Questa rubrica guarderà al mondo della autopubblicazione nel campo dei libri. Non verrà previlegiato un genere piuttosto che un altro ma ovviamente si avrà un occhio di riguardo per il giallo, il noir e tutte le loro sfumature. Sarà per forza di cose una visione molto parziale del mondo variegatissimo degli autori che si auto pubblicano. Io sono un grande estimatore e fruitore di romanzi self publishing ed in base alla mia esperienza (ed ahimé ai miei gusti) presenterò quelli che in un dato momento e per un particolare motivo meritano di essere analizzati. E’ una visione parziale certo ma è un modo a mio parere più che valido per far conoscere ai lettori anche questo genere di scrittori che cercano di emergere senza avvalersi dell’appoggio di una casa editrice. Tra di loro si “annidano” davvero ottimi scrittori, che meritano di essere conosciuti e promossi. Nella prima parte della rubrica darò tre ottimi motivi per leggere il romanzo preso in esame, argomentandoli brevemente. Nella seconda ci sarà una rapida intervista all’autore che parlerà del suo ultimo romanzo pubblicato e della sua produzione in generale.
Per questo nuovo appuntamento ho il piacere di parlare di un autore, Ivano Barbiero, con un passato di grande cronista della carta stampata e che solo negli ultimi anni si è dedicato alla scrittura (inteso come libro), con ottimi risultati direi. Scrivendo romanzi sempre molto coinvolgenti prima con l’appoggio di una casa editrice (f.lli Frilli editori) poi in self publishing. Proprio su questo suo ultimo romanzo (autopubblicato) ci concentreremo oggi. Iniziamo quindi senz’altro a parlare de La dama Angelica di Ivano Barbiero. Un noir tra Parigi e la Costa Brava.
Tre motivi per leggerlo:
Il romanzo La dama Angelica rappresenta l’esordio della pubblicazione in self publishing da parte del nostro autore. Anche solo per questo, dal mio punto di vista (tenuto conto della natura della rubrica), va incoraggiato, per continuare su questa strada. Certamente più impervia, e spesso meno soddisfacente per quanto riguarda la visibilità di quando si viene appoggiati da una casa editrice, ma forse, a livello personale, più gratificante.
E’ un romanzo che va assaporato lentamente come un buon bicchiere di vino (magari con uno dei tanti, rinomatissimi, della terra dell’autore, il Piemonte). Una storia che si dispiega con calma ma inesorabilmente e termina svelandoci tutti i retroscena degli avvenimenti accaduti nel romanzo.
Un commissario, Giancarlo De Salvo, a cui non si può non voler bene. Abbiamo iniziato a conoscerlo attraverso questa indagine però a mio parere ha ancora molto da dire. Un commissario che ha un passato doloroso ed una personalità sfaccettata, una vita un po’ disordinata e molto riservata.
Intervista a Ivano Barbiero
Ciao Ivano tutto bene? Innanzitutto piacere di conoscerti e grazie per aver accettato di chiacchierare un po’ con me. Io senza altri preamboli partirei subito con la prima domanda. Non riguarda in modo specifico il tuo ultimo romanzo, non ancora, ma è una domanda che voglio fare subito perché mi interessa particolarmente la risposta. Tu sai che io ho un occhio di riguardo per gli emergenti, per gli scrittori che scrivono per piccole e piccolissime case editrici e soprattutto per i self publisher. Se non ti metto troppo in difficoltà ti vorrei chiedere: tu perche hai deciso di auto pubblicare l’ultimo romanzo? Non penso che un cronista come te avrebbe avuto problemi a trovare un editore…
“Ho molti amici scrittori e come ci si può immaginare, nessuno di loro vive esclusivamente con i proventi dei libri, anzi si ritrovano quasi sempre legati mani e piedi con un editore, ma anche con pseudo-editori, che il più delle volte, non solo, si prendono la totale esclusiva dell’opera, ma addirittura dei personaggi. Per non parlare di quelli che stipulato un contratto, si dimenticano di pagare le royalty o pubblicizzano e stampano i libri giusto il tempo per rientrare nelle spese e con una distribuzione lacunosa. Quindi, mi sono detto: perché non provare strade alternative? Perché non provare a viaggiare con le mie forze? Non sono di certo un eroe o un kamikaze, ritengo però che fra pochi anni l’auto produzione sarà ancor più diffusa. Molti lettori, ma anche dei librai storcono il naso quando sentono parlare di libri autoprodotti, forse non sanno che diverse case editrici utilizzano i canali del self publishing, lucrando due volte sui malcapitati scrittori”.
Ma ora che hai intrapreso la strada del self publishing la proseguirai con convinzione o se avessi un’occasione “importante” torneresti a farti pubblicare da una casa editrice? Non ti nascondo che secondo me anche La dama Angelica potrebbe far tornare qualche editore sui suoi passi e proporti di ripubblicarlo. E’ veramente un bel romanzo. Ma tu devi resistere…Anche se in effetti gestire tutto da solo, editing, impaginazione, copertina ecc non deve essere semplice.
“Mai dire mai, meglio restare aperti a quanto potrà presentarsi. In effetti l’editing, l’impaginazione e la copertina possono essere un problema se non si hanno accanto amici e gente del mestiere che ti aiutano a superare questi ostacoli. Sono convinto però che anche questi piccoli problemi potranno essere superati dalla maggior parte di chi vuole scrivere un libro in autonomia”.
