Venti corpi nella neve
Case Rosse, minuscolo borgo nell’Appennino tosco-emiliano, ha un primato: è la sede del commissariato più piccolo d’Italia, diretto da Roberto Serra – che viene da Roma ed è considerato uno ‘ed fora’ – con l’aiuto dell’agente Manzini. Non succede mai nulla se non qualche rissa tra ubriachi il sabato sera. Ma la notte del Capodanno del 1995 una telefonata sveglia Manzini in piena notte. Ci sono tre cadaveri al Prà grand, uccisi senza pietà. I due poliziotti accorrono sul luogo del delitto e uno spettacolo raccapricciante si presenta ai loro occhi: un uomo, una donna e una bambina sono stati colpiti a morte da distanza ravvicinata con un fucile. È un’esecuzione, senza alcun dubbio. Ma non ci sono schizzi di sangue intorno alle vittime e la loro posizione non combacia con la traiettoria degli spari. A chi appartengono questi corpi straziati che chiedono giustizia? Chi ha violato la pace di quel piccolo paese perso tra le montagne, e per quale motivo? E perché così tanta violenza da sorprendere anche un uomo come Roberto Serra, abituato a omicidi ben più efferati? Per il commissario comincerà un’indagine che lo porterà a rivivere il passato del luogo in cui si è rifugiato, e ad affrontare i demoni che albergano nella sua anima e nel suo cuore.
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Sullo sfondo un paese piccolo e imbiancato, Case rosse. In primo piano il protagonista, il commissario Roberto Serra. Il periodo in cui sono ambientati i fatti : l’alba del Capodanno del 1995, quando di solito si festeggia la fine del vecchio e si brinda all’inizio del nuovo anno, che porti gioia e serenità. Questo non è ciò che avviene al commissario Serra, che invece riceve una telefonata che mai avrebbe voluto ricevere. Un triplice omicidio a Prà Grand: una coppia e una bambina finiti con un colpo alla nuca. Per uno che ha scelto un paese piccolo e sperduto, per fuggire dal suo passato e per non trovarsi invischiato più in indagini su omicidi, non comincia certo un buon anno. La prova d’esordio di Giuliano Pasini è più che buona. Il suo stile è contraddistinto sicuramente dalla buona capacità narrativa, da una cura impercettibile dei particolari, che alla fine però rende la lettura fluida, il ritmo alto e la voglia di arrivare in fondo crescente. E’ un romanzo basato sui contrasti tra i caratteri dei protagonisti, tra la grandezza dei fatti al cospetto di un piccolo paese, tra il candore della neve e il rosso del sangue, tra un passato che non si dimentica e che si manifesta ancora nel presente. Caratteristica principale del protagonista è la sua “Danza”, una scelta a mio modo di vedere coraggiosa da parte dell’autore, in quanto arma pericolosa che, se usata impropriamente, avrebbe potuto rovinare uno dei romanzi migliori letti quest’anno. Non aggiungo altro per non correre il rischio di rovinarvi neanche una pagina di questo romanzo e concludo con un consiglio : compratelo e leggetelo. Non ve ne pentirete.

 Votazione : 4/5

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