“Vynnyki bazar” è un romanzo tragicamente attuale ma, allo stesso tempo, dal sapore antico delle cose che non cambiano mai, perché è l’umanità a non cambiare. Se da un lato facciamo immensi passi in avanti dal punto di vista tecnologico e pratico, dall’altro sembriamo condannati a dimenticare la Storia, commettendo sempre gli stessi errori.
Massimiliano Alberti, in queste centododici pagine, riesce a toccare un argomento rovente con una delicatezza rara, che è tipica della sua penna. Prendendo il lettore per mano, lo porta con sé a visitare luoghi a lui cari, presentandogli personaggi che sono caratterizzati così bene da poterli quasi toccare. E così ci fa conoscere Oleh, che attraverso i patimenti del padre familiarizza fin da piccolo con gli orrori e le ingiustizie della vita; Arseniy, che con la sua insofferenza esistenziale ci fa percepire appieno quanto sia avvilente essere nato nel posto sbagliato; Mariya, povera ma ricca di sogni da realizzare e fulcro di un’amicizia a tre che li aiuta a contrastare i colpi della vita, non senza difficoltà. Ad accomunarli è un’infanzia negata, schiacciata dal peso delle necessità e priva della leggerezza che caratterizza i nostri figli, quelli nati nella parte fortunata di mondo.
Oleh, Arseniy e Mariya, accompagnati da Carpa, uno strano omone dal cuore buono, riescono a coltivare speranze nonostante siano nati e cresciuti in un contesto che prova a strappare ogni possibile futuro dignitoso. Ognuno a modo proprio, da diverse prospettive, ci mostrano un ventaglio di scelte che li farà remare controcorrente, rigettando il pensiero di arrendersi a un destino preconfezionato e legato al luogo di origine.
Un giorno, però, tutto cambia: la Russia invade l’Ucraina, cristallizzando il tempo in un unico infinito momento di desolazione e sconforto. Come scrive l’autore, “Questa storia vale la pena di essere raccontata, per comprendere come l’assurdo sia il più grande paradosso di quella che noi chiamiamo civiltà”.
Ho amato molto questo libro perché Massimiliano Alberti affronta il tema dal punto di vista delle persone comuni, costrette a subire le scellerate decisioni di altri, senza possibilità di scelta. Esistenze già provate, colpite ancora e ancora, confermando la tesi che vede piovere sempre sul bagnato, come fosse un gioco beffardo del destino. Attraverso le parole dell’autore, ci addentriamo nell’intimità di donne, uomini e giovani derubati del proprio futuro ma, nonostante questo (o proprio per questo?), riescono a regalarci attimi colmi di vera umanità. L’amicizia, come nel precedente libro dell’autore che ho letto, “La piccola Parigi”, riempie la scena mostrandoci l’importanza delle relazioni e cullandoci tra le braccia di una leggera malinconia.
Non aggiungo altro perché ogni mia parola sarebbe superflua. Vi consiglio di leggere questo bellissimo romanzo, ne uscirete arricchiti.