Vittoria Accorombona
Siamo al tramonto del 1500 e la bella Vittoria Accorombona, nobile italiana indipendente e carismatica, si scontra con un mondo ostile e intimorito da una donna intelligente, in cui lo stato di diritto sembra essersi eclissato e nulla può essere dato per scontato. Intrepida e romantica, corteggiata con ardore da uomini potenti come il cardinale Farnese e Luigi Orsini, Vittoria rincorre l’autentica felicità e il vero amore, che pagherà a caro prezzo. Tra passioni travolgenti e intrighi sanguinari questo romanzo storico è al tempo stesso una decisa critica contro l’ipocrisia morale e un’apologia dell’autodeterminazione dell’individuo. Nella migliore tradizione di Walter Scott, “Vittoria Accorombona” è il testamento poetico di un grande scrittore, che vede la luce in edizione integrale, nella nuova traduzione di Francesco Maione a cura di Stefan Nienhaus.
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Recensione a cura di Emanuela Di Matteo

A raccontare in modo romanzesco la vera storia della nobildonna Vittoria Accoramboni, nata a Gubbio il 15 febbraio 1557  e morta  a Padova nel 1585, poco prima di compiere 28 anni, sono stati in molti nel corso della storia, da  John Webster nel 1612 a Stendhal, passando per l’italiano Felice Venosta fino al più recente romanzo del 1987 “L’Idole” di Robert Merle.

Lo scrittore tedesco romantico per eccellenza Ludwig Tieck si accosta alla figura della bellissima, colta e indipendente Vittoria con un grande rispetto e una considerazione non scontate. Tieck scrive infatti “Vittoria Accorombona”  nel 1840, un’epoca nella quale le donne sono muse angeliche oppure creature perdute, in ogni caso del tutto assoggettate alla volontà maschile. Tieck però, come emerge dalla sua biografia, ebbe un profondo sodalizio con la sorella Sophie, a sua volta scrittrice di novelle e donna indipendente, che spesso lo seguì nei suoi viaggi per il mondo e collaborò alla stesura delle sue opere, e chissà che il punto di vista femminile, così ben rappresentato nel romanzo, non sia merito anche di questo rapporto se non proprio dei suggerimenti della sorella scrittrice. In ogni caso, il personaggio della nobile Vittoria ben si prestava, per le vicende anche solo biografiche, ad ispirare visioni drammatiche e romantiche.

Unita per matrimonio di convenienza a Francesco Peretti, nipote di papa Sisto V, la bella Vittoria si innamorò perdutamente del duca di Bracciano, guerriero e uomo d’azione, che in men che non si dica fece assassinare il marito di lei, ritrovandosi in breve anche libero dalla rispettiva consorte, Isabella, morta giovane e in modo improvviso. Nel romanzo il duca uccide la moglie con incredibile freddezza e premeditazione per motivi di “onore”, ma nella realtà sembra che recenti studi portino a pensare a una morte naturale per infezione, scagionando l’uomo. La fama del duca di Bracciano era comunque, a quel tempo, fosca e sanguinaria, e il papa Sisto V iniziò a perseguitare sia lui che la sua innamorata  Vittoria, osteggiando l’unione e invalidando tutti i loro tentativi di matrimonio… Il potere temporale della Chiesa si contrappone in modo violento e sanguinario a quello acquisito della nobiltà, mentre infuria il brigantaggio al soldo di alcuni nobili che mirano a prendere il potere, tra avvelenamenti, imboscate, morti misteriose e politicamente necessarie. Su tutto grava l’ombra dell’Inquisizione che vorrebbe porre fine alla libertà di costumi ma in modo non meno utilitaristico e strategico.

Leggere oggi questo romanzo scritto nel 1840, rappresenta un vero viaggio nel tempo tanto straniante quanto pieno di fascino, infatti ogni differenza che si coglie nello stile, spesso molto descrittivo, dell’autore o nelle speculazioni filosofiche e morali dei personaggi, come nel loro singolare – ma comune a quel tempo – stile di vita, porta a riflettere sul contemporaneo modo di vivere e pensare.

Vittoria Accoromboni è stata educata ai libri, alla poesia, alla musica ma anche a coltivare la consapevolezza della propria dignità. Come potrebbe facilmente cedere a un matrimonio fine a se stesso quando significherebbe rinunciare a quel po’ di libertà che veniva concessa alle donne, divenendo nulla più che l’ombra di un eventuale marito? Saranno solo le circostanze altamente drammatiche e le necessità familiari  – una madre dalla forte personalità e un fratello brigante sull’orlo della forca – a farle accettare un’unione di convenienza. Ma anche quando si piega alla volontà altrui, Vittoria accetta il destino come una principessa e dietro la remissione apparente, rivela un’indole ribelle, che nulla antepone alla propria passione, se non il rispetto di sé stessa. Vittoria, in un tempo di rituali e regole morali imposte a ferro e sangue, segue la propria coscienza e si crea da sola le leggi che la governano. Se quasi ogni uomo si innamora della sua gioventù e bellezza, lei può amare solo colui che riconosce come suoi pari e che è in grado di comprenderla.

“Vittoria Accorombona” è un romanzo storico a tutti gli effetti, che segue gli eventi del tempo, nonché la mentalità vigente nella metà del 1500, e li piega e incastra nelle trame del romanzo, facendo della giovane poetessa Vittoria una vera eroina. Inizialmente adolescente fragile e indecisa, la ragazza si trasformerà nel tempo e nelle esperienze in una donna granitica capace di affrontare la morte come in una tragedia antica, offrendo il petto nudo alla lama gelida della spada senza tentennare. Nel romanzo appaiono diversi riferimenti magici ed esoterici, tipici della corrente romantica, e l’immagine di una Vittoria umana e credibile si alterna alla figura di un’eroina imperscrutabile e quasi plastica, nella sua perfezione morale.

Alcuni intrighi della storia, sostanziali per contestualizzarla e necessari allo svolgimento dei fatti, come Tieck li ha tessuti insieme,  possono risultare prolissi ma non devono scoraggiare la lettura. “Vittoria Accorombona” ambientato nel 1500 ma scritto nell’800 romantico, descrive un tempo in cui la bellezza della lettura, dei libri, del canto e dell’arte erano, per gli spiriti più sensibili e nobili, il vero scopo e senso della vita, e questa sensibilità rappresentava una virtù e non un difetto, da affiancare alla fermezza d’animo. L’amore non era una tappa esistenziale dovuta e un bene di consumo, bensì una rarità da accogliere come una grazia divina, fonte di felicità fine a se stessa.

In un’era miseramente materialista, narcisista e superficiale come quella in cui viviamo, che ha inevitabilmente recrudescenze di sopraffazione sul femminile, la lettura di Vittoria Accorombona rappresenta una sfida per i lettori più giovani e implica il desiderio di riappropriarsi di un senso più alto dell’esistenza, che va molto al di là del tempo in cui un libro è stato scritto.

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