria che sanno cosa vogliono le case editrici e conoscono il “potenziale commerciale” di un determinato testo. La valutazione esamina, tra gli altri: stile, lessico, ritmo, struttura intrinseca del racconto, sintassi. Soprattutto comprende consigli dettagliati su come migliorare l’opera, in quali sue parti e perché.
Quando si scrive bisogna avere presente il lettore, immaginarselo accanto, dare chiare indicazioni di percorso: dov’è stato, dove si trova, dov’è diretto. Come manteniamo la rotta? Cosa occorre assolutamente evitare?
Il lettore non va mai preso in giro, mai! Un conto è la sacrosanta sospensione dell’incredulità, ben altro è fare uscire personaggi mai visti “dal cilindro” o creare situazioni improbabili per sistemare un pasticcio combinato dall’autore. Coerenza, sempre e comunque, anche se il vostro protagonista è un coniglio assassino.
L’importanza di un incipit o prologo fatto bene?
Una sola definizione: imprescindibile.
I salti temporali: portare il lettore dal presente al passato o viceversa, proiettarlo nel futuro. Come evitiamo la confusione, di perderlo per strada?
È una delle tante tecniche narrative, fondamentale nel caso in cui ci sia un narratore inaffidabile, ma comunque molto usata per mantenere viva l’attenzione del lettore. Sospensione, analessi e prolessi sono tutte modalità da saper padroneggiare, anche perché il rischio è quello di creare vuoti narrativi. Per l’autore sono un’arma a doppio taglio, c’è forte pericolo di rallentare e confondere la narrazione.
Frequentare corsi di scrittura creativa aiuta?
Sì, sì e ancora sì. Il talento da solo non basta, bisogna studiare, fare esercizi, mettersi in discussione, ottenere dei feedback. È importante che ci sia un referente professionale a indicare la via, altrimenti il rischio è quello di diventare autoreferenziali. Il talento va allenato e affinato, nella scrittura come in ogni altra attività. In questo momento c’è una varia e valida offerta di corsi, approfittatene.
Quanto le serie (TV, Netflix) hanno influenzato la scrittura contemporanea? Che futuro ha il libro cartaceo, soprattutto ce lo avrà un futuro?
Direi parecchio, tanto che mi capita spesso di lavorare su testi strutturalmente già pronti per essere trasformati in una serie TV. Che poi ci si riesca è un altro discorso…
E-book e audiolibri non sostituiranno il libro cartaceo, né questo sparirà. La tecnologia ci offre la possibilità di fruire di un libro in formati diversi, lo trovo un arricchimento, non una perdita.
Un grande classico da rileggere: che ci consigli?
Furore di John Steinbeck, lo rileggo da vent’anni e continua a stupirmi.
Un romanzo di uno scrittore esordiente che ti ha particolarmente colpito?
“L’arte di legare le persone” di Paolo Milone. E poi, da segnalare, “Loro” di Cotroneo che non è certo un esordiente, ma ha scritto un romanzo eccezionale in stanza chiusa, una vera e propria scuola di scrittura.
Essendo anche una scrittrice, qual è la tua regola d’oro da non dimenticare quando si scrive?
Non mi considero una scrittrice, ma un’artigiana con un po’ di mestiere alle spalle. Non scrivo mai per me, ma per il lettore.
Quando qualcuno mi comunica che ha deciso di pubblicare il proprio romanzo e mi chiede un parere, consiglio il Maalox. Hai consigli migliori?
Maalox a parte, che fa sempre bene, consiglio di tenere basse le aspettative. E di prepararsi a lavorare sodo, perché terminare un romanzo non è la fine, ma l’inizio di un lungo percorso.
Il colpo di grazia
Utilizza un’unica frase per scoraggiare definitivamente chi ha deciso di pubblicare. Un montante che metta Knockout chi ha deciso di tirar fuori il romanzo nel cassetto.
«Il vostro romanzo appena concluso necessita di almeno tre/quattro revisioni in autonomia, tra le quali dovrete lasciare il testo nel cassetto per circa un mese. Rimarrete sorpresi».
Quindi, se avete proprio deciso di tirar fuori il romanzo nel cassetto, ascoltate il consiglio di Athena: «Mettete l’ego in tasca».
Ringrazio Athena Barbera per la disponibilità, la professionalità, per avere giocato con noi.
Grazie a chi leggerà…
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