Mi incuriosisce anche un altro aspetto: tu per anni hai scritto per la carta stampata. Ti sei occupato nella tua carriera di diversi argomenti. Quello che dicono le fonti in mio possesso raccontano che tu ti sei occupato per diverso tempo di teatro arte e spettacolo e per vent’anni sei stato cronista di nera. Smessi i panni di giornalista hai proseguito a scrivere, questa volta romanzi. Ma sempre di cronaca nera alla fine. E’ vero si dice che la miglior soluzione per uno scrittore è quella di scrivere di cose che conosce bene ma non eri saturo di dover parlare di gialli, di misteri ecc? Vista la tua innata capacità di raccontare non era più rilassante e più estraniante affrontare un altro argomento? Perdonami è una mia curiosità. Visto che ho te vicino ne approfitto per fare questa domanda. Direi che visto la tua carriera sei il più indicato a rispondere.
“Per questo mio terzo noir, come per i precedenti libri, l’ispirazione è venuta da alcune persone che ho conosciuto quando ero cronista. Ho preso ‘in prestito’, diciamo così, e loro storie di base per riportarle in un contesto completamente diverso, parlo di trenta, anche quarant’anni prima, mischiandoli con altri riferimenti di fantasia. Mi sono comunque premurato di conservarne i caratteri, il loro modo di parlare e di muoversi, i loro tic. Il resto della storia si è sviluppato via via mentre scrivevo il romanzo. È andata così con il primo giallo, Il Guardiano dei Cavalieri, con il secondo, Torino Tamarindo, e anche con il terzo volume. Perciò, posso dire che neanche io sapevo esattamente come si sarebbe sviluppata la trama; sapevo però che di sicuro sarebbe stata diversa da come me l’ero immaginata”.
Iniziamo ad entrare più nello specifico. Parliamo del tuo ultimo romanzo: La dama Angelica. Da dove nasce questa storia. E’ vero che riprende in parte una storia vera? Raccontaci un po’ la trama ed i suoi personaggi principali, ad esclusione del commissario (ne parliamo dopo). Sono passati un paio di anni dal tuo libro precedente. E’ questa storia che ha necessitato di un tempo lungo per essere preparata e scritta o è stata una scelta precisa?
Scrivo principalmente di notte, ma non soffro d’insonnia. Ci dev’essere sempre uno spunto, un ricordo che riaffiora, che mi spinge a scrivere. Molto tempo lo passo poi nel ricreare una nuova ambientazione, un periodo preciso di tempo che mi serve per caratterizzare al meglio i protagonisti, inserirli in un contesto cittadino che meglio conosco, avendo scritto in passato anche libri storici su Torino.
La Dama Angelica è ambientata infatti nelle prime tre settimane del 1969. Ho cercato di raccontare il periodo di poco precedente l’esplosione virulenta del terrorismo, descrivendolo come un tempo sonnacchioso, che precede la tempesta, dove le avvisaglie di quello che sarebbe accaduto già si notavano, ma la maggior parte non le voleva vedere o non ne aveva ancora compreso la reale portata”. In quanto alla Dama Angelica, posso solo confermarti che è un personaggio realmente esistito, che però non ho conosciuto di persona anche se ne ho scritto per parecchio tempo. Ai lettori il piacere di scoprirne di più nel mio libro”.
Il commissario De Salvo è un personaggio che crea immediata empatia nel lettore. Tratteggiato minuziosamente ma con ancora tanti lati del carattere e della sua vita da scoprire. Introverso ma perspicace nel suo lavoro. Come è nato questo personaggio? Sei stato ispirato da un “modello” in carne e ossa?
“Dopo gli altri romanzi noir con il commissario Aldo Piacentini, sentivo l’esigenza di staccare momentaneamente il mio ‘rapporto’ con questo protagonista. Così ho dato vita a una nuova figura con caratteristiche e stati d’animo nuovi, agli antipodi come modo di pensare e agire rispetto al precedente. Anche in questo caso i ricordi mi sono stati utili.
In realtà il commissario De Salvo è più che un personaggio: un mio caro amico d’infanzia: È questo mio amico che mi ha suggerito di usare il suo nome quando cercavo di delineare questa nuova figura, diversa dal precedente tutore dell’ordine. Forse per caratterizzarlo meglio ho messo un po’ di lui nel modo di pensare e riflettere; magari ne è uscita anche una parte di me nel modo di decidere ed agire. Penso che a rileggerlo con attenzione, risalti un bel miscuglio di caratteri ed emozioni, a volte contrastanti. Questi diversi stati d’animo in definitiva evidenziano le fragilità e le insicurezze di ognuno di noi, a dispetto delle apparenze decisionistiche”.
La dama Angelica è uscito quasi un anno fa. Stai già lavorando ad un altro romanzo? Ci sarà ancora il commissario De Salvo nel prossimo libro?
“Sto lavorando da tempo ad un altro romanzo, ambientato anche stavolta in diverse città, ma non ho ancora deciso quale fra i due commissari sarà il protagonista principale.
Siamo giunti al termine del nostro incontro. Se vuoi aggiungi pure altre informazioni. Tutto ciò che ritieni importante per affrontare al meglio i tuoi romanzi e che nella chiacchierata non è venuto fuori.
“Per me è il vero piacere della scrittura consiste nel creare e delineare un personaggio, indirizzarlo verso un determinato percorso nella trama che hai ideato, poi accorgerti che questa figura diventa ‘autonoma’. Per autonoma intendo che sembra lui suggerirti quale sia la sua collocazione esatta nella storia e nel finale.
Parlo di figure che nelle mie trame dovevano continuare a vivere e invece sono finite in modo anche inglorioso, mentre altre hanno ‘resistito’ e sono rimaste in vita, nonostante io avessi pensato per loro, un finale totalmente diverso.
Questa ‘stranezza’, chiamiamola pure così, è capitata non solo con La Dama Angelica, ma anche negli altri due romanzi noir che ho scritto.
Una sensazione emozionante, e forse è questo il vero mistero, la magia e il piacere del raccontare e creare le storie”.
Ti ringrazio per la disponibilità, a presto.